PREVIEW DEL PRIMO SPETTACOLO ITALIANO
TRANSGENDER, SCRITTO E RECITATO DA TRANSGENDER
di Mirella Izzo


Sono stata tra le poche fortunate ad assistere alla prova generale dello spettacolo "prima della prima". Eravamo circa una 20ina di persone scelte in modo variegato e quindi non tutte transessuali.
Trattandosi di un "preview", ovviamente non svelerò quasi nulla della trama che si sviluppa nello spettacolo, nè tantomeno dello struggente finale.
Quello che posso dire è che lo "script" di Davide Tolu è sicuramente appassionante. I passaggi dai "colori" allegri a quelli drammatici sono fluidi e scorrono velocemente, catturando l'attenzione dello spettatore. Certamente chi è transessuale potrà trovare ragioni di coinvolgimento maggiori, ma lo spettacolo è stato scritto in modo tale da essere fruibile per chiunque. E proprio questa era la volontà dell'autore.
Matteo Manetti, attore unico ma con più personaggi da far vivere, è una vera sorpresa. Alla sua prima esperienza teatrale pubblica (pur avendo frequentato corsi di teatro), si muove come un folletto tra un personaggio e l'altro con un'abilità rara da trovare negli attori non professionisti.
L'Uomo Nuovo, personaggio principale della piece, vive, come dice la locandina di presentazione "in un tempo e in un luogo in cui nessun cambiamento radicale è possibile". Vive in un passato recente, recentissimo, ma che sembra preistoria rispetto ai nostri giorni.
E questi pochi decenni di differenza costituiranno un punto focale dell'opera di Davide.
Bambini, uomini, donne, parenti, barboni, transessuali, psichiatri che oggi potrebbero sembrarci pazzi ma che rappresentano la realtà di ben pochi anni fa, entrano in relazione con l'Uomo Nuovo che - nello scoprirsi senza punti di riferimento culturali appropriati - vuole a tutti i costi vivere e trovare un proprio spazio ed una propria dimensione in un mondo rigidamente diviso: gli uomini da una parte, le donne dall'altra.
Lo spettacolo fa sorridere e commuovere allo stesso tempo, le musiche, non preponderanti, sanno però dare la giusta atmosfera di ogni passaggio, la scenografia, volutamente scarna, è riempita da un Matteo Manetti che si muove all'interno della scena con movimenti che danno il senso di una danza, che cambia continuamente di tono e di umore.
Per essere l'esordio italiano della prima opera teatrale totalmente transgender, non si può che essere fieri della fatica di Davide e Matteo, transessuali e compagni di vita, impegnati nel movimento e soprattutto, in questa circostanza, ottimi artisti.
Perdersi lo spettacolo sarebbe un peccato.
Genova 28 maggio 2004
Mirella Izzo