SPECIALE STAMPA
Il Secolo XI
X: UN CASO E LA SUA SOLUZIONE

Rinchiusa nel mio "bunker/casa" e "farmaco salvavita" Computer, venerdì mattina leggo una email che mi racconta che proprio nella città dove "vivo", Genova, il Secolo XIX, quotidiano più letto in città, ha pubblicato un articolo che mi viene definito "terribile" su di noi. Nonostante il mio corpo urli di non uscire, il dovere mi chiama (peraltro ero a corto di sigarette.. farmaco salva... salvaniente) e mi accingo ad una furtiva scappata verso l'edicola.
Quel che leggo è peggio delle mie peggiori aspettative, dopo una quindicina di giorni di articoli e servizi tv uno più disinformante e irrispettoso dell'altro. Fin dalla prima pagina il richiamo è come una martellata: "Trans, a Genova affari d'oro" riferendosi al fatto che dopo il "caso Elkann" (sono persino stanca di scrivere questa perifrasi) "i" trans a Genova avrebbero "raddoppiato il proprio "giro d'affari. Una sovrapposizione perfetta trans = prostituta raramente così combaciante: meglio dei puzzle della Ravensburger! Ora.. molti lo sanno.. io rischio un po' la vita e comunque la salute a incazzarmi.. ma questa volta mi sono incazzata sul serio. L'articolista, Marco Menduni, peraltro era una mia vecchia conoscenza di chat... e qui mi fermo. Chiamo il Secolo pretendendo una rettifica. Ho la fortuna di parlare con unA dirigente e quando le spiego che a me, transgender, l'Azienda presso cui dipendo (chissà per quanto..) non ha affatto raddoppiato il mio stipendio, mi rendo conto che inizia a comprendere il mio punto di vista. Quando poi le chiedo se un giornale, facendo un articolo sulla prostituzione femminile che raddoppiasse il business per una qualsiasi ragione, titolasse e facesse riferimento nei titoli e nell'articolo non alla prostituzione femminile ma alle donne tout court, mi risponde: "mi incazzerei tantissimo"... "Ecco, ora capisce perché sono così incazzata". Mi promette la possibilità di replica con pari spazio e devo dire è stata di parola.
Ed è così che vengo contattata (dietro mia specifica richiesta) da altro giornalista, Simone Schiaffino, figlio del noto disegnatore, e riparto con la mia arringa fra il concitato e il minaccioso. Mi calmo un po' quando capisco che questo giornalista ha capito la mia incazzatura e mi calma rassicurandomi e, con un atto di dolcezza raro nell'ambiente giornalistico, si premura di ricordarmi di prendere il "coumadin" (farmaco davvero salvavita per me "valvolizzata") mentre, durante l'intervista, continuavano a suonare i miei 3 allarmi settati sui telefonini per non dimenticarmene (già fra i tanti casini ho anche problemi di memoria, tantopiù in fase di stress). L'articolo uscirà domenica, mi promette.
La promessa viene mantenuta spero più per la comprensione del punto di vista che per le minacce riferite al primo articolo che, a mio parere, conteneva estremi per essere segnalato.... ma vabbè... lasciamo perdere perché alla fine le cose sono andate a posto e credo che l'articolo "riparatore" (che il Secolo considera ovviamente solo un altro punto di vista) abbia davvero riparato.
A parte un paio di imprecisioni, l'articolo è uno dei migliori fra quelli usciti in questo periodo su di noi (ok, ci vuole poco vista la spazzatura ignorante, morbosa e bavosa vista in queste settimane su ogni forma di media, ma questo non toglie nessun merito a chi vuole lavorare con attenzione). Lo è al punto da essere uno fra i pochissimi usciti negli ultimi anni (direi che si possano contare sulla punta delle dita di una mano sola) da coniugare correttamente al femminile noi transessuali e transgender maschi transizionanti femmina.
La morale di questa storia?
A mio parere è semplice: bisogna battersi, parola per parola, articolo per articolo, servizio tv per servizio tv, per PRETENDERE rettifiche ogni volta in cui la condizione transgender e transessuale viene identificata automaticamente con la prostituzione. Anche perché, a nostro parere, la richiesta di rettifica può, nel caso di sordità del media coinvolto caso per caso, essere accompagnata da un avvertimento di tipo legale.
Eh si.. perché non siamo mica tanto sicure (e non lo sono neppure i giornali) che identificare una "categoria" di persone variegate con la prostituzione non sia un reato. Secondo noi lo è in virtù delle leggi sulla pari dignità fra uomini e donne nelle quali noi transgender rientriamo a pieno titolo, così come ricordato da Direttive Europee e confermato autorevolmente dalla Corte di Giustizia Europea.
Grazie quindi a Simone Schiaffino. Forse non dovrei neppure ringraziare per un servizio che semplicemente rettifica bugie sparate in prima pagina, ma credo che tutto sommato i giornalisti che vogliano fare buona informazione, abbiano i loro problemi a far passare i loro articoli nelle proprie redazioni, rispetto a quelli morbosi e, come si dice in gergo "di colore". Per questo ringraziare e incoraggiare (così come facciamo sempre con Delia Vaccarello, stella del firmamento dei diritti GLBT) chi ci prova ad essere corretto, è uno dei tanti modi per tentare di spostare - seppur lentamente - la lancetta del barometro mediatico nei nostri confronti da "tempesta di balle" a "sereno della verità".
Ovviamente come è nostra consuetudine riportiamo entrambi gli articoli nella nostra rassegna stampa e, per comodità di lettura di chi è arrivato a leggere fino a qui, riportati entrambi di seguito anche in questa pagina

Mirella Izzo 24 ottobre 2005

Gli articoli:


IL SECOLO XIX di Venerdì 21 ottobre 2005

RICHIAMO IN PRIMA PAGINA NAZIONALE:
Clienti raddoppiati dopo il caso Elkann. I viados: "Con noi si rilassano"

Trans, a Genova affari d'oro Genova. "La storia di Lapo? Per noi è stata una manna". Contro ogni previsione razionale, la vicenda che ha coinvolto Lapo Elkann ha acceso i riflettori sulla vita e l'attività dei transessuali. La curiosità, ma anche gli affari, sono raddoppiati: "Gli uomini ci cercano perché le donne sono sempre più sciape, poco intriganti", spiegano i diretti interessati. I numeri: a Genova la questura ha schedato dieci trans sulle strade, nel quartiere di Carignano. A loro, però, vanno aggiunti i trenta in attività nei vicoli dell'antico Ghetto e i circa 25 che ricevono in appartamento, nel centro cittadino, con tariffe che partono da 60 Euro ma possono arrivare anche a 300.
Menduni a pag. 33

REPORTAGE: Viados a Genova, un fenomeno in forte crescita.
"La vicenda di Lapo Elkann? Per noi si è rivelata una manna".
Transessuali, il business raddoppia Dieci gli stranieri schedati sulle strade, ma i clienti preferiscono chi riceve in casa.
(Foto di trans in strada)
Un transessuale al lavoro tra via Corsica e Corso Saffi

Malvisti, tollerati a stento. A volte insultati, spesso beffeggiati dagli equipaggi dei perditempo della notte.
Improvvisamente rivalutati, proiettati nel cuore delle cronache.
Improvvisamente protagonisti, i transessuali, dopo la vicenda che ha coinvolto Lapo Elkann, il giovane manager della Fiat finito in overdose di cocaina dopo una notte trascorsa in compagnia di tre travestiti, a Torino.
"Una manna, una manna - sorride "Gianna", due decenni trascorsi sulle strade di Carignano - questa vicenda  non ha mai attirato tanta attenzione. Attenzione positiva, non sai quanta gente nuova arriva, s'informa, viene con noi".
Eppure per la piccola pattuglia di transessuali genovesi le cose non sono mai andate male.
I clienti non mancano e, spesso, sono clienti disposti a metter mano al portafoglli senza troppe esitazioni. "Ma ora - insiste Gianna - le cose vanno ancora meglio. Temevamo un effetto devastante sugli affari, le cose stanno andando tutte all'opposto".
Quanti sono i trans in attività a Genova? La questura ne ha schedato dieci, che si vendono sulle strade, in una zona di Carignano (via Corsica, via Fiodor) da sempre tradizionalmente teatro di questo genere di prostituzione.
Dieci stranieri, spiega Teresa Canessa, che dirige la sezione criminalità extracomunitaria (la vecchia buoncostume) della squadra mobile, ecuadoregni e colombiani. "Genova non è città di viados - insiste Teresa Canessa - la clientela si rivolge in prevalenza a chi riceve in appartamento".
Proprio l'unico viado colombiano è stato protagonista, nelle settimane scorse, di una curiosa vicenda burocratica. L'hanno trovato senza documenti, sono state avviate le pratiche per il trasferimento in un centro di temporanea permanenza. Ma il modulario prevede solo una risposta secca: sesso maschile o sesso femminile. Nessuno è riuscito a risolvere il dilemma e il giovane è stato rimesso in libertà.
Nel centro storico, tra piazza della Nunziata e via del Campo, nell'antico Ghetto (Untoria, Croce Bianca, Adorno) c'è un'altra zona da decenni dominio incontrastato dei transessuali. Venti i "bassi", quasi tutti di proprietà, in cui i trans, una trentina, incontrano i clienti. Molti sono attempati e hanno vissuto tutte le epoche del Ghetto, dalla vivacità degli anni Sessanta al degrado totale dei decenni successivi all'attuale, faticosissimo, progetto di ristrutturazione e di recupero.
Non solo, però, le nuove leve hanno poco più di trent'anni, fisici asciutti e sinuosi. Sembrano donne, a tutti gli effetti. I loro nemici? Gli spacciatori che infestano il quartiere "e spaventano i clienti" e i tossicodipendenti, che spesso derubano chi si addentra nel dedalo dei caruggi. Anche qui, giura Antonia, "quel che è successo a Torino ha aumentato l'interesse. Tanti ragazi in gruppo, per curiosità, ma anche diversi nuovi clienti".
La tariffa delle prestazioni è più alta della media dellea prostituzione femminile (dai 50 ai 100 euro per una ventina di minuti); si sale ancora se si cercano incontri in appartamento, magari per tutto il pomeriggio o per tutta la sera: una media di due-trecento euro.
Se si interpreta la retribuzione con la fredda logica del mercato, se ne deduce che la richiesta è forte e che il frequentatore medio ha discrete possibilità di spesa.
I trans che ricevono nelle loro abitazioni sono 25-30, distribuiti esclusivamente in centro: nelle zone di Corvetto, Manin, Piazza Dante.
Contattati con il passaparola ma anche via internet, da una clientela che ha confidenza con l'informatica.
Arcaton, uno dei network più cliccati da chi è in cerca di compagnia, nella categoria trans a Genova propone Arianna. "bellisima assolutamente femmiinile dalle forme giunoniche, anche per coppie". C'è il telefonino. Pronto Arianna? "Si, sono io. Sono sudamericana, ricevo in corso Buenos Aires, di fronte al cinema Augustus, chiamami quando sei in zona che ti spiego". Ma quanto potrei spendere? "Ne parliamo quando vieni, non adesso". Ma nemmeno un'idea? "Ne parliamo di persona, vedrai che troviamo un accordo".
Marco Menduni

LA TESTIMONIANZA
"Ci scelgono perché le donne sono poco intriganti con noi invece trovano relax e puro divertimento"

Si fa chiamare Bibi, alias B.B., alias le iniziali di una delle bellezze più sfrontate e affascinanti del grande schermo.
Si fa chiamare Bibì a dispetto dei capelli neri corvini che le scendono sul collo ("Ma se metto una parrucca divento biondissima"), con due occhi verdi che incorniciano un volto solare. Esile, filiforme, grazie femminile dalla nascità. Un mix tra ormoni e silicone ha fatto il resto. Riceve, Bibì, in un elegante monolocale (l'ha comprato due anni fa, per poco meno di duecentomila Euro) nel centro cittadino.
"Perché gli uomini vengono con noi? Forse perché le donne sono sciape, poco intriganti". Si ferma a riflettere, Bibì: "Sai qual'è il problema? Le donne, a letto, si divertono poco e fanno divertire poco. Per loro il sesso è il modo di accalappiare un uomo, di mettergli la palla al piede o di ottenere qualche contropartita. Noi siamo relax e divertimento puro. Disponibili quando si vuole, poi dopo scompariamo. Ma dimmi:  una che si sposa per interesse, per essere mantenuta, è forse meno puttana di me?".
Transessuali e droghe. Cocaina. Un mix casuale?
"No, no. Non lo credo. Molti, moltissimi tra i miei clienti prendono cocaina. Lo so, lo vedo. Tirano su col naso, si muovono a scatti, sono concitati. Io li faccio lo stesso, chi se ne frega.. anzi, di solito sono quelli che pagano meglio. Io credo che chi usa droga sia più propenso a venire con noi". Per quale motivo? "Perché certe droghe spazzano via i freni inibitori, danno via libera ai desideri più proibiti e trasgressivi,. E noi, per nostra natura, siamo trasgressione pura".
C'è chi dice siate più disposti ad ascoltare, a capire... "Io chiacchiero con i miei clienti, scherzo, rido, mi piace quando mi raccontano della loro vita. Ma non credere alle favole. Vogliono trasgressione, cercano pratiche "dure" che altrove non trovano, nemmeno a pagamento. Se vuoi ti racconto". Ma è un racconto che non può esser scritto sulle pagine di un giornale.
L'identikit del cliente è però chiaro: "Sicuramente ha del denaro in tasca, anche perché una serata intera, con me costa 300 Euro. Sicuramente è più facile che sia un professionista, un intellettuale o un personaggio del mondo dello sporto o dello spettacolo.
Ho clienti del genere, che chiedono anche rapporti multipli, con altre mie amiche, "colleghe". Non dirò mai chi sono, avrei finito di lavorare il giorno dopo".
Non ha mai pensato di farsi operare? "No, onestamente no. Mi trovo a mio agio, in questa dimensione. Non solo perché gli uomini, i clienti, ci vogliono "intatte", anche perché ho trovato la mia collocazione, non ne sento il bisogno. E ho anche un po' paura".
Lavora sempre qui? "No, solo in inverno. L'estate mi trasferisco, ma è un tipo di lavoro diverso. Vado in Costa Azzurra, mi siedo al tavolino di un bar, cerco il "tipo" con cui passare la notte o anche una settimana di seguito, se è in cerca di compagnia".
Bibì qual'è la sua vita quotidiana, quando non lavora? "Una vita normalissima, davvero. Tranquilla, senza troppi affanni. Mi vesto normalmente, mi trucco poco, anche perché ho la fortuna di sembrare comunque una donna vera. Faccio una vita da brava ragazza.
All'inizio nel palazzo c'era molta diffidenza nei miei confronti. Adesso anche la vicina, una nonnina deliziosa, passa da me se ha bisogno di qualcosa per cucinare e spesso si ferma a prendere il caffé e a far due discorsi".
E la vita affettiva? "Ho avuto un fidanzato, qualche anno fa, i suoi genitori non si erano nemmeno accorti che non ero una donna donna. Adesso sono single e la cosa non mi turba, non è facile trovare un uomo che accetti di stare con una che fa la mia vita. Anche perché, lo dico con sincerità, non la cambierei. Però ogni tanto trovo anche qualche ragazzo con cui mi piace uscire al di fuori del lavoro. Per trasporto, senza essere pagata".
M. Men

LA SCHEDA
I LUOGHI:

Sulla strada: Carignano; via Corsica, via Fiodor, via Gavotti, giardini Margutti, piazzale San Francesco d'Assisi Nei bassi: Il Ghetto: vico San Filippo, vico Untoria, vico degli Adorno in casa: Appartamenti nelle zone di piazza Corvetto, piazza Manin, piazza Dante, corso Buenos Aires. Le tariffe: - 50 euro: in macchina - 60-100 euro: nei bassi del centro storico - 250-300 euro: in appartamento, tutto il pomeriggio o la sera.

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Il Secolo XIX del 23 ottobre 2005
RICHIAMO IN PRIMA DI CRONACA DI GENOVA - foto Mirella Izzo :
LA TESTIMONIANZA. "NOI TRANS? NON SIAMO TUTTE SUL MARCIAPIEDE
Dopo il caso Lapo Elkann il racconto di Mirella Izzo, 40 anni, leader di "AzioneTrans".
"Io lavoro normalmente e aiuto le altre a trovare un posto. Abbiamo diritto a un'esistenza senza pregiudizi.

Schiaffino a pagina 23

LA STORIA.
MIRELLA, 40 ANNI, RACCONTA LA SUA SCELTA, RIVENDICANDO IL DIRITTO A UNA ESISTENZA SENZA PREGIUDIZI TITOLO: "NON SIAMO TUTTE SUL MARCIAPIEDE" SOTTOTITOLO: "IZZO DI "AZIONETRANS": IO LAVORO, VIVO NORMALMENTE E AIUTO LE ALTRE A TROVARE UN POSTO".
FOTO: Striscione Crisalide Manifestazione San Remo.

Non ci stanno ad essere identificate come prostitute.
L'equazione "transessuale = puttana" non va giù alla categoria.
Perché non è vera. Lo dice Mirella Izzo, la presidente nazionale di Crisalide AzioneTrans, la più rappresentativa delle associazioni che riuniscono le transessuali italiane. AzioneTrans, tra le varie attività associative,  ha l'obbiettivo  di trovare un lavoro alle iscritte.
Un lavoro normale, che non sia quello di vendere il proprio corpo sul marciapiede.
"Quando ho letto l'articolo sul Secolo XIX di venerdì, dal titolo "Transessuali, il business raddoppia" - dice ironicamente la presidente - ero contenta, preché credevo che il mio stipendio di impiegata contabile fosse raddoppiato. Capisce cosa voglio dire? Che leggendo il giornale si identificava, con una sovrapposizione perfetta, la categoria con la prostituzione. Noi non siamo soltanto "lucciole". Certo, molte trans scelgono questa attività, ma non tutte".
Una finta scelta, perché spesso è dettata dalla necessità visto che per le transessuali è difficile trovare un lavoro normale.
Diffidenza, pregiudizio, ignoranza.  E poi la situazione del mercato occupazionale, che rende comunque difficile un'assunzione, per tutti, e in tutti i campi professionali.
Ma la scelta può anche essere determinata dal fatto che una trans che si prostituisce, aiutata dalla chirurgia e dalle cure ormonali, guadagna dieci volte di più di quanto vale uno stipendio normale.
"Chi sceglie il marciapiede è libera di farlo - prosegue Mirella Izzo, agguerrita presidente, nonostante una seria malattia, che le rende pericoloso qualsiasi sforzo e soprattutto i violenti sbalzi di umore -. "Stimiamo che sul totale della popolazione transessuale in Italia decide di "battere" il 50 per cento degli individui. E' una percentuale alta, certo, ma è giustificata dalla difficoltà di non avere altre chanches di vita.
Per questo abbiamo fondato "Crisalide AzioneTrans": per dare un supporto alle trans che si vedono costrette al marciapiede per il fatto di non riuscire ad essere assunte in normali posti di lavoro".
La popolazione transessuale, insomma, si sente spesso discriminata, sbeffeggiata, ingiustamente messa da parte. "Abbiamo un grande bisogno di integrazione, di sentirci persone come tutte le altre.
Lo sa che per l'Organizzazione mondiale della sanità, siamo malate? La nostra patologia si chiama "disturbo dell'identità di genere".
E il paradosso è che per "curare" questa malattia, per diventare quello che ci sentiamo di essere, il Sistema sanitario nazionale non ci copre le operazioni e i cicli di cure ormonali".
Secondo i regolamenti che disciplinano la sanità pubblica, infatti, gli interventi chirurgici e le terapie ormonali  a cui i trans devono sottoporsi sono considerati "chirurgia estetica" e non, come vorrebbero i transessuali, "chirurgia ricostruttiva".
E' difficile stabilire un censimento della popolazione trans a Genova. "Sicuramente qualche decina di individui, forse un centinaio - conclude Izzo - tra cui figurano persone che fanno l'architetto, l'ingegnere, la segretaria, ma anche l'operaia e la parrucchiera, o la barista; e poi tra le più giovani, ci sono le studentesse universitarie.
Alcune, per paura di essere riconosciute, si "truccano" da uomo, nascondendo le loro sembianze femminili raggiunte con gli ormoni: in pratica indossano una fascia per non rendere visibile il seno. Altre, più fortunate, sono inequivocabilmente donne, cioè hanno un aspetto che non dà adito ad alcun sospetto, confondendosi con serenità nella popolazione femminile". Fino al momento, però, di esibire i documenti per un controllo o un colloquio di lavoro: quando l'aspetto stride con un nome maschile, e l'incantesimo, una difficile alchimia di trucco, ormoni, atteggiamento, interventi chirurgici, si frantuma contro la fredda evidenza di una carta d'identità.
Per la legge italiana si ha diritto alla modifica delle generalità dal maschile al femminile soltanto quando è intervenuta un'operazione chirurgica per rimuovere gli attributi maschili. Neglli altri casi no.
Si nasce uomini e si resta tali. Anche quando le sembianze (e la volontà del titolare del documento) direbbero tutto il contrario.
Simone Schiaffino

BOX
L'INCONTRO ALLE "MOSCHE BIANCHE" LA PAROLA D'ORDINE E' "INTEGRAZIONE"

Un appuntamento, due volte al mese, per integrarsi con il resto della popolazione.
Per non essere più un mondo a parte, una categoria, troppo spesso identificata esclusivamente con il sesso a pagamento.
Alle "Mosche Bianche", locale notturno di via Pisacane (quartiere Foce) è prevista una serata sabato 29 ottobre dalle 22.30 per avvicinare le persone al mondo dei transessuali. "Per una volta non per una prestazione a pagamento, ma per fare amicizia, conoscersi, socializzare senza pregiudizi - spiega Mirella Izzo, presidente nazionale di "Crisalide AzioneTrans" -. "Un incontro che vuole diventare un appuntamento fisso, due volte al mese. La prima serata c'è stata sabato 15, ed è stata un successo: hanno partecipato moltissime persone e l'evento non aveva avuto una pubblicità adeguata. Noi ci crediamo molto: è un'iniziativa, come tante altre che organizziamo, finalizzata ad abbattere la barriera del pregiudizio che avvolge la nostra categoria".
Per avere maggiori informazioni sull'attività dell'Associazione, diretta da Mirella Izzo, è possibile visitare il sito www.crisalide-azionetrans.it

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