COMUNICATO STAMPA:
UNA RICHIESTA ALL’UNIONE E AL POLO:
ANCHE PER L’ITALIA UNA LEGGE SUL
CAMBIO DI GENERE SESSUALE
COME IN GRAN BRETAGNA E SPAGNA
Bisogna chiarirlo presto e bene: né Blair
né Zapatero si sono improvvisamente fatti prendere da
un furore libertario nei confronti dell’identità di genere delle
persone, con le leggi e proposte di legge che prevedono la possibilità di
cambiare il “sesso anagrafico” senza l’obbligo di sottoporsi ad intervento chirurgico-cosmetico sui genitali.
Queste leggi discendono da una serie di indicazioni
che provengono da autorevoli enti europei e mondiali: dalle ultime definizioni
di “salute” dell’OMS, alle numerose condanne delle Corti Europee agli stati che
non si erano dotati di norme per il cambio di sesso.
Certo nessuno di questi enti obbligava gli stati membri ad
autorizzare il “cambio di sesso anagrafico” anche senza intervento sui
genitali, ma la concezione di identità sessuale in
questi anni è cambiata e tutti gli studi effettuati convergono sul fatto che il
sesso di una persona è indicato da una serie di fattori, non ultima quella
psicologica.
Peraltro queste leggi non trasformano – come alcuni
benpensanti e alcuni giornali già vogliono far pensare – l’appartenenza ad un
sesso anagrafico piuttosto che ad un altro in una sorta di “bancarella” dove
ognuno sceglie liberamente a che sesso appartenere.
E’ noto che non è l’intervento ai genitali a rendere di per
sé una persona donna o uomo: questi tipi di interventi
sono solo un aiuto all’adeguamento del proprio corpo alla propria identità, ma
di per sé hanno un valore più estetico che funzionale.
Ciò che può determinare davvero il cambio di una identità da maschile a femminile o viceversa sono le
terapie ormonali che portano il corpo di una persona transessuale ad assumere
un equilibrio endocrinologico equivalente al sesso di
elezione.
Peraltro sono le stesse terapie a determinare anche una
“castrazione chimica” che di per sé impedisce ad una neo-donna di diventare
padre o ad un neo-uomo a diventare madre.
Infine non può non essere tenuta in conto l’identità di
genere sociale che una persona adotta nella propria vita, per determinarne il
“sesso anagrafico”.
La chirurgia genitale può e deve essere quindi un aiuto
offerto alle persone transgender per sentirsi meglio
e non una forca caudina sotto la quale dover passare per avere i documenti
concordanti con il proprio aspetto e la propria identità sociale.
Peraltro leggi come quella italiana
che impediscono il cambio anagrafico alle persone non operate si scontrano in
modo piuttosto rozzo contro le norme per la privacy, in quanto costringono le
persone trans non operate a far conoscere la propria
condizione a chiunque debbano mostrare i propri documenti. Condizione che,
attenendo sia alla sfera sessuale, sia a quella relativa alla
salute, rientra nei dati sensibili protetti dalla legge sulla privacy.
Di più, determinano una discriminazione basata su motivi di
salute, tra chi può sottoporsi a tale intervento e chi non può.
Per queste ragioni chiediamo all’Unione e al Polo
delle Libertà una presa di posizione chiara ed inequivocabile a riguardo e ad
inserire nel proprio programma anche l’aggiornamento della attuale
normativa sul “cambio di sesso” (legge 164) nella direzione delle normative
britannica e spagnola.
Crisalide AzioneTrans – onlus MIT - Movimento Identità Transessuale
Mirella Izzo Marcella Di Folco
Genova-Bologna 8 maggio 2005
Infoline: 392
6845584 (Crisalide AzioneTrans)
347
3441511 (MIT Movimento Identità Transessuale)