23 MARZO 2002: MANIFESTAZIONE NAZIONALE IN DIFESA DELL'ARTICOLO 18
DELLO STATUTO DEI LAVORATORI. IN DIFESA DELLART. 18 DELLO STATUTO DEI LAVORATORI Larticolo 18 sancisce allinterno dello Statuto dei Lavoratori un principio fondamentale della nostra democrazia: l'uguaglianza e la parità di diritti fra i lavoratori/trici del nostro paese. Impedendo il licenziamento senza giusta causa, fa in modo che i lavoratori/trici conservino o perdano il posto di lavoro in base a criteri che sono quelli della capacità o meno di ricoprire un certo ruolo, delladempienza o inadempienza ai propri doveri, del rispetto delle regole, ma non in base al genere sessuale, alla razza, allo stato civile, alla militanza politica, allorientamento sessuale, al credo religioso. Larticolo 18 svolge nel mondo del lavoro un ruolo simile a quello che larticolo 3 svolge allinterno della Costituzione Repubblicana. Protegge i lavoratori/trici da comportamenti discriminatori da parte dei datori di lavoro e garantisce a tutti parità di diritti e doveri. Larticolo 18, però, non solo difende dei principi di uguaglianza e di giustizia irrinunciabili per una democrazia, ma si è anche rivelato in questi anni uno strumento efficace nella difesa degli stessi e dei lavoratori/trici. Molti sono stati licenziati senza giusta causa e sono stati in seguito reintegrati sul loro posto di lavoro grazie proprio allarticolo 18. Il tentativo messo in atto dal governo Berlusconi di eliminare larticolo 18 dallo Statuto dei Lavoratori è antidemocratico e pericoloso, per questo va fermato con decisione. E antidemocratico perché vuole rendere lecita e impunibile la possibilità di discriminare i lavoratori/trici, di ridurli al silenzio, di rendere inefficace lattività sindacale: di calpestare, in sostanza, quei principi fondamentali che larticolo difende. E pericoloso perché costituisce il colpo di grazia ad uno stato sociale già di per sé agonizzante. Dare libertà di licenziamento alle aziende vuol dire rendere i lavoratori/trici ancora più vulnerabili e ricattabili: nessuno di noi oserebbe più sottrarsi a soprusi o rivendicare condizioni salariali, di orario, ambientali a tutela della salute ecc., migliori di quelle esistenti, dovendo lavorare sotto la continua minaccia di poter essere licenziato ad assoluta discrezione del proprio datore di lavoro. Inoltre, quello che il governo offre in cambio dellarticolo 18 rappresenta uno specchietto per allodole. Mobilità del mercato del lavoro non significa più posti di lavoro, significa stipendi sempre più bassi e nessuna garanzia per chi lavora. I posti di lavoro sono creati dallo sviluppo economico e non dalla libertà di licenziamento. Pensiamo che sia sufficiente risarcire i lavoratori/trici con due anni di stipendio, quando uomini e donne che hanno passato i quarantanni faticano già oggi a trovare ancora posti dignitosi in un mercato del lavoro che privilegia i giovani, soprattutto se uomini?
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