DOCUMENTO CONGRESSUALE
ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 17 FEBBRAIO 2008
di CRISALIDE AZIONETRANS:
“RIFONDAZIONE O RINASCITA?”


“Tutte le religioni per millenni hanno SERVITO i poveri, e la povertà continua a crescere. E’ un autentico SERVIZIO? Se così fosse, in migliaia di anni la povertà sarebbe dovuta scomparire. Ma in realtà voi nutrite la povertà. Un reale servizio direbbe ai poveri: « Siete stati sfruttati e dovete ribellarvi contro gli sfruttatori». Finché i poveri non capiranno che la loro povertà è causata dallo sfruttamento di pochi, che succhiano loro il sangue… non ha origine dalle cattive azioni delle vite passate, ma dal sistema sociale che si basa sullo sfruttamento.
Le religioni devono essere rese consapevoli di questa evidenza: si sono dedicate per secoli al SERVIZIO dei poveri, con quale risultato? La qualità di un albero si riconosce dai frutti: se i frutti sono marci, l’albero non vale molto. La parola SERVIZIO sembra una bella copertura per nascondere una struttura sociale basata sullo sfruttamento. Suona così bene: servire i poveri; sembra una grande virtù.
Ma perché esistono i poveri in primo luogo? Chi li ha resi poveri?
Da un lato continui a SERVIRE i poveri e convertirli al Cattolicesimo. Il tuo SERVIZIO non è SERVIZIO ai poveri, lo fai per aumentare il potere della Chiesa cattolica. Continui a cercare orfani da convertire. (…)
Se realmente desideri distruggere la povertà devi cercarne le radici. Ora ti limiti a trattarne i sintomi. Donare cibo ai poveri, donare vestiti ai poveri, a che cosa servirà? Li aiuterà a mantenersi a un livello di sopravvivenza e permetterà al potere costituito di continuare a sfruttarli. Vedi il circolo vizioso?”

Osho “Cristianesimo e Zen” capitolo II


IL PRESENTE, IL PASSATO
ED UNA PROPOSTA DI VIA DI USCITA

AL SERVIZIO DI CHI? AL SERVIZIO DI COSA?

Il testo che apre questa relazione contiene in sé alcuni principi fondanti di Crisalide AzioneTrans. Condivisi o meno dal resto del movimento LGBTQI, la nostra consapevolezza sul come intendere la parola “servizio” è stata ben chiarita nel Manifesto AzioneTrans e nella citazione che apre questa relazione. E’ sufficiente, infatti, cambiare la parola “poveri” con “transgender” e “Chiesa cattolica” con “Associazionismo”, per rendere quelle parole molto adatte alla storia della nostra Associazione.
Per noi il “servizio” è sempre stato uno “strumento d’emergenza” da mettere in atto fino a quando non si riesce a modificare lo “status” di povertà (di diritti elementari) delle persone Transgender ed Intersessuate e non un fine.
Se lo fosse stato, avremmo partecipato attivamente – di fatto – a mantenere lo “Status Quo” rispetto all’emarginazione sociale delle persone transgender.
Il “potere” (che ormai sembra essere indifferenziato fra destra, centro e centrosinistra, con le uniche eccezioni dei “liberali” radicali, dei verdi e della Sinistra Arcobaleno) non si è mai interessato alla qualità di vita delle persone trans, anzi ha prodotto modelli culturali che contribuivano a darne un’immagine distorta, fantasiosa, folkloristica, peccaminosa, morbosa.
Il potere considera la nostra condizione una patologia e nello stesso temo un vizio. Un assurdo logico, una fra le tante contraddizioni che la nostra società mette in campo di fronte alle persone che inquietano alla radice la loro identità, attraverso il cambiamento o lo slittamento di Genere sessuale.
Contemporaneamente – questo stesso potere – non può permettersi di “fare morire” i poveri. In questo senso gradisce l’esistenza di Associazioni che consentono la sopravvivenza delle persone trans, evitando così di doversene occupare direttamente e farlo in termini di diritti e non di carità, elemosina o, appunto, servizi atti a sopravvivere.
Crisalide nasce per spezzare questo gioco. Offre servizi diretti laddove è in grado di fornirli attraverso le proprie capacità e formazione (vedi i Gruppi di Auto Mutuo Aiuto o altri momenti aggregativi), ma non è mai stata interessata a gestire una sorta di parziale redistribuzione delle “elemosine” che arrivano dal potere politico.
Per questo non esiste, in tutta la storia dell’Associazione, una sola richiesta rivolta ad autorità amministrative o politiche per gestire consultori o altro genere di servizi con le elemosine (sovvenzioni) del potere.
Abbiamo preferito lavorare per i diritti. Una via che forse non dà risultati sempre immediati, ma che ha il vantaggio – una volta ottenuto un diritto – di non dovere rendere grazie a nessuno, di uscire dal gioco/giogo della “benevolenza” di chi (che bravo benefattore!) ci aiuta o non ci licenzia o ci accetta come inquilini della propria casa.
Oggi la realtà è che una persona in transizione (ma anche, spesso, a transizione ultimata) che trova un lavoro o una casa, sente quasi il dovere ringraziare per essere stata accettata.
Ringraziare di cosa? Di averci accettat* nonostante il nostro “peccato originale” di essere o essere stat* trans/genere.
Non si capisce come possano interessare ad un datore di lavoro o ad un locatore di casa, questioni inerenti lo stato di salute (visto che siamo considerate persone“patologiche”) di una persona, un dato “ultrasensibile”. Ma tanto così è pressoché ovunque ed ogni volta che un* di noi ottiene un semplice diritto, ci sentiamo di dover ringraziare chi ce l’ha concesso.
Il che dimostra che per noi esistono concessioni e non diritti.
Il che a sua volta dimostra che nessuna attiguità al potere politico è possibile se non nella forma propositiva e/o di lotta verso l’acquisizione scritta e poi controllata, di diritti. Non diritti “speciali”, ma quelli semplici, naturali:
• Diritto alle Pari Opportunità
• Diritto al lavoro
• Diritto all’Assistenza Sanitaria
• Diritto al rispetto delle normative sulla Privacy e di protezione dei dati sensibili.

Per poter lavorare su questi diritti non ci possiamo permettere nessuna “connivenza” con strutture che in qualche modo lavorano e fanno “servizio” attraverso lo strumento prevalente della “carità” o che utilizzano strumenti, standard di cura, ecc. che riteniamo lesivi della dignità delle persone transgender (uno su tutti: la psicoterapia coatta a “tempo indeterminato” e – di fatto - senza obbligo di diagnosi)
Certo abbiamo avuto i nostri Gruppi AMA, alcune collaborazioni per “case di fuga” dalla prostituzione, co-gestioni di persone transgender in riduzione di pena e relative assunzioni di responsabilità ed altre cose tipicamente di “servizio”, ma non abbiamo mai perso di vista (e chi l’ha fatto ha commesso un grave errore) che questa tipologia di servizio è emergenziale. Così come il fornire informazioni a chi si rivolge a noi sullo “stato dell’arte” attuale per ottenere terapia ormonale, interventi chirurgici decenti e in tempi non biblici, eccetera.
Il nostro vero compito è aumentare i centri PUBBLICI che si occupino della cosiddetta “Disforia di Genere”, che lo facciano seguendo protocolli che non prevedano psicoterapie coatte o interpretazioni soggettive, che includano anche l’intervento di RCS per evitare liste d’attesa infinite con tanto di inviti ad utilizzare l’intramoenia a pagamento (e addio all’unico “baluardo” di Assistenza Sanitaria).
Il nostro compito finale è non avere più ragione di esistere come Associazione, o perlomeno non più come un organizzazione dedita alla gestione delle emergenze.

CRISALIDE E LA POLITICA

La politica, per Crisalide è tutto o quasi. Politica intesa come strategia affinché i diritti delle persone transgender diventino “automatici”, senza il continuo bisogno di affermarli – caso per caso - attraverso normative o sentenze della UE.
Leggi (nazionali, ma anche regionali), controllo sull’attuazione delle stesse, “azioni positive” sulle Pari Opportunità (in questo senso solo la Regione Toscana sembra disponibile, sia con la legge antidiscriminazione, sia con il recente intervento che favorisce formazione e lavoro per le persone transgender e garantisce un adeguato riconoscimento da parte del Sistema Sanitario… Regionale), diritto alla propria identità di genere ed alla privacy del percorso di transizione…. Questo ed altro che abbiamo messo in campo in questi anni, tutto questo è politica. Politica è provare a scrivere una legge (raccolta in buona parte dall’On. Luxuria e dal PRC) che sancisca in modo chiaro ed inequivocabile, sia il diritto alle pari opportunità, sia il diritto all’Assistenza Sanitaria, e, su tutto, il diritto alla propria identità di genere e relativa privacy, senza l’obbligo di consegnare allo Stato un pegno fatto di pezzi della nostra carne.
Questa richiesta ha talvolta tratto in inganno alcune persone trans. Noi non siamo CONTRO l’intervento di riassegnazione chirurgica dei genitali, né siamo contro le persone transgender che intendano fare la propria transizione nella privacy assoluta per “ripartire da zero” con la propria vita nel proprio genere sentito.
Certo non siamo d’accordo con la “rimozione” di una verità incontrovertibile. Non siamo favorevoli alla cancellazione – nella nostra biografia – del fatto che non siamo nate e nati nel sesso cariotipico in cui oggi viviamo. Siamo favorevoli ad un “orgoglio” (ma sarebbe meglio ancora “dignità”) del nostro “status”, che ci consegna alcuni limiti, ma anche alcune opportunità specifiche della nostra condizione.
Questo è il pensiero. L’azione di Crisalide non ha mai (almeno fino al 2006 a livello nazionale) discriminato fra chi sente la condizione “transgender” con orgoglio e chi la vive come “un errore della natura da riparare il più presto possibile”. E queste non sono parole vuote, dichiarazioni di intenti fini a se stesse. E’ la nostra storia che dimostra questa incontrovertibile verità.
E’ Crisalide che ha ufficialmente richiesto al Ministero per le Pari Opportunità ed ai partiiti – nel 2000 durante il convegno “Transiti” tenutosi a Bologna e organizzato dal MIT - la detassazione delle istanze di rettificazione sessuale e riattribuzione anagrafica. Una richiesta ad esclusivo vantaggio di chi intendeva – con la 164/82 e relativa giurisprudenza – operarsi. E grazie alla collaborazione dell’on. Maura Cossutta, quella richiesta venne inserita e approvata nella Finanziaria di quello stesso anno. Un atto a favore di chi preferisce definirsi “transessuale” piuttosto che “transgender”. Non discriminiamo né facciamo classifiche sulle persone, pur essendo un’associazione che idealmente si rifà alla cultura transgender e, più anticamente, dei “two spirits” della tradizione degli indiani d’America.
Sia dunque chiaro che se Crisalide è una associazione culturalmente transgender, lo è per davvero. Transgender NON esclude le persone che si autodefiniscono transessuali e considerano la propria condizione come “un errore di natura”.
Crisalide non può e non deve “parteggiare” per nessun* delle differenti colorazioni del transgender, quando si tratta di diritti.
Essendo un’Associazione di promozione sociale, è evidente che abbia fra i suoi compiti, anche quello di diffondere una cultura non solo di accettazione, ma anche di apprezzamento della condizione transgender e della cultura che può proporre utilmente a tutta la società civile.
Niente separatismi in Crisalide. Almeno questo è possibile garantirlo fino al 2006, anno in cui, il gruppo fondatore e/o ispiratore dell’Associazione, per motivi diversi, ha volontariamente lasciato la guida dell’Associazione (o così almeno credeva di avere fatto!!!!). In realtà i due successivi Direttivi Nazionali (il secondo dei quali con vita brevissima, come vedremo) non hanno mai fatto quei passi burocratici necessari perché le nuove cariche assumessero responsabilità proprie.
Solo nei nostri atti risultano le presidenze successive a quella Izzo. Quasi nessun aggiornamento d’obbligo, in due anni, è stato fatto. Persino il conto corrente dell’Associazione è ufficialmente rimasto con le firme dei soci fondatori.
Un fatto che ovviamente preannuncia che da quel maggio 2006 le cose in Crisalide hanno iniziato a funzionare male e che su questo “malfunzionamento” – all’inizio poco percepibile, ma emerso in forma evidente nel 2007 – sono nate discussioni, scontri e, alla fine, diaspore dolorose.
La domanda da porsi, in casi come questi, con un’Associazione che si è decuplicata in sei anni (dal 2000 al 2006) ed ha subito successivamente un lento ma inarrestabile decllino, è: “quali sono state le cause?”.


GESTIONE DELL’ASSOCIAZIONE
E PROBLEMATICHE EMERSE DAL 2006 AD OGGI

Al fine di introdurre questo delicato argomento, ripropongo ampi passaggi di un approfondimento che ho scritto nel mese di gennaio per il sito di Crisalide. Un approfondimento che era ed è oggi, inserito in questo documento, ovviamente a titolo personale e che oggi chiede di essere ufficializzato come atto di Crisalide. Un documento che, in particolar modo nella sua seconda parte, evidenzia la personale opinione su alcune delle cause che hanno portato ad una “crisi” dell’Associazione.
Scrivevo ne “la nostra Glasnost”, il 15 gennaio u.s.:

Soltanto chi (...omissis…) non ha mai seguito l'andamento continuo dell'Associazione può oggi non accorgersi che Crisalide sta attraversando un momento delicato e - con la franchezza che ho sempre cercato di usare in rispetto di chi legge - per certi versi, critico.
Il tutto in un panorama associazionistico transgender sempre più frazionato e poco unitario.
Non basta darsi un nome di Coordinamento per arrestare questo processo. Un coordinamento è tale nella realtà solo quando vi è rispetto reciproco di ogni singolo componente (associazione) e quando vi è un progetto ideale con una base comune e quando manchino logiche di supremazia o annessione.
Purtroppo tutta Crisalide ha sperimentato che il Coordinamento Trans fortissimamente voluto da Porpora Marcasciano e da Facciamo Breccia, non ha avuto nessuna delle caratteristiche richieste perché funzionasse in modo dignitoso, rispettoso, non ideologico. Crisalide si è sempre mostrata come un'Associazione con delle specificità diverse dal resto del panorama dell'Associazionismo Trans. Non per questo si è mai permessa atteggiamenti monopolistici o di scontro con altre Associazioni o con loro rappresentanti. E' sufficiente scorrere tutti i nostri documenti ufficali per verificarlo. Fino ad un paio di anni fa, molti dei documenti prodotti, dei comunicati stampa, portavano almeno la firma di Crisalide, MIT e spesso CGIL Nuovi Diritti, insieme. Paradossalmente proprio il "Coordinamento" ha ridotto la produzione di materiale realmente condiviso, di una politica che - rispettando le diversità - trovasse momenti e battaglie davvero comuni, realmente condivise, su cui spendersi.

Questo è accaduto perché, a mio parere, l'unità va cercata e non idealizzata come un dogma. Quando questo avviene vi è sempre una parte che tende a dominare sull'altra. Crisalide si è sentita spesso trattata come l'avversario (se non il nemico) all'interno di questo Coordinamento e non come una utile e competente risorsa.
Tutto ciò non spiega il momento critico che sta attraversando la nostra Associazione. Semmai è un monito a favore della trasparenza come dato imprescindibile per intraprendere qualsiasi discorso di unità, ed infatti, per le ragioni sopraddette il danno ha riguardato tutto il movimento transgender, non (o non solo) Crisalide. C'è quindi dell'altro - specifico - che si sovrappone ad un quadro generale mai così in basso negli ultimi 10 anni.
(Nello scrivere) "Crisalide è diversa dal resto dell'Associazionismo Trans", non ho voluto marcare un territorio, ma più semplicemente (ma anche più complessamente) constatare che per ispirazione ideale, scelte di politica transgender, modus operandi, rapporto con i nostri soci e con l'esterno, democrazia interna e molte altre "cose" - pur lavorando spesso per progetti analoghi - l'animus di Crisalide è stato spesso diverso e come tale determinava modalità espressive diverse.
Queste diversità hanno fatto di Crisalide un'Associazione unica in Italia. Non è neppure possibile fare paragoni fra le produzioni in tema, sia di politica generale, sia di proposte concrete, fra Crisalide ed il resto del movimento T* italiano. La mole di documenti prodotta è enorme e talvolta ha determinato cambi di agenda politica di tutto il movimento LGBT italiano. A volte abbiamo dovuto persino lottare contro posizioni di altre ass.ni transgender, come nel caso dell'abbandono della richiesta della "piccola soluzione" e a favore di una legge all'inglese (o alla spagnola) o, anche, come per la situazione dei protocolli di diagnosi e cura vigenti in Italia per la cosiddetta "disforia di genere" - la "patologia" impostaci per poter avere una seppur parziale copertura del SSN.
Non abbiamo mai creduto che fosse "salutare" per un'Associazione che difenda i diritti delle persone "trans" costituire in proprio consultori finanziati dalla politica. Lo abbiamo sempre considerato un "conflitto di interessi" potenziale. Abbiamo un SSN e ci siamo battuti e ci battiamo perché funzioni anche per noi attraverso strutture pubbliche. Semmai il ruolo di una Associazione è di consultazione e partecipazione come soggetto autonomo. Non si può dire che questo metodo abbia dato pessimi risultati se a Genova Crisalide è riuscita a fare riunioni con il Disem (Università degli Studi, Medicina, Endocrinologia) e proporre con successo (unico caso in Italia fino a pochissimi mesi fa) protocolli rispettosi della persona transgender e delle stesse norme di autoregolamentazione mediche e psicologiche. Ci riferiamo ai protocolli mondiali della Wapth, contro quelli Onig, applicati nel resto d’Italia (ed anche nei consultori gestiti dalle Associazioni) che obbligano a psicoterapie senza limiti e senza obbligo di diagnosi entro un periodo ragionevole. Altrettanto sembra stare per accadere a Roma (Saifip) per l’iniziativa quasi personale di una nostra socia.
La nostra battaglia per cambiare i protocolli di diagnosi e cura italiani (vedi allegato 1), a favore di quelli internazionali (che sta iniziando ad avere successi anche clamorosi), Crisalide l’ha potuta portare avanti facilmente anche perché non gestisce direttamente strutture sanitarie o consultori. Chiedere che per la diagnosi non debba essere obbligatorio un periodo coatto e prestabilito di almeno sei mesi (ripetibili) di psicoterapia (o come lo chiamano per mascherarlo "accompagnamento psicologico"); sostenere che debba essere ritenuta sufficiente una diagnosi psichiatrica che fondamentalmente escluda patologie psichiatriche che minino la capacità di intendere e volere, così come prevedono i protocolli internazionali, significa ridurre drasticamente il periodo di "latenza" e di "permanenza" delle persone "disforiche" presso i centri o consultori che seguono le persone transgender. Ridurre questo tempo è un obbiettivo fondamentale per le persone disforiche, ma costituirebbe un potenziale problema per strutture in proprio, finanziate.
Inoltre, pur non simpatizzando con una destra italiana filoclericale o postfascista che di noi ha opinioni irripetibili, come Associazione (ovviamente i singoli soci non perdono il diritto di partecipare attivamente alla vita politica come meglio credono, stando in Crisalide) non abbiamo mai voluto fare una scelta finale e definitiva verso il partito x o quello y, o il movimento "no global" o altri antagonismi sociali. Ogni volta che si sono presentate delle elezioni, abbiamo valutato programmi e intenzioni, abbiamo contattato quei partiti che dichiaravano di volersi occupare delle nostre tematiche e problematiche e - conseguentemente a queste verifiche - dato delle indicazioni di voto. Non che questo ci abbia riparato dalla possibilità di sbagliare, ma di certo se lo abbiamo fatto è stato perché siamo stati ingannati fra promesse ed impegno reale profuso. Non per questo abbiamo chiuso le porte a quei partiti che abbiano sinceramente voluto aiutarci e aiutare la causa che portiamo avanti. Lo dimostrano le nostre azioni compiute anche nel passato recentissimo. Abbiamo collaborato con il PdCI per la detassazione delle procedure legali di rettificazione anagrafica, ho personalmente lavorato per mesi sul testo del pdl Luxuria (Prc), pur essendo, il testo finale elaborato dall’onorevole, in alcune parti diverso da quello da me proposto, abbiamo dato indicazione di voto a favore della Rosa nel Pugno quando ci è sembrato mettesse in primo piano le battaglie per leggi di cui abbiamo bisogno (anche se in questo caso ci siamo poi resi conto di avere almeno parzialmente sbagliato analisi).
Abbiamo collaborato con decine di associazioni e movimenti anche politici, senza però decidere di appartenervi o rinunciare al diritto di critica (come è stato il caso del movimento "Facciamo Breccia").
Un ideale di fondo che è ben scritto nel Manifesto AzioneTrans (vedi allegato 2), ma anche un forte pragmatismo nella politica reale. Siamo e ci siamo sempre sentiti più un "sindacato" che un "partito" e come tale abbiamo cercato di spegnere la sete di diritti delle persone transgender italiane, laddove ci è sembrato di trovare risposte adeguate. Senza un "colore" di fondo, se non l'arcobaleno LGBT.
Eppure oggi, a distanza di otto anni dalla sua fondazione ed incredibile crescita, Crisalide sta attraversando una crisi.
La risposta non è difficile da trovare e sta proprio nella costituzione ideale dell'Associazione. Crescendo la diffusione territoriale e numerica di Crisalide, è diventato via via più complesso trovare soluzioni che garantissero contemporaneamente la massima trasparenza e uno spirito realmente volontaristico.
Prima di analizzare perché proprio nel nostro stesso modo di essere associazione è sorto il terreno in cui sono nati i nostri problemi (risolvibili ma attraverso azioni molto coraggiose), credo sia importante ricordare anche i risultati che questo stesso modo di essere ha portato alle persone trans italiane (residenti o domiciliate in Italia) fino ad ora. Altrimenti dovremmo semplicemente cambiare le nostre specificità, abbandonarle ed adeguarci al prevalente modo di fare politica.
Come già ricordato, Crisalide ha proposto e ottenuto la detassazione delle istanze per la rettificazione sessuale nei Tribunali (finanziaria 2000), sebbene questa vittoria ci è stata poi scippata parzialmente da successive finanziarie.
Crisalide - inizialmente da sola e ancora oggi con alcuni dissensi di altre ass.ni (Libellula di Roma) - si è battuta per abbandonare false soluzioni al problema "documenti" (la già citata "piccola soluzione") e spingere per una nuova legge che si ispirasse ai modelli inglese e/o spagnolo ed il risultato è stato che fino a ieri (non potevamo prevedere la crisi di Governo attuale) sono stati presentati ben tre progetti di legge che in diversa misura raccolgono queste istanze (di cui uno con un diretto coinvolgimento della sottoscritta in funzione di “esperta” e “ghost writer”) e nessun progetto di legge che invece (ri)proponesse la piccola soluzione. Certo un pdl se non viene calendarizzato resta lettera morta, ma comunque segna un passo in avanti importante verso il parlamento e – comunque vadano a finire le prossime elezioni – vigileremo perché questi siano riproposti nella prossima eventuale legislatura. Prescindendo per un attimo da ciò che sfugge alla nostra possibilità di intervento (quale una crisi di governo), possiamo comunque dire di essere almeno passati dalla richiesta di una elemosina (quali erano le ipotesi di solo cambio di nome, senza cambio di "identificativo di genere" all'anagrafe in assenza di operazione chirurgica sui genitali), ad una richiesta di diritti che derivano sia dal movimento culturale transgender, sia dalla conoscenza più approfondita che anche la scienza ha verificato su sesso, genere e identità di genere delle persone (ed anche degli animali).
Come già accennato, Crisalide ha discusso e portato – sin dal 2001 - almeno un Centro Nazionale importante quale è il DISEM di Genova, all'adozione di protocolli internazionali che non stabiliscano una psicoterapia coatta, come invece accade per i protocolli italiani Onig. Una mossa che oggi sta dando i suoi frutti. E' bastato far sapere che è possibile in Italia trovare un Centro che non metta il destino delle persone, nelle mani delle opinioni personali e spesso arbitrarie, di uno psicologo per anni senza un "si" o un "no", quindi senza una diagnosi, perché decine e decine di persone transgender emigrassero da tutta Italia verso Genova. Questo flusso migratorio ha però determinato un precedente importante. I Centri con protocolli "Onig" hanno iniziato a subire una emorragia di consensi. Senza l'intervento di Crisalide (vedi allegato 1) però sarebbe stato gioco facile per i tanti centri Onig attaccare il Disem e i protocolli internazionali che segue, con l'assurda accusa di favorire la transizione (come fossimo "di default" persone incapaci di intendere e di volere!). Le nostre ragioni hanno impedito il propagarsi di queste accuse e non solo. E' notizia recente che anche uno dei Centri più grandi d'Italia, il Saifip di Roma, sta per abbandonare i criteri "onig" per abbracciare quelli WPTAH (internazionali), già da anni in uso al citato Centro genovese).
Questa è la politica di Crisalide: creare esempi positivi e favorirne la propagazione, non fermarsi ad uno "status quo" vecchio di decenni e che favoriva solo le lobby psicologiche e non "i pazienti" transgender.
Credere nei gruppi di Auto Aiuto veri (con personale pari e preparato con corsi ufficiali al ruolo di facilitatore dei gruppi) è stata un'altra caratteristica propria di Crisalide che ha dato grandi frutti e aiutato realmente centinaia di persone ad uscire dall'isolamento, a raccogliere informazioni, a chiarirsi le idee, a scegliere la via migliore per la propria realtà.
Credere nell'informazione "povera" del web, piuttosto che quella - teoricamente più nobile ma meno accessibile - del libro, è un altro specifico di Crisalide. Il web perché offre strumenti gratuiti di informazione ed interattività, perché basta andare in un internet point per accedere alle informazioni piuttosto che cercare libri - peraltro spesso costosi e difficilmente reperibili nelle librerie - quasi mai esposti in vetrina, quasi sempre sconosciuti ai librai se non sai riferire esattamente titolo, autore ed editore (e magari codice ISBN). (…omissis…)
Altre cose meno visibili hanno fatto la differenza fra Crisalide e altre Associazioni. La mailing list dei nostri soci non è mai stata una sorta di newsletter che dall'alto informa i soci e che mal sopporta gli interventi – anche critici – dal basso, ma una vera lista di discussione dove i soci hanno sempre potuto partecipare e talvolta hanno anche preso decisioni attraverso lo strumento del "polling". Una lista dove la presidenza e "l'ultimo dei soci" avevano pari dignità di parola e di ascolto. Dove la critica era sempre legittima, se motivata e dove le varie "dirigenze" non potevano sottrarsi al dibattito o alle critiche. Trasparenza totale contro la logica del "i panni sporchi si lavano in famiglia", così diffuso in Italia. Questa trasparenza, questo diritto di ogni socio di “mettere in discussione l’operato dei/delle responsabili, pur con valide motivazioni, non è stato gradito da chi aveva (mal)inteso la propria responsabilità come un potere, un ruolo dirigenziale indiscutibile dai “sottoposti”.. Questo infatti è stato il primo mal di pancia che abbiamo sofferto.
Inoltre siamo stati fedeli alle proposte culturali del movimento transgender internazionale che arricchisce il panorama delle identità umane possibili e rivendica le pari opportunità per TUTTE le diverse identità di genere e di espressione di orientamento sessuale ed affettivo. Certo quando dico "tutte", intendo ovviamente anche chi si sente in perfetta sintonia con il proprio genere assegnato, con il proprio ruolo nel genere assegnato e chi è eterosessuale. La diffusione della cultura “two spirits”, ereditata dalla saggezza delle popolazioni indiane d'America, è stata una priorità di Crisalide per far comprendere come la nostra presenza nella società possa essere non solo accettabile, ma addirittura utile per tutte e tutti. Non per questo abbiamo mai voluto diffondere una sorta di “superiorità” razziale delle persone transgender rispetto alle altre. E se questo è avvenuto da parte di persone appartenenti o responsabili di Crisalide, beh, oggi non ne fanno più parte! Niente razzismi capovolti in Crisalide (seconda emorragia per chi ha ritenuto di considerarsi una sorta di razza superiore a causa di avere conosciuto “i due mondi” del maschile e del femminile.
Molte cose "dimentico" e che hanno costituito l'essenza di Crisalide, quali la non ricerca di "fondi" presso enti nazionali o europei se non quando aprivano degli spazi alla realtà dell'identità di genere, come è stato per il progetto Equal "EMDGS", al quale abbiamo deciso di aderire solo dopo aver posto la condizione che si inserisse - fra le differenze - anche l'Identità di Genere dimenticata dalla UE e dai primi propositori del progetto. Oggi abbiamo un docente transgender in questi corsi di Golden Standard sulle differenze che si rivolgono a datori di lavoro, ai dirigenti delle risorse umane aziendali, alle università dove si formano i futuri dirigenti aziendali, per spiegare gli specifici di una realtà ben meno conosciuta rispetto all'handicap o all'orientamento sessuale: quella della transizione da maschio a donna o da femmina a uomo.
Eppure, proprio queste regole ideali e non ideologiche che ci hanno fatto fare tanta strada ed avere tanto consenso, sono le stesse che oggi ci piegano ad un passaggio critico.
Il volontariato puro, il ruolo delle dirigenze in Crisalide inteso come responsabilità (responsabili sono le definizioni da noi usate per chi si assume l'onere di una qualsiasi autonomia decisionale), servizio e non potere (quindi la contestabilità legittima, se motivata, da parte di chiunque fosse soci*), la sfida totale contro ogni possibile formazione o facilitazione verso uno sviluppo egoico del proprio ruolo, contro ogni possibile "famiglia" da difendere che sovente nasce quando si formano anche i più piccoli centri di potere, centrali o locali, contro ogni forma di gerarchia fra sedi, contro ogni forma di "separatismo in casa" che porta alla fine a non sapere più "la mano destra cosa faccia la mano sinistra" e viceversa.
Per "starci dentro" comodamente su questo letto con più spine che petali profumati, bisogna avere una formazione culturale e una solidità psicologica non facile da trovare.
Il tutto in un panorama di una minoranza estrema, con problemi estremi.
Non obbiettivi politici o strategici hanno via via creato almeno tre di cui due già citati mal di pancia in Crisalide, ma più semplicemente il senso dato al proprio ruolo nell'associazione. Ci sono modi e modi di "fare servizio". Quello di Crisalide non chiede in cambio asservimenti psicologici verso l'associazione o chi la rappresenta. Un qualsiasi responsabile di questa associazione, legittimamente può aspettarsi che l'utenza che serve gratuitamente possa iscriversi e diventare socia. Niente di più. Nessuna riverenza o coorte può e deve circondare chi in Crisalide ha ruoli di gestione. Non per sadismo, ma perché quando si formano "clan", "coorti" legate al servizio svolto, alla fine vi sono appunto fornitori e servitori, padroni e servi (anche solo psicologici). Noi siamo per la liberazione dell'essere umano da ogni forma di controllo dell'uomo sull'uomo, perché gli scambi di cose, di affetti, sentimenti, ecc. siano liberi e liberati da ogni tipo di dovere di riconoscenza. Facciamo un servizio, non siamo "madri(ne) o padri(ni)" delle persone transgender che supportiamo.
I soci fondatori di questa associazione rivendicano la specificità di Crisalide allo stremo e hanno giocato una partita dura perché questo spirito iniziale non cambiasse e non cambi in futuro. Ad ogni costo. Anche quello di "perdere qualche pezzo". E' la qualità che ci ha fatto diventare una grande associazione e sarà sempre la qualità a renderci tali in futuro (o piuttosto lasciar morire un esperimento forse troppo avanzato?), a prescindere da momentanee flessioni o impennate di consenso, dovute a fatti contestuali, liti da condominio, famiglie da difendere.
Oggi la ex sede di Milano di Crisalide ha fondato una nuova associazione lombarda. Lo ha fatto a pochi mesi dall'avere ricevuto la fiducia dell'Assemblea Nazionale perché "Milano" costituisse il "Direttivo" di tutta l'Associazione e quindi del suo spirito, dei suoi ideali, dell'unità di tutti i territori dove l'Associazione è presente.
Purtroppo mentre venivano candidati gli eleggibili, alcuni degli stessi, postavano, in un forum extra associativo, messaggi di superiorità razziale delle persone transgender rispetto alle altre, lanciavano pesanti accuse di stupidità umana verso chi di noi intendeva la transizione come un passaggio netto e radicale da un estremo all'altro rispetto alle possibili varianti dell'Identità di Genere. Il tutto condito da minacce contro Crisalide stessa. Purtroppo queste cose sono state note a tutti ad elezioni avvenute. Alla richiesta di fare un passo indietro, dimettendosi dalla carica di Consigliere Nazionale almeno da parte di chi aveva promosso forum e scritto post quantomeno dal sapore razzista contro le persone non transgender (quindi anche contro le persone che si definiscono transessuali e hanno una visione binaria di sesso e genere). Abbiamo ricevuto un “no”. Una richiesta che si basava sul fatto che questi interventi dal sapore razzista erano contro le persone, ribadisco, e non, dialetticamente, contro le loro opinioni; cosa che sarebbe invece stata legittima.
Questa richiesta in primis mia personale, seguita a ruota dal resto della militanza di altri territori e di una parte della stessa Milano, di convincere due soli consiglieri su sette a dimettersi, ha ricevuto un secco no da parte della di allora presidente e - compattamente - da tutto il neo eletto Direttivo Nazionale, in una logica che a molt*, tropp* è sembrata di difesa aprioristica del proprio "clan", senza accettare di entrare gran che nel merito della questione.
Non si poteva rendere tutta Crisalide (che non è solo a Milano) ricattabile in qualsiasi momento, in qualsiasi dibattito pubblico dove sosteniamo la liberazione dal modello genderista ed eterosessista, per una libertà globale dell'individuo, con l'accusa di avere fra i nostri rappresentanti nazionali persone che hanno per mesi propagandato una sorta di super razza trans in un forum che si era fatto pubblicità (e spam) proprio sul forum di Crisalide. Ce ne sarebbe stato abbastanza per una espulsione a norma di Statuto, ma fu chiesto solo un passo indietro almeno per la durata di un mandato, questo. Dopo il no, ribadito più volte nonostante il massimo possibile della dialettica per far comprendere il danno che determinava il difendere un ruolo di rappresentanza dato a persone che avevano tradito lo spirito stesso di Crisalide, il suo sentire comune, le sue fondamenta ideali, si è proposta un'Assemblea Straordinaria dove chiarire il tutto. Neppure questa proposta è stata accettata. Del resto la gestione lombarda della ex sede di Crisalide ha recentemente avuto connotati "autonomisti" piuttosto forti. Crisalide Milano quasi fosse una cosa diversa dal resto di Crisalide (diversa e migliore?).
Infine, il terzo “mal di pancia”: la gestione economica delle nostre poche risorse. Una gestione che in tre mesi ha portato a zero i nostri conti con spese effettuate dalla presidenza degi anni 2006-2007, senza autorizzazioni come previsto dallo Statuto. Il resto è cronaca. Annuncio di dimissioni da parte del Direttivo milanese, senza però compiere l'atto dovuto finale di indire la nuova Assemblea dopo le dimissioni (con ciò creando volutamente problemi procedurali a chi voleva continuare in Crisalide) e la formazione di una nuova associazione dal nome che richiama un triste ventennio del nostro paese ed il terrorismo post fascista dell'Italia repubblicana.
(omissis)
Ed ora, (…omissis…) non resta che rimboccarsi le maniche e ripartire anche se con una ferita. Rimarginerà. E questo è anche il momento giusto per chi fino ad oggi magari è stat* alla finestra a guardare, per iniziare a contribuire a dare forza alle nostre idee, magari passando prima per una lettura approfondita del nostro Manifesto.

(nota: il testo è stato modificato in alcune sue parti durante lo svolgimento dell’Assemblea)

Appare oggi evidente che la “Crisalide”, moltiplicatasi innumerevoli volte, ha dato vita a molte “farfalle” che, come tali, hanno svolazzato nelle loro ali multicolori, seguendo propri percorsi personali che sono stati riversati in Associazione, talvolta – anzi sovente – in modo anomalo e soprattutto non coordinato con le altre “farfalle”. Le Crisalidi si trasformano in farfalle ed è noto che le farfalle tutto hanno fuorché un’organizzazione sociale, una vita comunitaria regolata da qualcosa di diverso che non sia il seguire la propria personale natura, le proprie tendenze, senza (volerne?) rendere conto a nessuno. Lo sfilacciamento è diventato nel tempo disconoscenza e la stessa idea di vita associativa è sembrata a molte farfalle un qualcosa di difficile, pesante, insopportabile, vuoi per ragioni legate alla politica, vuoi per ragioni legate a cose più complicate come la burocrazia ed il bilancio.
Due anni sono una cifra “spaventosa” se “governata” da farfalle dove ognuna era a capo di un proprio “esercito” personale o le risorse dell’Associazione venivano utilizzate senza le debite autorizzazioni preventive.
Le guerre fra poveri sono una scelta tattica suicida, per cui non si ritiene di dover andare ad analizzare singoli comportamenti e quanto questi fossero coerenti con Statuto, Manifesto e/o codici civile e penale. Altrettanto vero è che lasciare che tutto vada per conto proprio perché non possiamo permetterci di creare divisioni a causa della “povertà” del nostro movimento, se non è suicida in tempi brevi, lo è ed in maniera più radicale, in tempi medio lunghi. Senza un “idem sentire” meglio separarsi consensualmente ed agire secondo le proprie aspirazioni ideali e metodologie democratiche e partecipative.
Le democrazie orizzontali non funzionano senza una forte partecipazione alla vita sociale dell’Associazione. Finiscono con il diventare oligarchie dove “comanda” solo chi c’è o è più convincente (o prepotente?).
La ricerca dell’unanimismo senza voto consente di trasformare la forza di convinzione in vera e propria prepotenza. Il voto può far piazza pulita di colte parole cui nessuno crede. La democrazia orizzontale prevede proprio che debba essere garantita a tutti la possibilità di partecipare (nelle forme più svariate), ma contemporaneamente prevede che le decisioni vengano prese da chi partecipa e, possibilmente, unanimamente. Chi non lo fa rinuncia ai processi decisionali e sceglie di utilizzare gli strumenti della democrazia rappresentativa, approvando o disapprovando a posteriori, durante le assemblee nazionali, gli operati dei Direttivi, dei volontari, della presidenza (che è quanto di norma è previsto nella grande maggioranza dell’associazionismo).
Crisalide ha sempre utilizzato un sistema “misto” fra democrazia rappresentativa e diretta attraverso l’utilizzo degli strumenti statutari (rappresentativa) e la lista soci (diretta) nella quale ogni tema, iniziativa, progetto è argomentabile liberamente e dove, talvolta, quando le decisioni vengono ritenute difficili da prendere, è stato possibile decidere attraverso lo strumento del “polling” (che anche questo, ovviamente, prevede un minimo di partecipazione, con la lettura sistematica della stessa). Resta una parte di persone che decidono di sostenere l’Associazione attraverso l’iscrizione ma non sono interessati alla sua gestione politica. Essi hanno comunque lo strumento del sito internet (un tempo anche di un cartaceo trimestrale che si chiamava “trans/azioni”) per verificare periodicamente la propria affinità con l’Associazione per decidere se rinnovare o meno l’adesione.
AzioneTrans è stata e deve tornare ad essere un’associazione coesa. Non limitante la libertà individuale, ma nella quale quest’ultima venga condivisa, discussa fra tutt* e coordinata in una politica riconoscibile e con fondamenta ideali comuni.

RIFONDAZIONE O RINASCITA?

La realtà cui ci troviamo di fronte è semplice e ben poco interpretabile. Sono interpretabili le ragioni per cui un evento si evolve in una direzione piuttosto che in un’altra. Non – e non in questo caso – la realtà nuda e cruda.
Crisalide AzioneTrans, nata a fine 1999, è cresciuta in maniera esponenziale fino all’anno 2006. In quegli anni tutto (o quasi) ha funzionato in termini di bilancio, di amministrazione e soprattutto in iniziativa politica. I “fatti” di Crisalide sono già stati elencati e sono quasi tutti avvenuti in quel periodo (con l’eccezione della legge Toscana e dell’iniziativa a favore delle persone transgender che comunque è di iniziativa regionale e sarebbe andata avanti anche con la sola rappresentanza locale del MIT).
Nel contempo i soci non hanno più avuto modo di poter votare un bilancio, l’Associazione ha perso il diritto già acquisito del poter partecipare alla legge sul 5 per mille e siamo rimasti una “onlus” per “il rotto di una cuffia”.
I ritardi “burocratici”, che definirei doveri di legge, sono stati rimandati, trascurati, persino dimenticati doveri fondamentali verso i soci, come la rendicontazione di come sono stati spesi i soldi delle quote partecipative.
Cospargersi il capo di cenere verso chi ci ha dato fiducia in questi ultimi due anni è un atto dovuto dell’Associazione tutta, sebbene esistano precise responsabilità, ma non basta. Errare è umano, perseverare diabolico, ci ricorda un antico detto latino e ad esso ci dobbiamo rifare in questa Assemblea per uscire fuori da una crisi strutturale ancor prima che ideologica dell’Associazione.
Due sono le vie: una rifondazione o una rinascita. La prima via prevede la conservazione di nome, identità e la necessità di rimediare agli errori e dimenticanze pregresse, specie quelle che hanno una valenza civile. La seconda via prevede la “liquidazione” di questa Associazione, con la chiusura possibile di bilanci ed altri atti amministrativi, con la costituzione, qui, oggi stesso, di un nuovo soggetto che riparta da zero per quanto attiene tutte le questioni organizzative ma mantenga lo spirito del Manifesto che diede vita a Crisalide AzioneTrans.

VERSO UN NUOVO SOGGETTO POLITICO

Quel che oggi propongo all’Assemblea, convocata sia in forma ordinaria, sia in forma straordinaria, è l’avvio del procedimento di chiusura dell’Associazione Culturale Crisalide AzioneTrans, con votazione dei soli soci 2008 e la contemporanea scrittura – a margine di questo evento – di un atto costitutivo di una nuova Associazione che mantenga il riferimento al Manifesto AzioneTrans.
Sebbene questo ci costringerà a “ripartire da zero” per l’onlus e per tutte le altre questioni amministrative (codice fiscale, libri soci, verbali, conto corrente, logo, ecc.); sebbene questo fatto ci costringerà in qualche modo a farci nuovamente conoscere (ma siamo noi gli eredi della nota Crisalide), questa decisione porterebbe, in tempi medio lunghi, ad una serie di vantaggi di ogni ordine:
• Attraverso un nuovo Statuto potremo fare tesoro degli errori compiuti e precisare meglio compiti e diritti e doveri degli associati;
• Gli errori del passato politici quali quello dell’obbiettivo di crescere in tutta Italia come se il nostro bacino di “utenza” o interesse fosse analogo a quello delle associazioni gay e lesbiche, consentirebbe la creazione di un soggetto più agile, maneggevole e strutturato in base a più precise regole sulle deleghe di responsabilità. Non più crescere ad ogni costo, ma farlo se e quando vi sono forze capaci e disponibili ad assumersi gli oneri prima degli “onori”.
• Azzerare le questioni burocratico/amministrative che, per via di alcuni abbandoni, richiederebbero mesi di lavoro per una ricostruzione decente e credibile o la necessità del ricorso a denunce all’autorità giudiziaria che vorremmo evitare anche a costo di averci rimesso un anno di bilancio almeno.
• Vi è la necessità di stabilire un “nuovo patto”, più chiaro nei suoi obbettivi primari e secondari e nella considerazione della vita associativa e delle sue regole.
• In questi due anni, in ambito LGBT, il nome Crisalide AzioneTrans ha perso il 90% della sua spendibilità e credibilità a causa della crisi venutasi a creare

Solo i soci 2008, iscritti fino al 17 febbraio (compreso) hanno il diritto di decidere, in una situazione in cui non è neppure possibile una ricostruzione precisa delle identità di chi si è iscritta/o nel 2007.
Neppure ci deve spaventare l’essere pochi di oggi. Crisalide è nata con un atto costitutivo di 5 persone, solo 3 delle quali hanno lavorato davvero. In sei anni da tre passammo ad ottanta iscritti e centinaia di simpatizzanti, con un peso politico all’interno del movimento LGBT mai così alto per una associazione Trans.
Invito al coraggio di ripartire dopo una chiara discussione se ne esistono le forze, la voglia e la possibilità. In alternativa propongo comunque lo scioglimento di Crisalide AzioneTrans e la formazone di una associazione di studi sul Genere e l’Identità di Genere senza bisogno di particolari radicamenti territoriali e organizzativi.
Mirella Izzo
31 gennaio 2008

Dopo discussione pubblica l’Assemblea Ordinaria ha votato il presente documento all’unanimità.
L’Assemblea Straordinaria, convocata in concomitanza dell’Assembla Ordinaria, verificato il numero legale come da Statuto degli iscritti presenti, ha deliberato lo scioglimento dell’Associazione Culturale Crisalide AzioneTrans e la sua confluenza nel nuovo soggetto in via di formazione denominato AzioneTrans.
Ha infine dato mandato ad una successiva Assemblea da tenersi entro 15 giorni per nominare un liquidatore e donare tutti i propri beni ad AzioneTrans, nel frattempo costituitasi.