MANIFESTO
AZIONE TRANS
Parte
prima:
Premesse
- la
definizione di sesso maschile/femminile, deriva da un'impostazione dualistica
basata sull'analisi degli organi genitali e della mappa cromosomica. Tale
definizione è solo apparentemente scientifica in quanto in natura
sono presenti stadi intermedi di intersessualità sia fisica (presenza
di genitali misti), sia cromosomica (presenza di cromosomi "xxy"
e "x"). E' quindi scientificamente provato che i sessi, in natura,
non sono due.
L'attribuzione di una persona al sesso maschile o femminile è pertanto
arbitrariamente imposta alle persone intersessuate;
- L'attribuzione
del sesso maschile o femminile, inoltre, basandosi esclusivamente su parametri
fisici, non tiene in considerazione l'aspetto psicologico del senso di
appartenenza ad un sesso/genere piuttosto che ad un altro ed è
quindi arbitrariamente imposta a tutti.
- un
processo di identificazione sessuale eticamente e scientificamente corretto,
dovrebbe tenere presente tutte le variabili che costituiscono la formazione
di una identità umana sessuata, e tutte le possibili combinazioni
tra esse; ovvero:
- identità
di genere (il senso intimo di appartenenza al genere maschile o femminile
- ovvero all'uomo o alla donna - o ancora a zone intermedie tra i
due generi estremi)
- ruolo di genere
(il ruolo sociale nel quale ci si sente sintonici rispetto agli stereotipi
maschile/femminile all'interno della propria realtà culturale)
- sesso biologico
(la sommatoria del sesso genetico e di quello genitale)
- sesso psicologico
(il sesso al quale si sente di appartenere prescindendo dal sesso
fisiologico)
- orientamento
sessuale (il desiderio di instaurare rapporti che investono l'eros
con persone che appartengono allo stesso/diverso sesso biologico o
che appartengono allo stesso/diverso sesso psicologico quando esso
non corrisponda al sesso biologico)
Quanto
sopra esposto evidenzia l'incontestabile verità che i sessi e le
relative identità di genere non sono due ma rappresentano un continuum
di possibilità che vede ai due estremi i concetti/stereotipi di
"maschile" e "femminile".*
Essendo i termini "maschio" e "femmina" spesso attribuiti
ad un mero riconoscimento genetico, e quindi considerati invariabili,
ed assumendo invece i termini "uomo" e "donna" significati
anche culturali e psicologici, sarebbe più corretto parlare - nell'ambito
del transessualismo - di transizioni da "maschio a donna" e
da "femmina a uomo" anziché da maschio a femmina o viceversa.
Al contrario di quanto avviene attualmente, dove il sesso e quindi il
suo genere "conforme", sono arbitrariamente attribuiti alla
nascita sulla base esclusiva dei dati biologici, l'identità di
genere di una persona non dovrebbe essere in alcun modo definita fino
al momento in cui la stessa non sia in grado di identificarsi con un "sesso
psicologico" o una "identità di genere". Ne consegue
che "sesso" e "identità di genere", contrariamente
a quanto avviene oggi in quasi tutte le società, non dovrebbero
essere necessariamente congiunti. Al "sesso psicologico" dovrebbe
essere attribuito il valore più importante e significativo nella
scelta della propria identità di genere evitando le attribuzioni
"ob torto collo" finora applicate. Dovrà quindi essere
possibile avere persone di sesso biologico maschile con identità
di genere femminile e viceversa senza evocare stati di "anormalità"
o "aberrazione".
Infine, essendo l'orientamento sessuale l'aspetto comunicativo e sociale
dell'identità di genere, esso dovrebbe essere liberamente espresso
prescindendo dal proprio sesso biologico e/o dal proprio sesso psicologico
quando esso fosse diverso da quello biologico. Aumentando le "variabili"
dell'identità di genere che entrano in gioco si incrementano esponenzialmente
i possibili orientamenti sessuali. Questa realtà (perché
è già presente nella società, ma nessuno ha avuto
voglia di analizzarla seriamente) determina un senso di confusione solo
per chi è vittima dello schema duale maschile/femminile e riesce
quindi ad immaginare al massimo tre tipologie di orientamento sessuale:
eterosessuale, omosessuale, bisessuale.
In realtà le innumerevoli varianti di identità di genere,
e quindi di orientamento sessuale, costituiscono un arricchimento delle
possibilità di espressività degli esseri umani, ormai liberati
dai concetti di "estro", "calore", "fecondabilità",
ecc. ma non ancora dalla derivante logica sessuale binaria. Un elenco
non esaustivo delle possibili varianti che comunque non tiene conto -
per semplificazione - né delle realtà intersessuate (androgine
e ginandre), nè della possibili relazioni affettive multiple (e
diversamente orientate), né delle relazioni che si alternano differentemente
orientate nel corso della vita di una persona, è indicato in calce
al documento**.
Parte seconda
I
diritti fondamentali
- Il
diritto all'espressione della propria identità di genere è
un diritto soggettivo e - in quanto tale - da considerarsi intrinseco
ed inalienabile - di ogni essere umano. Esso è elemento fondante
delle singole personalità/individualità e mezzo indispensabile
per la realizzazione piena del proprio sé.
- L'adeguamento della propria identità di genere, qualora non corrisponda
al sesso biologico con il quale si è nati ed ai relativi stereotipi
culturali di "maschile/femminile" (negli abiti, nella gestualità,
nelle modalità espressive, ecc.), è patrimonio culturale
dell'umanità da sempre ed appartiene al libero arbitrio della persona
Tale
libertà si è espressa nelle culture umane di ogni tempo:
i termini "Winkte" della cultura Lakota, "Nadle" della
cultura Navajo, "Hijiras" della cultura Indiana, "Sererr"
della cultura Pokotos del Kenia, "Xaniths" della cultura islamica
dell'Oman, "Mahu" della cultura di Tahiti, "Sekrata"
della cultura del Madagascar, "Gallae Frigi" della cultura romana,
sono solo alcuni nomi dati alle persone che transizionavano nei modi di
vestire, di comportarsi, di ruolo sociale da un genere sessuale all'altro.
Sovente a queste persone era attribuito uno status sociale rilevante e
venivano loro riconosciuti precipui ruoli, all'interno di ogni singola
comunità e cultura, quali quello di "tramite di comunicazione
tra i sessi maschile e femminile".
Transgender (transgenere) è il termine, attuale ed internazionale,
erede naturale di tutte le esperienze umane del passato sopra elencate,
armonico alla cultura della società moderna.
- Con
l'evoluzione della tecnologia, della scienza, della medicina è
oggi attualmente possibile rinforzare l'adeguamento della propria identità
di genere sentita, attraverso modificazioni che investono direttamente
il proprio corpo. Esse sono di natura chimica (assunzione di ormoni adeguati
alla propria identità di genere) e chirurgico-estetica (interventi
sui caratteri sessuali secondari e primari).
Tali interventi altro non sono che strumenti più affinati e più
efficaci dello stesso fenomeno, da sempre presente - e con diritto - nella
storia dell'umanità e pertanto sono da considerarsi mezzi leciti
ed adeguati per le persone che vogliano modificare lo status della propria
identità di genere, sia nelle sue forme intermedie (transvestitismo,
transgenderismo), sia nella transizione completa tra le identità
di genere maschile e femminile (transessualismo)
Il diritto all'utilizzo di questi strumenti fa quindi parte del diritto
inalienabile all'espressione della propria identità di genere.
- Le
dispute scientifiche sul fatto che transgender/transessuali si nasca o
si diventa, sul fatto che sia una condizione statica o evolutiva, che
vi sia una predisposizione genetica o ambientale/familiare, non ha - a
tutt'oggi - trovato risposte univoche e certe. Qualunque dovesse essere
la risposta ai suddetti quesiti (se risposta univoca vi sarà mai),
il diritto all'affermazione della propria identità di genere sentita
- in qualsiasi momento della propria vita - dovrà restare immutato.
- la
non coincidenza tra sesso biologico e sesso psicologico, tra sesso genetico
e identità di genere non è una malattia. E' semplicemente
- tra le possibili combinazioni che formano una identità umana
sessuata - quella più estrema. Le persone che vivono questa condizione
non sono psichicamente malate, disforiche o disturbate: semplicemente,
vivendo una condizione estrema, devono/possono affrontare un percorso
di trasformazione del proprio corpo che può renderle - anche per
i condizionamenti sociali, spesso ostili - più fragili rispetto
a chi vive un'identità di genere che coincide con il proprio sesso
biologico. Una società sana ed etica dovrebbe aiutare quelle persone
che dovessero incontrare difficoltà nel proprio percorso di transizione
al fine di recuperarne l'apporto positivo e sereno al suo stesso interno.
I diritti sociali e politici
Al contrario
di quanto avveniva nelle culture precedenti, l'affermazione delle religioni
monoteistiche rivelate, ha rapidamente modificato lo status sociale delle
persone transgender. I codici morali di queste religioni che hanno influenzato/determinato
lo sviluppo delle culture successive, prevedono infatti una rigida suddivisione
e separazione tra i sessi, considerando "validi" e rigidamente
schematizzati i soli sessi "maschile" e "femminile".
Non solo: tra di essi è stata (im)posta una lunga serie di differenti
codici comportamentali che ha contribuito alla loro reciproca incomunicabilità
e - quasi sempre e quasi ovunque - la sopraffazione del "sesso maschile"
sul "sesso femminile". Per le condizioni intermedie (intersessuati)
e per le condizioni di transito da un "sesso" ad un "altro"
non vi è stato più spazio.
Per secoli tali condizioni sono state relegate ad una mera realtà
di aberrazione fisica (intersessuati) e psicologica (transgender/transessuali).
Solo in questi ultimi decenni - ed esclusivamente nella civiltà
influenzata dal modello capitalistico/liberale e socialdemocratico (comunemente
detta "occidentale") vi è stato una lenta e comunque
ancora molto contrastata presa di coscienza sull'identità di genere
e sulle sue variazioni. Questa presa di coscienza è però
soprattutto accademica ed ha ancora pochi ed insufficienti riscontri negli
ordinamenti giuridici degli stati.
A ragione di ciò, tuttora, la persona intersessuata è costretta
a subire, alla nascita, una rettificazione sessuale chirurgica che la
assegna ad uno dei due sessi "leciti", senza concederle il tempo
e la possibilità di sviluppare la propria identità di genere
verso uno dei due sessi o decidere di restare nella sua condizione di
intersessualità. A causa di questa prassi sono artificialmente
e pregiudizialmente provocati numerosi casi di transessualità "indotta".
Le persone transgender e transessuali godono - e unicamente in alcuni
stati "occidentali" - del diritto giuridico di esistere solo
ed esclusivamente se "decidono" di adeguarsi, nella loro transizione,
ad uno dei due modelli fisici di "maschio" e "femmina",
rendendo praticamente obbligatorio, per chi voglia veder riconosciuta
legalmente la propria esistenza, un processo chirurgico di mutilazione
e trasformazione dei propri genitali. Anche in questo caso per molte persone
transgender si crea un percorso obbligato consistente nella rettifica
chirurgica sessuale dei genitali al solo fine di ottenere pieno godimento
del diritto ad esistere in quanto soggetto giuridico.
Intersessualità e transgenderismo sono quindi ritenuti socialmente
accettabili solo ed esclusivamente in relazione ad un percorso il cui
termine è rappresentato da una nuova "nuova" appartenenza
binaria "maschile/femminile".
Mentre alle persone intersessuale il diritto all'esercizio del libero
arbitrio sulla propria identità viene estirpato alla nascita in
quanto immediatamente "rettificate" d'"ufficio", le
persone transgender che non vogliano/non sentano di adeguarsi oltre i
propri bisogni ad una delle polarità "maschio/femmina",
dovranno affrontare una vita nella quale la loro condizione di genere
misto (es. genitali maschili in corpo femminile) semplicemente non è
prevista giuridicamente.
Per costoro il destino è quello di vivere in un eterno limbo giuridico
che le espone ai più svariati abusi e interpretazioni di comodo
da parte di chiunque eserciti anche il benché minimo potere.
Stesso destino per le persone transessuali, durante il periodo successivo
all'inizio della transizione e precedente ri-assegnazione chirurgica sui
genitali che dà diritto alla rettificazione anagrafica.
Pochissimi paesi prevedono nel loro ordinamento giuridico la possibilità
di cambiare il nome secondo il genere sentito, pur continuando ad appartenere
al sesso di nascita dal punto di vista anagrafico. In questi casi l'"ibridazione"
tra nome e sesso potrà generare una interruzione di continuità
tra gli stessi e dare quindi origine, ad es., a dei Mario "femmine"
e a delle Maria "maschio".
Al di là di un maggior conforto nella vita quotidiana delle persone
transgender, questo provvedimento rimane afflitto dal vizio d'origine
di considerare arbitrariamente sesso e genere come due realtà non
disgiungibili.
Nonostante la permanenza di un equivoco di fondo, questa "soluzione"
(non a caso chiamata "piccola" in Germania, paese in cui è
stata adottata) resta auspicabile, fino a che non sarà possibile
una più radicale revisione del concetto di genere sessuale, in
quanto, laddove essa è applicata, rende la vita delle persone transgender
e transessuali più agevole e ne riduce l'esposizione a continue
violazioni della propria privacy.
Parte terza
Gli
obiettivi
GLI
OBIETTIVI DI FONDO
- eliminazione
dello stato di illegalità delle condizioni transgender e transessuale
in tutti i paesi in cui è prevista e punita con ammende, carcere,
pena capitale;
- divieto di assegnazione chirurgica sessuale alla nascita delle persone
intersessuate, salvo in quei casi in cui quel particolare stato di intersessualità
non implichi pericoli per la salute. In tali casi l'intervento dovrà
essere ridotto al minimo indispensabile per mantenere aperte le opzioni
di scelta alla persona, una volta adulta;
- abolizione dell'indicazione di sesso e/o genere come dato anagrafico
e legale, al fine di:
· tutelare le persone intersessuate dall'assegnazione chirurgica
ad un sesso a fini legali e anagrafici
· tutelare le persone transgender al fine di non spingere verso
interventi chirurgici demolitivi al solo fine di ottenere una definizione
anagrafica
· tutelare le persone transessuali al fine di non obbligarle ad
un limbo giuridico nel periodo della transizione
· garantire ad ogni persona, in qualsiasi momento della propria
vita, di scegliere la propria appartenenza di "genere".
· liberare le unioni "matrimoniali" dal vincolo dell'eterosessualità
GLI
OBIETTIVI CONTESTUALIZZATI ALLE REALTA' LOCALI (ITALIA)
(questa parte è modificabile da nazione a nazione in base alle
diverse situazioni sociali, politiche e legislative locali)
LEGGE
164/82
- far approvare una circolare applicativa della legge 164/82 che interpreti
letteralmente gli articoli n. 2 e n. 3 in essa contenuti, dove si dice:
ARTICOLO 2: la domanda di rettificazione di attribuzione di sesso di
cui all'art. 1 è proposta con ricorso al tribunale del luogo dove
ha residenza l'attore.
Il presidente del tribunale designa il giudice istruttore e fissa con
decreto la data per la trattazione del ricorso e il termine per la notificazione
al coniuge e ai figli.
Al giudizio partecipa il pubblico ministero ai sensi dell'art. 70 del
codice di procedura civile.
Quando è necessario, il giudice istruttore dispone con ordinanza
l'acquisizione di consulenza intesa ad accertare le condizioni psico-sessuali
dell'interessato.
Con la sentenza che accoglie la domanda di rettificazione di attribuzione
di sesso il tribunale ordina all'ufficiale di stato civile del comune
dove fu compilato l'atto di nascita di effettuare la rettificazione nel
relativo registro.
ARTICOLO 3: Il tribunale, quando risulta necessario un adeguamento dei
caratteri sessuali da realizzare mediante trattamento medico-chirurgico,
lo autorizza con sentenza.
In tal caso il tribunale, accertata la effettuazione del trattamento autorizzato,
dispone la rettificazione in camera di consiglio.
Dalla semplice lettura dell'art. 2 è evidente che l'autorizzazione
alla rettificazione anagrafica è totalmente indipendente da eventuali
modifiche medico chirurgiche sui caratteri sessuali.
Il riferimento ai "trattamenti medico chirurgici sui caratteri sessuali"
appare solo successivamente nell'articolo 3, svincolato dall'iter che
porta alla rettifica anagrafica (descritto nel precedente art. 2). Non
casualmente il riferimento agli stessi trattamenti chirurgici risulta
condizionato a "quando risulta necessario", escludendo pertanto
l'obbligatorietà di doversi sottoporsi ad essi.
Da ciò ne dovrebbe conseguire che:
- la rettificazione anagrafica prescinde da interventi sui caratteri sessuali
- non specificando se l'eventuale autorizzazione a trattamenti medico-chirurgici
debba avvenire in funzione delle esigenze dell'attore o di quelle della
"società" (quando risulta necessario a chi?), essi non
dovrebbero essere imposti per la sola "necessità" di
una parte (lo Stato).
- l'eventuale autorizzazione a trattamenti medico-chirurgici - oltre ad
essere indipendente dalla rettificazione anagrafica - non si riferisce
specificatamente ai caratteri sessuali primari (genitali). Questo fatto
ancor più chiarisce che un' eventuale autorizzazione debba essere
interpretata in funzione della maggior serenità dell'attore. Per
meglio vivere nell'identità di genere sentita possono essere opportuni
interventi di tipo medico sui caratteri sessuali SECONDARI (rimozione
barba per mtf) e di tipo chirurgico (mastectomia per ftm e mastoplastica
per mtf) ancor prima ed indipendentemente dal bisogno di una modificazione
dei caratteri sessuali primari (genitali), in quanto i caratteri secondari
hanno un impatto visivo nella vita sociale quotidiana decisamente più
evidente rispetto ai caratteri sessuali primari.
- il ricorso a perizia d'ufficio è facoltativo e non obbligatorio
In sintesi
l'iter della legge 164/82 dovrebbe essere il seguente:
Alla richiesta dell'attore, il tribunale decide l'autorizzazione alla
rettificazione anagrafica. Può, in questa circostanza, avvalersi
di un perito d'ufficio al solo fine di escludere la presenza di psicosi
quali la schizofrenia che mascherino la reale condizione transessuale.
Indipendentemente e contemporaneamente alla rettifica anagrafica, il tribunale
- su istanza dell'attore - può autorizzare interventi medico chirurgici
sui caratteri sessuali (primari o secondari) che soggettivamente possano
meglio rendere accettabile il proprio aspetto nell'identità di
genere di "arrivo".
Tale interpretazione della legge 164/82 non è frutto di forzature
ideologiche da parte del movimento transessuale, tanto è vero che,
già nel 1984, un noto costituzionalista quale Paolo Barile, nel
libro "Diritti dell'uomo e libertà fondamentali", a proposito
della legge 164/82, scrisse:
"(…) Essa (la legge 164/82) ammette ormai la rettificazione di
sesso per effetto di una sentenza che attribuisca ad una persona un sesso
diverso da quello denunciato nell'atto di nascita "a seguito di intervenute
modificazioni dei suoi caratteri sessuali" art. 1: dove, evidentemente,
deve intendersi che tali modificazioni possono essere anche solo di carattere
psichico, non necessariamente di carattere fisico. Queste ultime anzi
possono venire autorizzate, mediante trattamenti medico-chirurgici, dallo
stesso tribunale (art. 3). (…)
Lo Stato Italiano non ha mai emesso una circolare applicativa sulla legge
164/82 e - a tutt'oggi - le modalità di applicazione da parte dei
tribunali sono discordanti tra loro e totalmente contrastanti con quanto
sopra esposto. Infatti:
- ovunque, l'autorizzazione alla rettifica anagrafica è subordinata
all'effettuazione di intervento chirurgico sui genitali
- raramente sono invece autorizzati interventi sui caratteri sessuali
secondari (rimozione barba, mastoplastica, rinoplastica ecc.)
- in molti tribunali, l'avvalersi di perito d'ufficio è "norma"
e i giudici rinunciano al proprio potere discrezionale previsto dalla
legge, caricando di ulteriori costi la persona richiedente, anche nel
caso in cui presenti perizia di parte.
Questo tipo di interpretazione travisa lo spirito della legge e soprattutto
le fa assumere un carattere punitivo nei confronti delle persone transessuali
e transgender.
PICCOLA
SOLUZIONE (Kleine Lösung)
Il ricorso a tale soluzione è subordinata al fallimento di una
lettura originale del testo della legge 164/82.
Essa prevede la possibilità di cambiare nome (ma non sesso) sui
documenti prima o a prescindere dalla rettifica chirurgica sui genitali.
E' una soluzione da cercare per porre fine a quel limbo giuridico in cui
persone transessuali (nel periodo di transizione) e transgender (per tutta
la vita) si trovano costrette a vivere. La piccola soluzione metterebbe
anche fine alla gravissima violazione della legge sulla "privacy"
che la persona transessuale in transizione o transgender è costretta
a subire ogni volta che deve esibire i propri documenti. Situazione in
cui - di fatto - viene dichiarata a chiunque la propria realtà
trans/gender/sessuale, dato personale e incontestabilmente "sensibile".
La piccola soluzione è comunque un obiettivo minore rispetto ad
una circolare applicativa della legge 164 che ne interpreti alla lettera
i suoi contenuti, in quanto consente esclusivamente la modifica del nome
e non del sesso; situazione che non attribuirà alle persone transessuali
in percorso di transizione e transgender molti diritti quali il diritto
al matrimonio e all'eredità nelle coppie che - necessariamente
- saranno "di fatto".
GRATUITA
TRANSIZIONE
- Il disagio della persona transessuale è insormontabile se non
essa può porvi rimedio attraverso una modificazione anche del proprio
corpo attraverso rimedi farmacologici e/o chirurgici.
Tale disagio facilmente può facilmente portare l'individuo a scelte
estreme, quali il suicidio o alla negazione della propria condizione nel
tentativo di impostare la propria vita secondo il genere sessuale assegnato
alla nascita.
Una scelta che ha implicazioni drammatiche anche nei confronti delle persone
con cui si relazionano, in quanto, pur di tentare di affermare una propria
identità contraria al proprio spirito, molte persone transessuali
e transgender finiscono spesso con lo sposarsi e avere figli, per poi,
drammaticamente abbandonare tutto, sotto la pressione della propria identità
di genere interiore.
Una scelta che può anche portare alla negazione totale di se stessi,
alla perdita delle capacità di relazione conducendo l'individuo
fino alle forme di malattia mentale che comprendono l'isolamento totale
o parziale dalla societa' (ad esempio autismo, o altre forme di autorepressione
violente o pseudoviolente).
Così come lo "strabismo" - che pur non essendo considerato
una vera e propria malattia (molte persone strabiche hanno vissuto vite
"normali" prima dell'avvento della chirurgia correttiva) - viene
comunque corretto chirurgicamente in modo gratuito, altrettanto dovrebbe
accadere con questa forma particolare di "strabismo" riguardante
l'identità di genere.
INSERIMENTO SOCIALE E LAVORATIVO
Allo stato attuale delle cose, la conoscenza della realtà transgender
e transessuale da parte della cosiddetta "società civile"
è confusa, approssimativa e ricca di pregiudizi, talvolta molto
gravi. Tali pregiudizi che consistono ad esempio nell'equivalenza transessuale
= prostituta o che rimuovono la coscienza dell'esistenza stessa dei transessuali
da donna a uomo, portano ad una eterna emarginazione delle persone transessuali
e transgender dal tessuto sociale in cui nascono, crescono e vivono. Attualmente
sembra che l'unico modo per una persona transessuale di avere garanzie
certe di una vita non emarginata, sia quello di operarsi, ottenere la
rettifica anagrafica e poi sparire dal posto in cui si è vissuto
fino a quel momento per riapparire "magicamente" altrove, dove
nessuno possa "scoprirne" il suo passato.
Alla fine pare che, l'unico modo certo per vivere una vita non emarginata,
sia rappresentato dalla negazione della propria identità, del proprio
passato, del proprio percorso di transizione.
Se questa scelta di "cancellare" un passato che non le appartiene
può talvolta essere libera e corrispondere all'intimo desiderio
della persona transessuale, essa non deve trasformarsi in un vincolo obbligato
per quelle altre persone transessuali e/o transgender che invece desiderino
mantenere le proprie radici affettive nel posto dove sono cresciute e
che vogliano "portare" con dignità ed anche orgoglio
la propria condizione transgender, transessuale o ex transessuale.
Del resto le possibilità di inserimento lavorativo per una persona
transessuale o transgender (in modo particolare per le trans mtf) è
estremamente più difficile rispetto ad una persona non transessuale.
Sebbene in misura minore, è anche difficile mantenere il proprio
lavoro (quando esso sia già presente prima dell'inizio della transizione)
ed il prezzo da pagare e comunque spesso quello di pesanti discriminazioni,
interruzioni o retrocessione della propria carriera, mobbing.
Per porre fine a queste situazioni, certamente è necessario cambiare
la percezione sociale della condizione transessuale che è stata
vittima di una sorta di "comma 22" dal quale è difficile
uscire. Un nuovo "comma 22" che potrebbe recitare:
"Una persona transessuale non può trovare altro lavoro se
non la prostituzione ma se vuole trovare un altro lavoro, deve cancellare
dall'immaginario collettivo l'idea che la transessuale sia sempre una
prostituta".
Sembra poi che la società istighi le persone transessuali alla
prostituzione in ogni modo: sia per quanto sopra esposto, sia negando
la gratuità delle modifiche sui caratteri sessuali secondari che
hanno costi elevatissimi e che possono essere sostenute solo disponendo
di una certo benessere economico. Se a questo si aggiunge che sovente
le persone transessuali e transgender sono vittime di abiura da parte
delle proprie famiglie di origine, con conseguente perdita di supporto
affettivo ed economico, si può ben immaginare quanto stretta sia
la via per evitare la prostituzione come mezzo di sostentamento economico
e di mantenimento della transizione.
PROSTITUZIONE
L'esercizio della prostituzione potrebbe essere considerato un lavoro
come qualsiasi altro. Vendere il proprio corpo al fine di provocare l'altrui
piacere è sicuramente moralmente ed eticamente meno discutibile
che vendere il proprio cervello, ad esempio, per costruire armi o qualsiasi
strumento atto alla distruzione della vita.
Ciò premesso, la prostituzione potrebbe essere considerata una
libera scelta solo nel caso in cui non esistesse alcuna condizione di
discriminazione (razziale, economica, sessuale, ecc.) che la inducano,
la istighino, la determinino.
Solo quando non esisterà più alcuna ragione di emarginazione
sociale, si potrà affermare che una persona (sia essa transgender,
transessuale, uomo o donna genetici) eserciti liberamente tale professione.
Senza questa condizione essenziale anche l'auto-affermazione di libero
arbitrio risulta spesso inquinata da motivazioni psicologiche di autodifesa.
La piena dignità umana si accompagna sempre e comunque alla possibilità
di scegliere liberamente ed alla pre-condizione di pari opportunità
rispetto agli altri.
La politica della "riduzione del danno" resta, nei casi di tratta
o di condizioni sociali che abbiano determinato o spinto una persona verso
la prostituzione, la via maestra da seguire al fine di favorire una fuoriuscita
dal "mestiere", senza costringere le persone a passare attraverso
giudizi etici e umiliazioni sulla loro individualità.
LEGGE
ANTIDISCRIMINAZIONE
In ogni caso, nessun'opera di sensibilizzazione potrà portare a
risultati concreti senza un'adeguata legislazione che faccia da deterrente
alla discriminazione.
Tale legislazione, oltre a comprendere una lettura corretta della legge
164/82 o - in subordine - la piccola soluzione, deve necessariamente dotarsi
di una normativa specifica.
Una legge che impedisca ai datori di lavoro di negare l'assunzione o di
licenziare o di retrocedere nella carriera una persona in ragione della
sua transessualità o condizione transgender; che impedisca - per
le stesse ragioni - di negare l'affitto o la vendita di una casa, o la
stipula di polizze assicurative, ecc. è indispensabile come deterrente
alla discriminazione. Questo discorso diventa tanto più rilevante
quanto più ci si trovi in assenza di leggi meno punitive per la
transizione sessuale (vedi rilettura legge 164/82 e/o "piccola soluzione").
LEGALIZZAZIONE DELLE "COPPIE DI FATTO"
Essendo ormai scientificamente provato che i sessi "maschile"
e "femminile" siano solo gli estremi di un continuum possibile
di diverse identità di genere, consentire il matrimonio - o comunque
la legalizzazione delle unioni affettive - esclusivamente a chi si sente
di appartenere ad uno di questi estremi, è quantomeno anacronistico
e soprattutto non corrisponde al bisogno fondamentale ed inalienabile
di ogni essere umano di amare e di godere di alcuni diritti rispetto all'impegno
di "mettere insieme" le proprie vite.
Per questo motivo matrimonio ed unioni civili dovrebbero essere svincolate
dall'identità di genere e dall'orientamento sessuale delle persone.
Solo in questo modo sarà possibile dare diritti e pari dignità
a tutte le varietà e sfumature dell'identità di genere e
dell'orientamento sessuale
DIRITTO
ALLA CONSERVAZIONE DEL MATRIMONIO
Qualora
una persona inizi la transizione sessuale e la completi ai sensi della
legge 164/82, deve obbligatoriamente accettare lo scioglimento automatico
del vincolo matrimoniale. Un obbligo imposto dalla morale corrente che
vede il matrimonio un diritto/dovere di appannaggio esclusivo delle coppie
maschio/femmina. La coppia nella quale uno dei due partner porti a termine
la transizione sessuale è attualmente completamente esautorata
da ogni diritto di scelta riguardo la possibilità di continuare
il proprio vincolo matrimoniale.
La scelta dovrebbe invece essere lasciata alla libera volontà di
entrambi i coniugi anche perché l'attuale situazione determina
contesti paradossali: una persona transgender infatti, che abbia terminato
il proprio percorso di transizione con l'unica eccezione dell'intervento
sui genitali (e che quindi non abbia - per lo Stato - il diritto alla
rettificazione anagrafica) potrà continuare ad esercitare il proprio
diritto al matrimonio ed alla paternità/maternità.
Ancora una volta, tutti i diritti nei riguardi di situazioni che coinvolgono
forti legami affettivi e l'espressione dell'amore umano sono subordinati
alla presenza di una vagina o di un pene (per quanto entrambi infertili).
Ciò è semplicemente insensato.
DIRITTO ALLE ADOZIONI
Se per l'adozione di figli da parte di persone omosessuali, la contestabilissima
obiezione che viene fatta è quella secondo la quale un bambino
ha bisogno di due figure genitoriali polarizzate (maschio e femmina),
tale pregiudizio dovrebbe decisamente cadere per una coppia eterosessuale
di cui uno dei componenti è transessuale e/o transgender, in quanto
essa garantisce al bambino la "polarità" richiesta. Ciononostante
l'accesso all'adozione per una persona ex transessuale è - di fatto
- irrealizzabile. Ed è totalmente negata alle persone transessuali
in fase pre-operatoria e alle persone transgender.
E' quindi indispensabile consentire immediatamente alle coppie "transgender"
e "transessuali" di adottare.
In ogni caso, un bambino ha bisogno semplicemente di essere amato e di
poter avere dei riferimenti affettivi significativi (non necessariamente
padre e madre, ma anche nonni, zii, amici) che gli consentano di rappresentare
interiormente le differenziazioni sessuali e di genere (quindi non solo
gli estremi "maschio - femmina").
Un bambino che cresca sapendo che non esistono solo gli estremi "maschio"
e "femmina" ed un unico orientamento sessuale eterosessuale,
ma che sia consapevole dell'esistenza delle persone omosessuali, lesbiche,
bisessuali, intersessuate, transessuali e transgender, non svilupperà
traumi psicologici ma piuttosto una apertura mentale che lo preparerà
ad una personalità ricca e non discriminatoria nei confronti delle
diversità di identità di genere e di orientamento sessuale,
nella sua età adulta. Non solo, tale apertura gli renderà
più semplice e naturale comprendere sia la propria identità
di genere, sia il ruolo di genere che vorrà accompagnare alla propria
identità di genere, sia il proprio orientamento sessuale.
Peraltro è ormai provato - dallo studio di tante coppie omosessuali
e transessuali con figli - che la presenza di genitori omosessuali o di
uno o due genitori transessuali/transgender non favorisce la predisposizione
all'omosessualità o alla transessualità del bambino.
E' pertanto opportuno estendere il diritto all'adozione di figli anche
alle coppie omosessuali, sia esse siano "genetiche" sia esse
siano "transessuali".
DIRITTO
ALLA MATERNITA' E ALLA PATERNITA'
capitolo
1 (Casi in cui non si sono avuti figli)
Una coppia eterosessuale formata da una donna genetica e da un uomo transessuale/transgender
potrebbe accedere alla genitorialità mediante fecondazione eterologa
(con gameti maschili esterni alla coppia) per consentire la fecondazione
della donna.
Altrettanto, una coppia lesbica formata da una donna genetica e da una
donna transgender/transessuale potrebbe accedere alla genitorialità
mediante inseminazione artificiale omologa, attraverso la conservazione
preventiva dello sperma della persona transessuale nel periodo precedente
la transizione.
In Italia però è vietata la fecondazione eterologa (1°
caso) ed anche la fecondazione omologa per quelle coppie che non siano
sposate e non corrispondano al criterio di maschio genetico + femmina
genetica (2° caso). Viene pertanto crudelmente vietato il diritto
alla paternità e alla maternità in base esclusivamente a
pregiudizi etici e morali(stici).
Sembra inoltre che - in base ad alcuni recenti studi sulle cellule staminali
- sia possibile ottenere un "ovulo" a partire da qualsiasi cellula
umana. Se questi studi trovassero conferme sarebbe possibile accedere
alla paternità e maternità anche per le coppie eterosessuali
composte da maschio genetico e da donna transessuale/transgender, attraverso
una fecondazione "omologa" e l'utilizzo di un "utero in
prestito".
Altrettanto sarebbe possibile per le coppie omosessuali composte da un
maschio genetico e da un maschio transgender/transessuale, alle coppie
omosessuali composte da due uomini transessuali/transgender e alle coppie
omosessuali composte da due donne transessuali/transgender.
Il diritto ad una paternità e maternità che mantengano almeno
una parte del codice genetico dei genitori è (o sarà presto)
possibile per tutti.
Il diritto alla paternità ed alla maternità sono diritti
della persona quando non violino il diritto del bambino. Il diritto del
bambino è quello di crescere in un ambiente amorevole e che gli
consenta di conoscere fin dall'infanzia le differenti forme dell'identità
di genere.
Paradossalmente il figlio di una coppia "uomo genetico - donna transessuale"
o di una coppia "donna genetica - uomo transessuale" offre al
bambino una immagine significativa molto più precisa delle polarità
"maschile" "femminile" di quanto non accada ad un
bambino orfano di padre o di madre, o ad un bambino cresciuto da madre
e nonna in famiglie in cui il padre è poco presente o assente.
Nessun fondamento concreto e scientifico trovano quindi le obiezioni alla
maternità assistita per le persone transessuali, transgender, omosessuali.
capitolo
2 (Casi in cui ci siano stati figli prima dell'inizio della transizione)
Attualmente in Italia, non esiste una legge che stabilisca la conservazione
della paternità o della maternità di un figlio avuto in
un rapporto precedente la transizione. Molto spesso i giudici revocano
la paternità/maternità al genitore transessuale quando abbia
ultimato l'iter previsto dalla legge 164/82, dopo aver - nel caso la coppia
fosse stata sposata - sciolto automaticamente il matrimonio. Ciò
non deve più accadere. La persona che compia ed ultimi il percorso
di transizione e che abbia generato un figlio precedentemente la transizione
né è legittimo genitore. Il cambiamento di identità
di genere non rappresenta di per sé un limite all'esercizio della
genitorialità in quanto - è dimostrato - non pregiudica
minimamente l'integrità psichica (anzi la migliora), fisica o morale
della persona.
Una legge dovrebbe provvedere a stabilire che la condizione transessuale
non rappresenta un limite all'esercizio della genitorialità.
RAPPORTO
CON I MEDIA
I media in Italia,
ma ovunque nel mondo, hanno da sempre un rapporto con la realtà
transgender, transessuale ed intersessuata, morboso, ignorante e persino
grammaticalmente scorretto:
- morboso in quanto si interessa delle persone transgender e transessuali
prevalentemente per creare "colore" nei giornali, radio, tv.
Da cui ne consegue un'attenzione sfrenata verso tutto ciò che è
cronaca nera, rosa, nero-rosa ed un disinteresse quasi totale verso tutto
ciò che invece le persone transgender e transessuali portano come
valori culturali alla società e verso le loro problematiche quali
la discriminazione ed emarginazione sociale che subiscono. Per le persone
intersessuate l'interesse dei media è minore, ma è comunque
spesso impostato sull'evidenziazione della diversità, dell'errore
genetico e quindi - di fatto - sulla identificazione delle persone intersessuate
come "mostri della natura".
- Ignorante in quanto non vi è alcun approfondimento delle
specificità transgender, transessuale ed intersessuata, confondendo
costantemente le prime due con omosessualità e travestitismo feticistico
ed ignorando l'esistenza della terza.
- scorretto grammaticalmente in quanto nel trattare argomenti che
hanno per protagoniste persone transessuali e transgender la declinazione
maschile e femminile di nomi propri, sostantivi, aggettivi e verbi sono
sottoposte a continui strappi indecorosi alla grammatica italiana.
Per i motivi sopra
elencati ed altri ancora, compito del movimento transgender, transessuale
ed intersessuato italiano nei confronti dei "media" dovrà
essere fondamentalmente educativo:
La nostra azione nei confronti dei media dovrà quindi essere:
- educativa per quanto riguarda il rispetto della dignità umana
delle persone transgender, transessuali, intersessuate (morbosità);
- nozionistica nel fornire le adeguate informazioni sulla diversità
tra identità di genere e orientamento sessuale (ignoranza)
- grammaticale riguardo la declinazione del maschile e femminile (un esempio
su tutti: "Maria è UNA transessuale", "Mario
è UN transessuale", e quindi: "LA transessuale
Maria" e "IL transessuale Mario" ed entrambe le
persone dovrebbero avere coniugato il termine transessuale secondo il
loro sesso di elezione e non quello genetico)
E' evidente a tutti che il pessimo trattamento mediatico ricevuto dalle
persone transessuali e transgender non è frutto di sola ignoranza
ma anche, spesso, di volontaria chiusura e prevenzione moralistica.
Soltanto un movimento transgender, transessuale ed intersessuato forte
e capace di imporre la propria voce potrà, nel tempo, modificare
ignoranza e prevenzione nei nostri confronti.
Parte
quarta
Le
forme di lotta per l'emancipazione
Un movimento
di emancipazione, di liberazione, di lotta per i diritti civili deve necessariamente
individuare le forme e le modalità per esprimere le proprie istanze
in una prospettiva vincente.
DIALOGO
CON LE ISTITUZIONI
E' indispensabile porsi come soggetto rappresentativo delle istanze delle
persone transessuali, transgender ed intersessuate. Conquistare spazi
di recupero per le persone transgender e transessuali abbandonate da famiglia
e società, essere strumento di informazione e controinformazione
rispetto ai diritti acquisiti, proporsi come soggetto capace di elaborare
testi di legge a favore della promozione dei diritti umani delle persone
transessuali, transgender ed intersessuate sono tutti strumenti essenziali
per un rapporto tendenzialmente costruttivo nei confronti delle amministrazioni
locali e del potere politico nazionale, europeo, transnazionale.
AZIONE
DIRETTA NON VIOLENTA
Dove l'azione pressante di sensibilizzazione nei confronti del potere
politico non desse alcun risultato, il movimento transessuale dovrebbe
essere capace di intraprendere anche azioni dirette di disobbedienza civile
non violenta. Azioni dimostrative, digiuni e forme di protesta anche in
forma "clamorosa" al fine di attirare l'attenzione di media
e politica, sono strumenti leciti per qualunque movimento di liberazione
che si trovi di fronte ad un potere politico completamente sordo alle
proprie istanze di libertà riguardo il diritto ad esistere ed alle
pari opportunità.
Forme di resistenza passiva ed attiva contro la repressione poliziesca
e/o militare del potere politico fanno parte della storia del movimento
GLBT. Transessuali e transgender si sono trovati spesso in prima fila
in queste forme di lotta (vedi ad es. "Stonewall") ed esse fanno
parte integrante del patrimonio politico di chiunque si riconosca nel
presente Manifesto.
LOTTA
DI LIBERAZIONE
Nei paesi in cui i diritti civili siano totalmente aboliti per tutti ed/od
in cui la condizione transessuale sia punita con il carcere o la pena
di morte, il movimento transgender potrà legittimamente far parte
integrante dei movimenti di liberazione dei popoli o difendere se stesso
dall'aggressione armata o da un potere giudiziario repressivo.
Parte quinta
Le
forme associative, i servizi
Il movimento
transgender/transessuale è tradizionalmente un movimento di controinformazione
(intesa come demolizione di pregiudizi e veicolo di una visione corretta
realistica delle realtà T*), di servizi, di assistenza. E' un patrimonio
da non disperdere. Per quanto sia giusto lottare perché la società
riconosca a transgender e transessuali dignità umana e pari opportunità
attraverso leggi e cambiamenti culturali, è giusto altresì
che le stesse persone transessuali/transgender si impegnino a fornire
conforto, aiuto, supporto, servizi ad altre nella medesima condizione,
essendo le più indicate a farlo. Sarà importante sviluppare
servizi di consultorio, di primo ascolto, di informazioni, gestiti dalle
associazioni transessuali e transgender.
Per questo motivo la forma associativa più indicata per questo
tipo di servizi è quella dell'associazione di volontariato.
Inoltre, per la promozione del lavoro sarebbe opportuno intraprendere
iniziative imprenditoriali sotto forma di cooperative.
Al di là di quanto dicono le leggi attuali, fino a quando la discriminazione
sul lavoro per le persone transessuali e transgender sarà presente,
eventuali imprenditori transessuali dovrebbero sentirsi moralmente legittimati
ad assumere prevalentemente persone transessuali e transgender nella propria
azienda.
Sarà inoltre da ritenersi moralmente ineccepibile ogni forma di
lobbing di lavoro e di altro genere che il movimento e gruppi di persone
transessuali/transgender siano in grado di mettere in atto.
Parte
sesta
L'internazionale
transgender
Il movimento
transgender e transessuale, negli ultimi venti anni, è uno dei
più vitali ed attivi. L'associazionismo transgender e transessuale
nel mondo (in modo particolare in USA) è straordinariamente e capillarmente
diffuso. A questa grande diffusione non ha finora corrisposto però
alcun tipo di coordinamento transnazionale davvero efficace.
Compito essenziale di chi si riconosce nel Manifesto Azione Trans è
quello di proporre ed organizzare un coordinamento internazionale tra
tutti i gruppi di azione transgender e transessuale nel mondo, al fine
di individuare obiettivi e perseguirli con la massima energia possibile.
Parte
settima
Conclusioni
Il Manifesto
"Azione Trans":
- si propone di raccogliere, democraticamente e pariteticamente, tutte
le istanze, le energie umane, la capacità di pensiero e di elaborazione
politica e culturale delle persone transessuali, transgender ed intersessuate
di tutto il mondo, al fine di ottenere il pieno godimento dei diritti
sociali e politici in una visione dell'umanità non segregata all'obbligo
di appartenenza al genere "maschile" o "femminile";
- promuove la libertà di essere "maschi", "femmine"
od altro intermedio a prescindere dalle predeterminazioni genetiche e
culturali: l'essere "maschio", "femmina" od altro
coincide quindi con la percezione di sé in quanto "maschio"
o "femmina" od altro.
- rivendica che le differenze, le sfumature dell'identità di genere
sessuale non vengano esaurite nelle polarità culturali stereotipate
o strettamente genetiche di "maschio" e "femmina":
le identità di genere sessuale sono molteplici ed hanno tutte pari
dignità di esistere;
- non intende abbattere il concetto di "maschile" e "femminile",
di "uomo" e di "donna, anzi intende esaltarne il significato
profondo attraverso il diritto delle persone di scegliere l'appartenenza
ad uno piuttosto che all'altro in base al proprio sesso psicologico e
parimenti attraverso il diritto delle persone di non riconoscersi in nessuna
di entrambe le polarità
* Anche
volendosi limitare ad un mero esame fisico dei genitali, appare chiaro
che maschile e femminile presentano molte analogie nei caratteri sessuali
primari: testicoli/ovaie; pene/clitoride; ghiandole mammarie presenti
in entrambi i sessi principali: ciò a testimoniare come i sessi
si siano sviluppati da un individuo base comune e quanto essi mantengano
sempre un collegamento e siano sovrapponibili anche quando si collocano
ai due estremi maschio/femmina.
Nel medioevo si pensava esistesse un solo sesso che si differenziava in
femmina o maschio a seconda che i genitali si sviluppassero esternamente
o internamente: di conseguenza, le ovaie di una donna erano considerati
come testicoli 'non scesi', ed è interessante vedere quanto l'intuizione
umana si sia avvicinata alla verità anche senza l'ausilio di studi
ed apparecchiature scientificamente avanzati. E' stato osservato, infatti
che il feto umano -pur avendo scritto nei geni il proprio destino sessuale
anatomico- è inizialmente neutro, e solo dopo qualche mese si sviluppa
in senso maschile o femminile: i cromosomi sessuali x e y predispongono
che ad un dato momento dello sviluppo embrionale scatti la produzione
di ormoni rispettivamente femminili o maschili, i quali caratterizzano
il sesso del nascituro in un senso o nell'altro (ove non vi sia corredo
cromosomico comprendente XXY o X, che darebbe invece origine ad una situazione
di intersessualità). Solo conseguentemente avviene anche la sessualizzazione
del cervello, che caratterizza l'identità di genere della persona.
Nella maggioranza dei casi, la sessualizzazione della psiche è
in accordo con i cromosomi sessuali.
Alcune ipotesi scientifiche sulle cause del transessualismo si basano
sulla possibilità che influenze esterne (assunzione di ormoni -maschili
o femminili- da parte della madre durante il periodo di gestazione, o
semplicemente eccesso di ormoni -maschili o femminili- prodotti dalla
madre in gestazione) possano influenzare questo processo ed innescare
una sessualizzazione della psiche opposta a quella genitale, con conseguente
contrastante identificazione di genere.
Altre teorie sostengono che siano invece fattori interni a modificare
questo schema, per cui un piccolissimo gene 'fuori posto' può causare
delle 'anomalie', o meglio delle variazioni sul tema.
E' opportuno considerare inoltre che le cause di un transessualismo o
di una non piena identificazione in uno dei due generi principali potrebbero
essere non uno ma una somma di fattori biologici chimico/fisici e/o psicologici
socio-ambientali. Ma al dilà delle varie ipotesi, che tali rimangono
ed hanno quindi poco o nullo valore scientifico, è fatto inconfutabile
che in natura non ci troviamo mai in presenza di meccanismi automatizzati
e sempre uguali e che da ciò deriva l'infinita varietà di
sfumature -anche sessuali- di cui è composta l'umanità.
**
- persone di sesso
biologico e psicologico maschile possono essere attratte da persone
di sesso biologico e psicologico femminile (eterosessualità maschile)
- persone di
sesso biologico e psicologico maschile possono essere attratte da persone
di sesso biologico/psicologico maschile (omosessualità maschile)
- persone di
sesso biologico e psicologico femminile possono essere attratte da persone
di sesso biologico/psicologico maschile (eterosessualità femminile)
- persone di
sesso biologico e psicologico femminile possono essere attratte da sesso
biologico/psicologico femminile (omosessualità femminile)
- persone di
sesso biologico maschile e di sesso psicologico femminile (transgender
"male to female") possono essere attratte da persone di sesso
biologico/psicologico maschile (trans/etero/sessualità)
- persone di sesso
biologico femminile e di sesso psicologico maschile (transgender "female
to male") possono essere attratti da persone di sesso biologico/psicologico
femminile (trans/etero/sessualità)
- persone di
sesso biologico maschile e di sesso psicologico femminile (transgender
"mtf") possono essere attratte da persone di sesso biologico/psicologico
femminile (trans/omo/sessualità femminile; trans/lesbismo)
- persone di
sesso biologico femminile e di sesso psicologico maschile (transgender
"ftm") possono essere attratte da persone di sesso biologico/psicologico
maschile (trans/omo/sessualità maschile)
- persone di
sesso biologico maschile e di sesso psicologico femminile (transgender
"mtf") possono essere attratte da persone di sesso biologico
femminile e di sesso psicologico maschile (transgender "ftm")
(trans to trans/etero/sessualità femminile)
- persone di
sesso biologico maschile e di sesso psicologico femminile (transgender
"mtf") possono essere attratte da persone di sesso biologico
maschile e di sesso psicologico femminile (transgender "mtf")
(trans to trans/omo/sessualità femminile - trans to trans lesbismo)
- persone di
sesso biologico femminile e di sesso psicologico maschile (transgender
"ftm") possono essere attratte da persone di sesso biologico
maschile e di sesso psicologico femminile (transgender "mtf")
(trans to trans eterosessualità maschile)
- persone di
sesso biologico femminile e di sesso psicologico maschile (transgender
"ftm") possono essere attratte da persone di sesso biologico
femminile e di sesso psicologico maschile (transgender "ftm")
(trans to trans/omosessualità maschile)
- persone di
sesso biologico/psicologico maschile possono essere attratte da persone
di sesso biologico maschile e sesso psicologico (transgender "mtf")
(etero to trans/sessualità maschile)
- persone di
sesso biologico/psicologico maschile possono essere attratte da persone
di sesso biologico femminile e sesso psicologico maschile (transgender
"ftm") (omo to trans/sessualità maschile)
- persone di
sesso biologico/psicologico femminile possono essere attratte da persone
di sesso biologico femminile e sesso psicologico maschile (transgender
"ftm") (etero to trans/sessualità femminile)
- persone di
sesso biologico/psicologico femminile possono essere attratte da persone
di sesso biologico maschile e sesso psicologico femminile (transgender
"mtf") (omo to trans/sessualità femminile - lesbotrans/sessualità
femminile)
- persone di
sesso biologico e psicologico maschile o femminile possono essere attratte
indifferentemente da persone di sesso biologico/psicologico maschile
o femminile (bisessualità e pansessualismo)
Fine prima stesura
Genova 28 novembre 2001
Fine seconda stesura Genova 25 dicembre 2001
Fine terza stesura Genova 26 dicembre 2001
Fine quarta stesura Genova 21 gennaio 2002
Fine quinta stesura Genova 25 gennaio 2002
Fine sesta stesura Genova 12 febbraio 2002
© "Crisalide AzioneTrans - Genova" & Mirella Izzo
Hanno fino ad ora collaborato o fornito pareri utili:
Matteo Manetti (vicepresidente Crisalide AzioneTrans)
Davide Tolu (consigliere Crisalide AzioneTrans)
Daniele Marinelli (consigliere Crisalide AzioneTrans)
Katia Sopranzetti,
Anna Cohen,
Gigliola Toniollo (responsabile nazionale Ufficio Nuovi Diritti C.G.I.L.)
e l'assemblea nazionale dei soci di Crisalide del 2001
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