Negli
umani, la divisione centrale del letto nucleare striato terminale dell'ipotalamo
(BSTc) non diventa sessualmente differenziata se non in età adulta.
by Anne A.Lawrence, M.D. Ph.D.
traduzione italiana a cura di: Maryliz
Due
pubblicazioni dell'Istituto Olandese per la ricerca sul cervello, pubblicate
nel 1995 e nel 2000, sono state largamente interpretate come la dimostrazione
di una possibile marcatura anatomica a livello neuronico della transessualità
da maschio a femmina (MtF).
Nel 1995, Zhou e altri riportarono che la suddivisione centrale del
letto nucleare delle cellule striate terminali dell'ipotalamo (BSTc)
era sessualmente differenziata negli esseri umani. Il volume del BSTc
era significativamnete più grande nel cervello maschile che in
quello femminile. Tuttavia, nel cervello di sei MtF transessuali che
Zhou ed i suoi collaboratori studiarono fu trovato che il volume del
BSTc era di dimensioni tipicamente femminili.
Una pubblicazione successiva di Kruijver ed altri (2000) esaminò
gli stessi sei cervelli di transessuali e altri due aggiuntivi, incluso
uno di un transessuale FtM. Kruijver ed altri riportarono che il dimorfismo
sessuale nel BSTc riscontrato da Zhou rifletteva una effettiva differenza
nel numero di neuroni, e non era semplicemente un errore della tecnica
di misura adottata dal Zhou.
Queste due pubblicazioni hanno dato nascita a fantastiche estrapolazioni,
inclusa quella, asserita da molte MtF transessuali,di possedere il "sesso
cerebrale " delle femmine. (esempio : " Lynn nacque e fu cresciuta
come una ragazzo. Ma fu un terribile errore, perchè Lynn aveva
il " sesso cerebrale " ... di una ragazza"). Asserzioni
non qualificate come questa sono state fatte anche da persone informate
e da scienziati. Ciò, nonostante che gli studi citati prima avevano
riguardato solo otto cervelli di transessuali, e non erano mai stati
ripetuti in altri laboratori. Ciò, nonostante che, delle dozzine
di altre strutture dimorfiche sessualmente presenti nel cervello umano,
nessuna fosse stata trovata sessualmete atipica nei transessuali.Ciò,
nonostante che non si sappia quale funzione il BSTc abbia negli esseri
umani.
Comunque, i credenti nel "sesso cerebrale" delle transessuali
avevano trovato il loro marcatore biologico, e nessuna quantità
di normale scetticismo scientifico poteva dissuaderli da questa credenza.
Fino, forse, ad ora. Una recente pubblicazione di Chung e altri (2002)
ha fatto una scoperta inaspettata: Negli esseri umani, diversamente
dai ratti e da altre specie, Il volume del BSTc non diventa sessualmente
dimorfico se non in età adulta. Tuttavia, molte transessuali
MtF raccontano che le loro esperienze di disforia di genere iniziano
nell'infanzia, spesso al tempo dei più antichi ricordi. E' quindi
difficile immaginare come il volume del BSTc possa essere un segnale
dell'identità di genere se esso non è ancora sessualmente
differenziato proprio nell'età quando l'identita di genere si
stabilisce. Chung e altri scrivono :
"La tarda differenziazione del volume del BSTc ha influenza
sulla ipotesi che ci sia una relazione tra questa dimensione e la transessualità.
E' interessante comunque che, mediamente, le transessuali chiedono il
loro primo consulto medico tra i 20 e i 45 anni, età questa che
coincide con il periodo della divergenza dipendenet dal sesso del volume
del BSTc trovato in questo studio.( van Kesteren e altri, 1996) Tuttavia,
studi epidemiologici mostrano che la consapevolezza del proprio problema
di genere è presente molto prima. Infatti, circa il 67%-78% delle
transessuali in età adulta ricorda il forte sentimento di essere
nata nel corpo sbagliato presente fin dall'infanzia (Van Kesteren e
altri, 1996)."
Naturalmente, è ancora possibile costruire teorie che spieghino
questi riscontri con l'ipotesi che il volume del BTSc in età
adulta possa essere un marcatore dell'identita di genere delle transessuali
MtF. Chung e altri, fanno la congettura che il livello ormonale del
feto o del neonato possa avere effetto sulla identità di genere,
e possa, forse, indurre simultaneamente dei cambiamenti "nella
densità delle sinapsi, nella attività neuronale, o nel
contenuto neurochimico" del BSTc tali che, pur non avendo effetto
immediato sul suo volume, invece lo posanno avere, in qualche modo,
dopo, in età adulta. Naturalmente essi non propongono nessun
specifico meccanismo per il quale questo effetto possa accadere. In
alternativa, essi ipotizzano che il fallimento nello sviluppo di una
identità di genere maschile possa influenzare il volume del BTSc,
di nuovo senza specificarne il meccanismo. Nonostante queste due possibilità,
è evidente che, dopo lo studio di Chung e altri, considerare
il volume del BTSc come un marcatore biologico della identità
di genere delle transessuali MtF è un pò più azzardato
di prima.
Si vedrà se, dopo queste novità scientifiche, la fantasiosa
rivendicazione delle transessuali di avere un "sesso cerebrale
femminile" diminuirà o no.
La
pubblicazione a cui si fa riferimento nell'articolo è :
Sexual differentiation of the bed nucleus of the stria terminalis in
humans may extend into adulthood.
Journal of Neuroscience 22(3): 1027-1033 (February 1, 2002) Chung WC,
De Vries GJ, Swaab DF.
I riferimenti
citati sono:
Chung WC, De Vries GJ, Swaab DF (2002) Sexual differentiation of the
bed nucleus of the stria terminalis in humans may extend into adulthood.
J Neurosci 22(3): 1027-1033.
Kruijver FP, Zhou JN, Pool CW, Hofman MA, Gooren LJ, Swaab DF (2000)
Male-to-female transsexuals have female neuron numbers in a limbic nucleus.
J Clin Endocrinol Metab 85(5):2034-2041.
Van Kesteren PJ, Gooren LJ, Megens JA (1996) An epidemiological and
demographic study of transsexuals in the Netherlands. Arch Sex Behav
25(6):589-600.
Zhou JN, Hofman MA, Gooren LJ, Swaab DF (1995) A sex difference in the
human
brain and its relation to transsexuality. Nature 378(6552): 68-70.
L'articolo
originale è sul sito: http://www