mercoledì 22 febbraio 2006
PACS. appello ai colleghi, dai direttori delle testate giornalistiche lgbt italiane
Il mondo dell'informazione ha fin qui riportato la versione dei partiti senza approfondirne l'accettazione da parte dei diretti interessati
26/02/2006
Cari colleghi, care colleghe,
Vi scrivono i direttori delle testate italiane che si rivolgono alla comunità lgbt (lesbica, gay bisessuale e transessuale) italiana. Che in questi giorni è in subbuglio per il mancato inserimento dei Pacs nel programma dell'Unione, nonostante le ripetute promesse e rassicurazioni degli anni passati. Le dichiarazioni dei politici hanno cercato di accreditare la tesi per cui i Pacs nel programma ci sono, solo che non sono chiamati con quel nome. Questa risposta è inaccettabile, visto che qui nessuno ha mai fatto questioni di nome (tant'è che in origine parlavamo di "Unioni civili"), bensì di sostanza: il riconoscimento dei diritti delle coppie che non hanno accesso al matrimonio.
Ebbene: nel programma non si nominano mai i diritti delle coppie lgbt, accontentandosi di accennare a non specificati diritti degli individui (si noti bene, individui) coinvolti nelle unioni di fatto. Come se fosse la stessa cosa: non lo è. Tutto ciò spiega le reazioni che, nonostante il silenzio di gran parte dei mass media, stanno moltiplicandosi nel mondo lgbt. Purtroppo il mondo dell'informazione ha fin qui riportato la versione dei partiti senza approfondirne l'accettazione da parte dei diretti interessati. Perfino le lettere di protesta scritte ai quotidiani sono state filtrate, cosicché fin qui lo scontento del mondo omosessuale italiano e le sue ragioni non sono arrivati a conoscenza de(gl)i (e)lettori. Benché tale scelta abbia probabilmente lo scopo di non esacerbare i toni, essa rischia di avere l'effetto opposto: si rischia cioè che, man mano che si moltiplicano gli episodi di contestazione alla leadership dell'Unione da parte del mondo lgbt, si creino lacerazioni che sarebbe stato perfettamente possibile prevenire. Col rischio che quello che è nato come un semplice errore di valutazione diventi un "caso politico" e un autogol in piena regola per il centrosinistra. I Pacs non sono un feticcio. Sono essi stesso il frutto d'una sofferta mediazione nel mondo lgbt, e non raccolgono l'entusiasmo di tutti. Ma erano il minimo che l'Unione si era impegnata, e per iscritto, a concedere nel proprio programma. Non possono essere semplicemente cancellati da un programma che non prevede poi null'altro di quanto chiesto dal mondo lgbt, dalla legge anti-discriminazione alla legge sui crimini d'odio e contro l'omofobia, a tutto il resto. Vi chiediamo pertanto di rendere conto del dibattito in corso, che non è certo destinato ad esaurirsi da solo in assenza di spazio mediatico; al contrario, esso rischia di spostarsi dal piano nonviolento, democratico e civile su cui si è svolto in questo giorni, al piano dei gesti clamorosi che obblighino i massmedia a renderne infine conto. Non sarebbe meglio prevenire tale scenario? Contando sulla vostra comprensione, vi inviamo i nostri migliori auguri di buon lavoro.
Aut - Gabriele Bonincontro (Direttore, Circolo di Cultura omosessuale Mario Mieli, Roma)
Babilonia - Lucia Contin (direttore responsabile)
Cassero - Matteo Ricci (coordinatore magazine, Arcigay Bologna)
Clubbing - Felix Cossolo (direttore reponsabile)
Gay.it - Alessio De Giorgi (direttore dei contenuti)
Gaynews.it - Stefano Bolognini (direttore editoriale) - Gaynews.it.
Gay.tv - Giuliano Federico (direttore attualità GAY.tv)
Pride - Giovanni Dall'Orto (direttore responsabile)
Retegay.it - Thomas Freddi (direttore responsabile)
Towanda! Rivista lesbica - Francesca Polo (direttora editoriale)