"Il Sindaco
di Roma Alemanno, convoca le Associazioni LGBT per lunedì
26 maggio
Come si è arrivati a questo incontro: retroscena
e le solite divisioni del "movimento".
Un'analisi di minoranza nel movimento
Roma - Con un laconico quanto breve
messaggio email, il neo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, convoca
tutte le Associazioni LGBT operanti a Roma.
Interessante conoscere come si è arrivati a questo importante
incontro che vedrà confrontarsi la nuova amministrazione
di destra con l'Associazionismo LGBT della nostra capitale.
Interessante anche perché l'esito di tale incontro potrebbe
dare qualche indicazione su quelle che potrebbero poi essere le
politiche nazionali. Da sempre, quando il Comune di Roma è
amministrato dalla stessa maggioranza che governa il paese, le
posizioni dell'Amministrazione non si discostano di molto dalle
poliltiche del governo.
Altro motivo di interesse (e certamente di curiosità da
parte nostra) è che questo incontro è stato preceduto
da polemiche di fuoco fra le diverse Associazioni LGBT locali
e nazionali.
Polemiche dovute ad una lettera inviata al Sindaco con una richiesta
urgente di incontro firmata dalle sole Arcigay Roma (e nazionale),
ArciLesbica Roma, Di Gay Project di Roma ed AzioneTrans Roma con
adesione del nazionale. Dovremmo specificare subito che la firma
di ArciLesbica è stata immediatamente ritirata e la firmataria,
allora segretaria della sede di Roma e consigliera nazionale dell'Associazione,
sospesa da ogni incarico. Restano pertanto le firme di Arcigay,
Dì Gay Project, AzioneTrans e... Francesca Grossi (ormai
a titolo personale).
La lettera, il cui contenuto è visibile alla pagina, ha
infatti ricevuto fortissime accuse per essere stata troppo morbida
e dialettica nei confronti di un sindaco la cui storia è
legata a doppio filo con il neofascismo italiano. La polemica,
che ha visto le Ass.ni firmatarie criticate da tutte le altre,
si è incardinata su questioni da una parte pragmatiche,
dall'altra ideologiche. Chi ha firmato quella lettera ovviamente
non ha scritto al "neofascista", ma al sindaco di Roma,
eletto dalla maggioranza dei cittadini romani (ci piaccia o meno
è una regola democratica). Noi crediamo che compito di
una Associazione non sia quello di posizionarsi ideologicamente,
ma di perseguire fini che servano a chi "rappresentiamo"
a vivere una vita migliore. Le istanze non cambiano a seconda
di chi ci governa e neppure dovrebbe, secondo noi, la ricerca
di soluzioni che rendano migliore la qualità di vita delle
persone LGBT, in questo caso romane. La richiesta di sicurezza
(dopo le tante aggressioni ed omicidi subiti da persone LGBT proprio
nella capitale in questi ultimi anni), di servizi sociali che
includano ad esempio le persone transgender nelle politiche di
inserimento lavorativo, accordi sulla non applicazione in forzatura
del Regio Decreto sul "mascheramento" per le persone
trans (sia che lavorino in ufficio, in "strada", sia
che siano italiane o non), di un registro per le Unioni Civili
comunale (sebbene questo ultimo provvedimento non abbia grandi
ricadute concrete... ma che pur servono ad esempio per le graduatorie
per l'assegnazione di alloggi di proprietà comunale), sono
tutte richieste che hanno il fine di migliorare la qualità
di vita delle persone LGBT. Poco importa chi ci governa, in questo
senso. E' comunque nostro dovere presentare queste istanze in
forma civile e rappresentativa. Riceveremo solo dei no? Beh, allora
aspettiamoli questi no, magari per iscritto in un verbale di riunione.
E dopo si parta con le forme di lotta più dure che si possano
immaginare. Questo l'atteggiamento di chi ha firmato: nostro,
di Di Gay Project, di Arcigay.
Dall'altra parte accuse di aver scritto una lettera "ruffiana"
e troppo "buona" per un sindaco "fascista".
Ruffiana per costoro. Per chi l'ha redatta e consegnata, invece
una lettera che tenta di stimolare i ricordi di quei pur pochissimi
passi avanti fatti dalla Destra di provenienza post fascista,
al fine di influenzare positivamente l'Amministrazione Comunale
e di far capire quanto le nostre Ass.ni siano in primis "sindacato"
dei bisogni delle persone iscritte e simpatizzanti. Questo non
vuol dire che in AzioneTrans (o altrove) chi ha responsabilità
non abbia idee politiche proprie, che spesso (ma non sempre) sono
di sinistra... ma se volessimo far politica di sinistra, allora
faremmo militanza in un partito o movimento politico.
Noi riteniamo di non poter trasformare ass.ni che spesso hanno
lo status di "onlus" in piccole parti di un movimento
politico ben determinato e "colorato". Non lo possiamo
fare perché non è interesse delle persone LGBT (che
come possiamo constatare dalle elezioni, non sono poi così
tanto schierate verso l'estrema sinistra), perché - a rigor
di logica (e di legge) . la colorazione politica è incompatibile
con il regime di Onlus. Non lo vogliamo fare perché non
possiamo permetterci di rappresentare le persone trans di sinistra
e quelle di destra che "muoiano" perché non si
rendono conto di votare per il "nemico".
Che altro ci vuole - per chi proprio lo volesse - collocarci?
Siamo a favore della difesa della legge sull'aborto, a favore
della distribuzione a carico del SSN della pillola del giorno
dopo (a Genova abbiamo manifestato per questo), a favore del matrimonio
omosessuale, a favore del considerare il genere sessuale delle
persone a prescindere dai genitali, a favore di leggi antidiscriminatorie
a verso le persone LGBT, a favore della revisione della legge
40 sulla procreazione assistita. Siamo ass.ni spesso dichiaratamente
(in statuto) antifasciste e libertarie. Lottiamo per l'estensione
dei Diritti Civili alle persone LGBT, ma non solo, perché,
ad esempio, siamo contro politiche feroci contro gli immigrati
(se poi sono LGBT, spesso dovremmo chiamarli rifugiati).
Non basta questo a farci sentire"collocati"? A farci
sentire la nostra identità? Perché questa consapevolezza
di rappresentare i bisogni sopra esposti (ed altri che ora tralascio
per non fare di una lettera, un elenco) non basta? Perché
se si parla al Sindaco di Roma (non necessariamente all'ex o neofascista
che dir si voglia) sig. Gianni Alemanno) si
è quasi tacciati di connivenze con la destra? Perché
rifiutarsi di parlare a priori con chi proviene da una storia
di ex/neofascismo, quando persino il vecchio PCI smise di farlo
oltre 20 anni fa?
Oggi neppure Rifondazione Comunista applica questo metodo. Dove
si collocano allora politicamente queste "associazioni/partito"
politicamente? Perché forse è ora di chiarire se
siamo un movimento per i diritti civili o l'estensione di formazioni
politiche ideologizzate. Anche perché sapendolo, forse
potremmo scoprire che, pur avendo finalità comuni, il percorso
e le motivazioni per cui si fanno certe battaglie, sono molto
lontane. E le motivazioni sono importanti. Perché se lotto
per il matrimonio omosessuale o una legge alla "spagnola"
sulla questione "trans", per estendere i diritti civili
delle persone e migliorare drasticamente la qualità di
vita delle persone LGBT, è una cosa. Se le stesse battaglie
le si fanno perché sono un tassello di una politica più
generale di qualche partito o movimento ideologico, le cose cambiano.
Il mio personale invito è quello di essere chiari. Chi
dà un significato ideologico alla propria militanza nel
movimento, faccia come fecero i CODS con i DS... si formino dentro
partiti o movimenti (anche antagonisti) settori dedicati alle
politiche sui cosiddetti "nuovi diritti" e là
si faccia militanza, senza equivoci sul fatto attuale che spesso,
rivolgendoci ad una associazione, ci si rapporta con un "ente"
politicamente schierato a priori. O si faccia come il "Pink"
a Verona, che si definisce un Centro Sociale ben chiaramente schierato,
con una sempre meno marcata prevalenza di interessi in ambito
LGBT. Si lasci a chi non vuole (o non vuole più) essere
estensione di gruppi politici lo status di Associazione di Volontariato,
di Onlus, di "sindacato". Perché altrimenti questa
piccola grande guerra intestina - che viene nascosta alle persone
LGBT non politicizzate, non associate, per una sorta di "ragion
di stato" che vede l'unità del movimento imprescindibile
(persino dalla realtà dei fatti), posizione che unisce
quasi tutti i leader del movimento, di entrambe le parti - finirà
con il produrre più danni che benefici. In modo particolare
determinerà un sempre più basso grado di rappresentatività
proprio tra le persone di cui dovremmo essere i portavoce per
i suoi diritti mancati. Perché verremmo percepiti come
spesso viene percepita la "politica" dei partiti. Noi
siamo diversi: vorremmo assomigliare di più ad una Emergency
(che non guarda in faccia il colore dei partiti o delle etnie
con cui vuole o deve lavorare) pur mantenendo fede ai suoi nobili
obbiettivi antimilitaristi (basta questo a schierarla), che non
ad una sorta di estensione, di spalla per il "Partito Comunista
dei Lavoratori", piuttosto che per "Facciamo Breccia"
(verso cui non abbiamo alcuna preclusione nel momento in cui ne
condividiamo un'iniziativa, ma con cui non possiamo né
vogliamo mantenere esclusivi rapporti privilegiati), piuttosto
che per qualsivoglia altra formazione politica.
Certo che resta una curiosità forte. Il sindaco ha convocato
tutte le Ass.ni, anche quelle che non hanno firmato la lettera
(giustamente, crediamo, per un organo istituzionale).
Ma chi ha così criticato duramente non solo il tono della
lettera, ma anche la sostanza (altrimenti sarebbe stato prodotto
un documento, una lettera alternativa), che farà domani?
Si presenterà perché "un conto è chiedere
ad un fascista, un altro è essere convocati"? Ci sembrerebbe
davvero peggio che nascondersi dietro ad un dito. Coerenza vorrebbe
che se ad un "fascista" non si scrive, non si dovrebbe
neppure parlare. O no? Penso però (sperando di sbagliare)
che invece ci sarà la corsa ad essere presenti perché,
non sia mai detto, che qualcosa ne esca fuori (magari finanziamenti
a pioggia invece che su progettii) ed allora.. come si dice? I
soldi non hanno colore, no? Da vecchia, invalida e fuori da ogni
implicazione di appartenenze, posso permettermi questa cattiva
illazione, auspicando di sbagliarmi e di verificare una limpida
coerenza da parte di chi "con i fascisti non parla".
Mirella
Izzo
presidente AzioneTrans
Genova, 25 maggio 2008
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