L'Approfondimento
a cura di Mirella Izzo

Mirella Izzo

domenica 25 maggio 2008

"Il Sindaco di Roma Alemanno, convoca le Associazioni LGBT per lunedì 26 maggio
Come si è arrivati a questo incontro: retroscena e le solite divisioni del "movimento".
Un'analisi di minoranza nel movimento

Roma - Con un laconico quanto breve messaggio email, il neo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, convoca tutte le Associazioni LGBT operanti a Roma.
Interessante conoscere come si è arrivati a questo importante incontro che vedrà confrontarsi la nuova amministrazione di destra con l'Associazionismo LGBT della nostra capitale.
Interessante anche perché l'esito di tale incontro potrebbe dare qualche indicazione su quelle che potrebbero poi essere le politiche nazionali. Da sempre, quando il Comune di Roma è amministrato dalla stessa maggioranza che governa il paese, le posizioni dell'Amministrazione non si discostano di molto dalle poliltiche del governo.
Altro motivo di interesse (e certamente di curiosità da parte nostra) è che questo incontro è stato preceduto da polemiche di fuoco fra le diverse Associazioni LGBT locali e nazionali.
Polemiche dovute ad una lettera inviata al Sindaco con una richiesta urgente di incontro firmata dalle sole Arcigay Roma (e nazionale), ArciLesbica Roma, Di Gay Project di Roma ed AzioneTrans Roma con adesione del nazionale. Dovremmo specificare subito che la firma di ArciLesbica è stata immediatamente ritirata e la firmataria, allora segretaria della sede di Roma e consigliera nazionale dell'Associazione, sospesa da ogni incarico. Restano pertanto le firme di Arcigay, Dì Gay Project, AzioneTrans e... Francesca Grossi (ormai a titolo personale).
La lettera, il cui contenuto è visibile alla pagina, ha infatti ricevuto fortissime accuse per essere stata troppo morbida e dialettica nei confronti di un sindaco la cui storia è legata a doppio filo con il neofascismo italiano. La polemica, che ha visto le Ass.ni firmatarie criticate da tutte le altre, si è incardinata su questioni da una parte pragmatiche, dall'altra ideologiche. Chi ha firmato quella lettera ovviamente non ha scritto al "neofascista", ma al sindaco di Roma, eletto dalla maggioranza dei cittadini romani (ci piaccia o meno è una regola democratica). Noi crediamo che compito di una Associazione non sia quello di posizionarsi ideologicamente, ma di perseguire fini che servano a chi "rappresentiamo" a vivere una vita migliore. Le istanze non cambiano a seconda di chi ci governa e neppure dovrebbe, secondo noi, la ricerca di soluzioni che rendano migliore la qualità di vita delle persone LGBT, in questo caso romane. La richiesta di sicurezza (dopo le tante aggressioni ed omicidi subiti da persone LGBT proprio nella capitale in questi ultimi anni), di servizi sociali che includano ad esempio le persone transgender nelle politiche di inserimento lavorativo, accordi sulla non applicazione in forzatura del Regio Decreto sul "mascheramento" per le persone trans (sia che lavorino in ufficio, in "strada", sia che siano italiane o non), di un registro per le Unioni Civili comunale (sebbene questo ultimo provvedimento non abbia grandi ricadute concrete... ma che pur servono ad esempio per le graduatorie per l'assegnazione di alloggi di proprietà comunale), sono tutte richieste che hanno il fine di migliorare la qualità di vita delle persone LGBT. Poco importa chi ci governa, in questo senso. E' comunque nostro dovere presentare queste istanze in forma civile e rappresentativa. Riceveremo solo dei no? Beh, allora aspettiamoli questi no, magari per iscritto in un verbale di riunione. E dopo si parta con le forme di lotta più dure che si possano immaginare. Questo l'atteggiamento di chi ha firmato: nostro, di Di Gay Project, di Arcigay.
Dall'altra parte accuse di aver scritto una lettera "ruffiana" e troppo "buona" per un sindaco "fascista". Ruffiana per costoro. Per chi l'ha redatta e consegnata, invece una lettera che tenta di stimolare i ricordi di quei pur pochissimi passi avanti fatti dalla Destra di provenienza post fascista, al fine di influenzare positivamente l'Amministrazione Comunale e di far capire quanto le nostre Ass.ni siano in primis "sindacato" dei bisogni delle persone iscritte e simpatizzanti. Questo non vuol dire che in AzioneTrans (o altrove) chi ha responsabilità non abbia idee politiche proprie, che spesso (ma non sempre) sono di sinistra... ma se volessimo far politica di sinistra, allora faremmo militanza in un partito o movimento politico.
Noi riteniamo di non poter trasformare ass.ni che spesso hanno lo status di "onlus" in piccole parti di un movimento politico ben determinato e "colorato". Non lo possiamo fare perché non è interesse delle persone LGBT (che come possiamo constatare dalle elezioni, non sono poi così tanto schierate verso l'estrema sinistra), perché - a rigor di logica (e di legge) . la colorazione politica è incompatibile con il regime di Onlus. Non lo vogliamo fare perché non possiamo permetterci di rappresentare le persone trans di sinistra e quelle di destra che "muoiano" perché non si rendono conto di votare per il "nemico".
Che altro ci vuole - per chi proprio lo volesse - collocarci?
Siamo a favore della difesa della legge sull'aborto, a favore della distribuzione a carico del SSN della pillola del giorno dopo (a Genova abbiamo manifestato per questo), a favore del matrimonio omosessuale, a favore del considerare il genere sessuale delle persone a prescindere dai genitali, a favore di leggi antidiscriminatorie a verso le persone LGBT, a favore della revisione della legge 40 sulla procreazione assistita. Siamo ass.ni spesso dichiaratamente (in statuto) antifasciste e libertarie. Lottiamo per l'estensione dei Diritti Civili alle persone LGBT, ma non solo, perché, ad esempio, siamo contro politiche feroci contro gli immigrati (se poi sono LGBT, spesso dovremmo chiamarli rifugiati).
Non basta questo a farci sentire"collocati"? A farci sentire la nostra identità? Perché questa consapevolezza di rappresentare i bisogni sopra esposti (ed altri che ora tralascio per non fare di una lettera, un elenco) non basta? Perché se si parla al Sindaco di Roma (non necessariamente all'ex o neofascista che dir si voglia) sig. Gianni Alemanno)
si è quasi tacciati di connivenze con la destra? Perché rifiutarsi di parlare a priori con chi proviene da una storia di ex/neofascismo, quando persino il vecchio PCI smise di farlo oltre 20 anni fa?
Oggi neppure Rifondazione Comunista applica questo metodo. Dove si collocano allora politicamente queste "associazioni/partito" politicamente? Perché forse è ora di chiarire se siamo un movimento per i diritti civili o l'estensione di formazioni politiche ideologizzate. Anche perché sapendolo, forse potremmo scoprire che, pur avendo finalità comuni, il percorso e le motivazioni per cui si fanno certe battaglie, sono molto lontane. E le motivazioni sono importanti. Perché se lotto per il matrimonio omosessuale o una legge alla "spagnola" sulla questione "trans", per estendere i diritti civili delle persone e migliorare drasticamente la qualità di vita delle persone LGBT, è una cosa. Se le stesse battaglie le si fanno perché sono un tassello di una politica più generale di qualche partito o movimento ideologico, le cose cambiano.
Il mio personale invito è quello di essere chiari. Chi dà un significato ideologico alla propria militanza nel movimento, faccia come fecero i CODS con i DS... si formino dentro partiti o movimenti (anche antagonisti) settori dedicati alle politiche sui cosiddetti "nuovi diritti" e là si faccia militanza, senza equivoci sul fatto attuale che spesso, rivolgendoci ad una associazione, ci si rapporta con un "ente" politicamente schierato a priori. O si faccia come il "Pink" a Verona, che si definisce un Centro Sociale ben chiaramente schierato, con una sempre meno marcata prevalenza di interessi in ambito LGBT. Si lasci a chi non vuole (o non vuole più) essere estensione di gruppi politici lo status di Associazione di Volontariato, di Onlus, di "sindacato". Perché altrimenti questa piccola grande guerra intestina - che viene nascosta alle persone LGBT non politicizzate, non associate, per una sorta di "ragion di stato" che vede l'unità del movimento imprescindibile (persino dalla realtà dei fatti), posizione che unisce quasi tutti i leader del movimento, di entrambe le parti - finirà con il produrre più danni che benefici. In modo particolare determinerà un sempre più basso grado di rappresentatività proprio tra le persone di cui dovremmo essere i portavoce per i suoi diritti mancati. Perché verremmo percepiti come spesso viene percepita la "politica" dei partiti. Noi siamo diversi: vorremmo assomigliare di più ad una Emergency (che non guarda in faccia il colore dei partiti o delle etnie con cui vuole o deve lavorare) pur mantenendo fede ai suoi nobili obbiettivi antimilitaristi (basta questo a schierarla), che non ad una sorta di estensione, di spalla per il "Partito Comunista dei Lavoratori", piuttosto che per "Facciamo Breccia" (verso cui non abbiamo alcuna preclusione nel momento in cui ne condividiamo un'iniziativa, ma con cui non possiamo né vogliamo mantenere esclusivi rapporti privilegiati), piuttosto che per qualsivoglia altra formazione politica.
Certo che resta una curiosità forte. Il sindaco ha convocato tutte le Ass.ni, anche quelle che non hanno firmato la lettera (giustamente, crediamo, per un organo istituzionale).
Ma chi ha così criticato duramente non solo il tono della lettera, ma anche la sostanza (altrimenti sarebbe stato prodotto un documento, una lettera alternativa), che farà domani? Si presenterà perché "un conto è chiedere ad un fascista, un altro è essere convocati"? Ci sembrerebbe davvero peggio che nascondersi dietro ad un dito. Coerenza vorrebbe che se ad un "fascista" non si scrive, non si dovrebbe neppure parlare. O no? Penso però (sperando di sbagliare) che invece ci sarà la corsa ad essere presenti perché, non sia mai detto, che qualcosa ne esca fuori (magari finanziamenti a pioggia invece che su progettii) ed allora.. come si dice? I soldi non hanno colore, no? Da vecchia, invalida e fuori da ogni implicazione di appartenenze, posso permettermi questa cattiva illazione, auspicando di sbagliarmi e di verificare una limpida coerenza da parte di chi "con i fascisti non parla".

Mirella Izzo
presidente AzioneTrans
Genova, 25 maggio 2008

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