COMUNICATO STAMPA Ancora un omicidio di una ragazza “transessuale”. Questa volta nella nostra città. Manuela, 38 anni, è stata trovata nel suo appartamento con la testa fracassata, nuda, con un cuscino a coprirle la testa, sul gas una macchinetta del caffè già pronta per essere servita, evidentemente al suo assassino, e che Manuela non ha avuto il tempo di assaporare. In questo 2007 è la terza vittima (30 nel 2006) di una assurda quanto cieca violenza che colpisce le persone “transessuali”. Tutti i quotidiani locali, ed anche alcuni nazionali, hanno riportato la notizia con dovizia di particolari e con toni assolutamente morbosi, a tratti offensivi, e con una terminologia che sta ad indicare quanta ignoranza e quanta discriminazione ancora esistono verso persone che, loro malgrado, si trovano a vivere una situazione di disagio sociale, di solitudine e di emarginazione. Manuela in realtà non era una “transessuale” ma una donna a tutti gli effetti, avendo già affrontato tutto il processo di transizione fino ad arrivare all’intervento chirurgico per la cosiddetta “riassegnazione sessuale” e al conseguente cambio di identità sui documenti. Utilizzare termini quali “trans” o addirittura articoli, aggettivi e verbi al maschile è, oltre che inopportuno e scorretto, anche offensivo per chi, dopo un lungo processo, caratterizzato da sofferenze psicologiche e fisiche, approda finalmente alla sua vera identità di genere. Manuela “trans”, “donna”, “prostituta”… che importa? Manuela era una persona ma a differenza delle persone “normali”, meritevoli di rispetto e di pietà di fronte all’orrore subito, lei non merita né l’uno né l’altro. E’ come se la vita di una persona come lei avesse meno importanza delle altre, “in fondo” , è il pensiero comune” se l’è andata a cercare”… Il vero orrore non è l’omicidio in sé ma il pensiero, i ragionamenti e le congetture che l’accompagnano. In questo momento avremmo voluto scegliere il silenzio, quel silenzio cupo e doloroso al quale vorremmo tanto rifugiarci, ma l’urlo che esplode dentro ognuno di noi non può essere taciuto. E’ l’urlo che spazza via il moralismo e perbenismo dei benpensanti, di coloro che hanno armato quella mano e che ora disprezzano e offendono quel corpo martoriato ancora caldo e sanguinante. La mano grondante di sangue non è solo una, quella dell’assassino, ma sono tante quanti sono i pregiudizi, le cattiverie, l’emarginazione e l’isolamento che alcune persone, a causa del loro orientamento sessuale o di genere, sono costrette a subire. E’ la mano di chi si è nutrito del pensiero corrente che “tanto uccidere una trans, una prostituta non è poi così tanto grave”. Come potrebbe essere altrimenti se transessuali, lesbiche e gay sono quotidianamente bersaglio di efferati attacchi da parte della politica, della Chiesa Cattolica, del branco mediatico? |