L'Approfondimento
a cura di Mirella Izzo

Mirella Izzo

martedì 21 marzo 2007

Lettera aperta al dott. Sircana
(o dell'Ipocrisia e della verità)


Una versione aggiornata, successiva alla rivelazione dell'esistenza delle foto è stata pubblicata su
Mirella Izzo su Liberazione del 25 aprile 2007
del 22 marzo 2007
il testo dell'articolo agiornato è fruibile in formato pdf

Gentile dott. Sircana,
lei ieri e oggi è stato sbattuto in prima pagina perché sarebbe stato immortalato in una foto in compagnia di unA prostituta transessuale. Non ho alcuno strumento per sapere se la notizia sia veritiera o falsa, se l’uomo fotografato fosse lei o un altro politico o un comune “uomo della strada” che le assomiglia e, tutto sommato, da un punto di vista generale, non è così importante chi sia stato fotografato in quella circostanza. Quel che conta è che lei, oggi, “colpevole” o non colpevole, sta provando sulla propria pelle tutto lo stigma sociale che noi persone transessuali (ma preferiamo definirci transgender) ci portiamo addosso ogni giorno della nostra vita.

Mi creda dottore, se la foto avesse ritratto lei o chi altri vicino ad una prostituta NON transessuale, oggi lo “scandalo” sarebbe infinitamente minore. Azzardo: il direttore del Giornale non avrebbe neppure ritenuto la notizia così “golosa” da essere pubblicata: di uomini che vanno a prostitute l’Italia è troppo piena perché la cosa potesse far scandalo davvero.
Ed è tanto vero che questo stigma che lei subisce solo da oggi, per noi è “pane quotidiano” che molti giornali non hanno neppure titolato che lei sarebbe stato immortalato in compagnia di una prostituta transessuale ma semplicemente con “un transessuale” come se esistesse una sorta di equivalenza fra questa condizione personale e la prostituzione, come se fosse umanamente corretto declinarci al maschile con tutta la fatica ed il dolore che attraversiamo perché il nostro corpo ci assomigli. Io che ho lavorato quasi 30 anni e, da quando in transizione, sotto pesante mobbing al punto da essere oggi una invalida civile al 100%, non mi sono mai prostituita. Prima che l’Azienda dove lavoravo fosse privatizzata (e mi mettesse sotto mobbing) ero una servitrice dello Stato. Pubblico ufficiale.
Eppure, come tantissime altre, devo subire quasi ogni giorno questa equivalenza fra la mia condizione e la prostituzione. E ancora... è colpa nostra se molte ragazze transessuali si prostituiscono perché lo stato italiano non ha mai introdotto per legge in Italia, quanto sentenziato da quasi 10 anni dal Tribunale di Giustizia Europeo in materia di non discriminazione sul lavoro per le persone transessuali e transgender? È colpa nostra se per quelle ragazze straniere (me lo consenta, noi siamo prima ragazze, donne, poi trans..), spesso sudamericane, che provengono da paesi in cui gli squadroni della morte locali le ammazzano come mosche con la complicità dello stato, non si applichino le procedure di Asilo Politico recentemente introdotte dalla revisione della “legge Mancino”, invece che lasciarle nelle strade?
Allora, caro dottore… capita spesso di non comprendere a fondo un problema fino a che non lo si vive direttamente o indirettamente sulla propria pelle… Comprenda cosa le sta succedendo e di cosa è accusato. Se forse ha senso vergognarsi di essere stato accusato di aver fatto ricorso alla prostituzione, non accompagni, alle sue parole di difesa, una presa di distanza da noi come se fossimo “appestate”. Non usi parole come quelle di cui è stato vittima lei e con lei tutte le 10.000 persone transgender italiane. Lei è accusato di essere stato “con unA trans”, noi siamo state per l’ennesima volta bollate come una cosa di cui vergognarsi e come equivalenti di prostitute, come se fossimo geneticamente irresistibilmente attratte dalla prostituzione (e molti lo credono davvero, moltissimi).
Queste ragazze che non trovano lavoro, che sono spesso esiliate dalle famiglie e che quindi interrompono la scuola presto, che altra fine potrebbero fare se non di lavorare in strada o in appartamento?
La invito con passione politica, caro dottore, a cogliere questo scandalo che le viene gettato addosso, come un’occasione anche positiva per riflettere sulla nostra condizione. Lei è il portavoce del Primo Ministro e può far tanto… trasformando chi l’accusa in accusato per aver mancato di decenza in tutti i sensi. Ci pensi, lei e noi potremmo querelare insieme chi ha scritto certe cose perché la mancanza di rispetto non ha coinvolto solo lei. Ascolti la sua ministra per le Pari Opportunità o l’on. Luxuria perché si possa arrivare il più presto possibile ad un giorno in cui noi non ci dovremo vergognare di esistere e gli uomini non dovranno vergognarsi di accompagnarsi ad una donna transessuale più di quanto si potrebbe vergognare di accompagnarsi a qualsiasi altra donna, se sposato, se per mercimonio.
Noi abbiamo bisogno di leggi che promuovano la nostra dignità di esseri umani, che aprano le porte del mondo del lavoro, affinché lei o chi per lei abbia sempre meno occasioni di ricorrere alla prostituzione di qualsiasi donna (italiana, straniera, nata tale, transessuale, ecc.).
Lo faccia, dottore. Ci rifletta. E risponda a queste parole.
Mi aspetto, le associazioni transgender si aspettano che - nel suo legittimo difendersi - pronunci anche qualche parola a nostra difesa. Io lo farò per lei: la difenderò e, penso, con me tutte le persone e le Associazioni transgender. Sempre se non si vergognerà di trovare solidarietà dalle sue co-vittime mediatiche.
Lei è un politico e voglio pensare che mai considererebbe un accidente personale come un fatto decontestualizzato dal clima politico e sociale per il quale oggi lei si sente infangato.
Le porgo i miei cordiali saluti e umana solidarietà in ogni caso.

Mirella Izzo
Genova 21 marzo 2007

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