RASSEGNA STAMPA
15/01/2006 - La Repubblica - Corriere della sera - Apcom - AdnKronos | |
ROMA: MANIFESTAZIONE PER UNA LEGGE CHE TUTELI LE COPPIE DI FATTO SENZA DISRIMINAZIONE TRA ETERO E OMOSESSUALI |
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La manifestazione di oggi si e' rivelata una occasione per nuove aree di consenso............ |
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GRILLINI ALL'UNIONE: I PACS CREANO CONSENSO Finora non ho sentito nessuna critica in merito alla legge di cui sono firmatario, ma solo discorsi religiosi e filosofici di natura pregiudiziale ed aprioristica
redazione ADN KRONOS
Roma - ''La manifestazione di oggi si e' rivelata una occasione per nuove aree di consenso''. Lo ha detto il deputato diessino Franco Grillini, intervenuto alla manifestazione 'tutti in pacs' indetta oggi pomeriggio a piazza Farnese. ''Questo evento -ha commentato Grillini- ha chiarito tutti gli equivoci con la sua serenita' e sobrieta'. Non e' accaduto nulla di cio' che e' stato paventato, l'Italia fa eccezione in Europa riguardo all'argomento dei pacs a causa di una gerarchia ecclesiastica rigida''. ''Il problema -ha proseguito Grillini- e di modernizzazione.
Finora non ho sentito nessuna critica in merito alla legge di cui sono firmatario, ma solo discorsi religiosi e filosofici di natura pregiudiziale ed aprioristica. Non ne facciamo una questione nominalistica -ha risposto Grillini a chi chiedeva la sua preferenza circa il termine 'pacs o unioni di fatto'- ma siamo affezionati alla parola pacs perche' ormai e' entrata nell'uso comune. Poi il vero problema e' di sostanza''.
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Unioni civili, «un diritto di tutti, altro che carnevale» Gli organizzatori: siamo cinquantamila. Slogan in latino e famiglie con bambini Corriere della Sera Edoardo Sassi
«Pax vobis, pacs nobis» : in tanti, ieri a piazza Farnese, hanno rispolverato il latino, per cartelli e striscioni. Minimi scampoli di goliardia. Per una manifestazione che si è caratterizzata soprattutto nel segno del garbo e di una grande dignità: c'erano i gay, in piazza, con le loro bandiere arcobaleno. Ma anche tantissimi eterosessuali, intere famiglie, bambini, molti anziani. Oltre alle sigle organizzate: partiti, sindacati, associazionismo laico e omosessuale. Cinquantamila in tutto, secondo gli organizzatori. «La parte migliore dell'Italia oggi è qui», si ripete più volte sul palco. Giù, nella piazza, ma anche nelle strade limitrofe, la soddisfazione più grande è quella di aver architettato una protesta senza eccessi: «Un anticarnevale, si vergogni chi ha usato toni irrispettosi verso migliaia di cittadini», racconta Roberto, 41 anni, avvocato in giacca e cravatta. Di «folclore», a parte Vladimir Luxuria vestito da sposa (e un paio di altri testimonial en travesti, fotografatissimi), ce n'è davvero poco. «Era importante dare una risposta a Prodi, al suo amareggiarsi per una manifestazione che chiede solo di estendere diritti sacrosanti a chi non ne ha e non si è macchiato di nessun reato», spiega Barbara, 27 anni, qui con la sua compagna Beatrice: «Abbiamo votato Prodi alle primarie - aggiunge - ma vorrei dire a un probabile futuro presidente del Consiglio che i nostri voti non sono scontati, deve meritarseli uno a uno». Stesso concetto che più tardi ribadiranno in molti, sul palco. C'è infatti tanta amarezza per la sortita del candidato premier per l'Unione. Pari quasi alla rabbia che i manifestanti hanno esternato per le tante uscite del Vaticano e del centrodestra: «Si vergogni chi ha parlato di pantomima, di carnevale. Questa è una grande battaglia di democrazia, altrove già vinta da tempo»: Mario abbraccia il suo compagno da sei anni, e gli dichiara il suo amore con un ritornello assai utilizzato: «Sono pacso di te». Nessuna tensione, in piazza: quasi nessuno si accorge della protesta di Azione Giovani (An), che in via dei Baullari srotola lo striscione con su scritto «La famiglia non si tocca». Famiglia e matrimonio, nonché una messa in scena di tipo «teatrale», sono stati, ancora ieri, i motivi ricorrenti di chi è tornato a criticare la manifestazione: come la coordinatrice di Forza Italia a Roma, Beatrice Lorenzin, o Francesco Storace, An («Anticipazione del carnevale»). Due le contromanifestazioni: di Forza Nuova, e del ministro Udc Mario Baccini, «per la famiglia». «Non c'è limite all'idiozia e alla malafede di chi sostiene che l'estensione di un diritto toglie qualcosa ad altri. Basta con questa Italia»: voci dal palco che si mischiano a quelle in strada. Tra le altre, Claudia, mamma di un ragazzo gay, militante in difesa dei diritti del figlio: «La Costituzione non è un libro di divieti, come Bibbia e Corano, ma di diritti. Ditelo a chi la cita a sproposito». Edoardo Sassi
Manifestazione per una legge che tuteli le coppie di fatto senza discriminazioni tra etero e omosessuali
Cinque Pacs simbolici con migliaia di testimoni
"Festa della laicità". Casini: no alle nozze gay
RENATA MAMBELLI
La Repubblica
ROMA - C´era poco folklore e molto impegno alla manifestazione di Roma di ieri a favore dei Pacs. Un impegno allegro, familiare, per nulla trasgressivo. Genitori con i bimbi in spalla, famigliole col cane, anziani con cartelli. In cinquantamila si sono stipati davanti al palco di Piazza Farnese. Una folla colorata, ma senza eccessi: un paio di Drag Queen, qualche acconciatura sadomaso, uno striscione di mutande rosa con la scritta "uso in proprio" e poi palloncini, bandiere, tante, tutto l´arcobaleno delle sigle della sinistra e del mondo delle battaglie per i diritti civili. A dirigere l´orchestra della piazza e del palco Alessandro Cecchi Paone, che fin dall´inizio chiarisce: «Questa è una festa per la laicità e i diritti civili. Siamo per il libero amore in libero stato». Tranciata via di netto ogni polemica - dirà poi il segretario dell´Arcigay Aurelio Mancuso che «le polemiche sulla manifestazione sono state un´operazione di sciacallaggio politico sulla nostra pelle» - si arriva al cuore dell´iniziativa, il patto di reciproca fedeltà scambiato tra cinque coppie: l´europarlamentare ds Pasqualina Napoletano e il suo compagno Andrea Amato; Agata Ruscica, portavoce del presidente della Provincia di Siracusa, e Anna Barbagallo, insieme da 23 anni; Paola Concia, presidente Agensport, e la sua compagna Luisella; la regista Cristina Morelli, capogruppo dei Verdi alla Regione Liguria, e Luca Dallorto, assessore all´Ambiente al Comune di Genova; Alfredo Capuano, capogruppo ds al Municipio X di Roma e Claudio Saliola, studente universitario. Coppie lesbiche, gay, ma anche etero, per spuntare l´arma di chi sostiene che i pacs interessino solo le coppie omosessuali. A differenza delle informazioni della vigilia, nessuna "celebrazione" da parte del magistrato Giovanni Palombarini, giudice della Corte di Cassazione. Forse si è trattato di un cambio di copione per non complicare la posizione del giudice, la cui partecipazione alla manifestazione venerdì era stata criticata dal vicepresidente del Csm Virginio Rognoni. Le cinque coppie, alcune molto emozionate, si sono scambiate una dichiarazione d´amore davanti alla folla. Palombarini ha spiegato come dovrebbe essere la legge che regolarizza le unioni di fatto, e perché è necessaria. «Rispetto alla libertà e ai diritti non si può abdicare», ha detto, e il «fenomeno imponente» delle coppie di fatto rende la legge «una necessità». Quanto al fatto che i pacs servano solo alle unioni omosessuali: «Le cose non stanno così, ma se anche fosse questo ci dice che della legge c´è bisogno». Che non è così l´ha testimoniato col suo grido disperato («Vergogna») la compagna di una delle vittime di Nassirya, Adele Parrillo, misconosciuta dalle autorità italiane «perché io e il mio compagno non avevamo messo una firma». Un lungo ed emozionato applauso le ha risposto dalla piazza. Molti i commenti polemici del centrodestra. Il presidente della Camera Casini: «Io per famiglia intendo ancora che ci sia almeno un uomo e una donna, una cosa diversa da certi tentativi di avanspettacolarizzazione». Il presidente del Senato Pera: «Sono contrario a matrimoni omosessuali, né vedo motivi di discriminazione». Lo stesso Pera ha aggiunto, in un´intervista al Tg5, un commento sul corteo pro-194 di Milano: «L´aborto è comunque un piccolo omicidio». Infine, come al solito molto greve, il ministro Calderoli: «Siamo sempre dalla parte della famiglia, che per noi è composta solo da uomini e donne e per la creazione. Questi culattoni hanno nauseato».
GRILLINI: "A CASINI CONSIGLIO DI INDOSSARE IL CAMURO" "Da che pulpito... E' vero il contrario:è la sua politica che è scritta sotto la dettatura del Vaticano"
La redazione
Apcom
"Da che pulpito... E' vero il contrario: è la sua politica che è scritta sotto la dettatura del Vaticano".
Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell'Arcigay, replica così al presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. In piazza Farnese per manifestare a favore dei Pacs, Grillini aggiunge: "Consiglio a Casini, alla prossima seduta della Camera, di indossare un paio di scarpette rosse di Prada e il camauro", ovvero uno dei cappelli del Papa: "Sicuro che gli donerebbe molto". (torna all'indice notizie) |
16/01/2006 - Vari - varii | |
Dopo i cortei | |
Pera: «No ai matrimoni tra omosessuali. L'aborto? Resta un piccolo omicidio»
ed altro ancora ..... |
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Pera: «No ai matrimoni tra omosessuali. L'aborto? Resta un piccolo omicidio»
Redazione Il Messaggero
Roma - No all'aborto e ai matrimoni tra omosex. Il presidente del Senato, Marcello Pera, conferma la sua linea teocon e l'appoggio che una larghissima fetta del polo ha da tempo dato alle tesi della Chiesa in materia di morale, diritti civili e di difesa della persona umana. «Si deve tener presente che l'aborto è comunque la soppressione di un individuo, di una vita, di una persona; è un piccolo omicidio», sostiene. «Ho conosciuto tragiche situazioni di scelta - racconta Pera al Tg5 - tra sacrificare la salute, la serenità di una donna o di una coppia o sacrificare il feto. Credo che il problema sia aiutare le donne a non abortire». Poi Pera conferma di essere contrario ai matrimoni tra omosessuali, commentando le manifestazioni di ieri sui Pacs, e spiega la sua posizione sul riconoscimento delle coppie di fatto, anche gay. «Nè vedo motivi di discriminazione. Perchè se ci sono discriminazioni il nostro ordinamento o già contiene strumenti per superarle oppure, con prudenza e con cautela, si possono modificare le nostre leggi, magari ampliando i diritti individuali di libertà». Anche Radio Vaticana è scesa in campo. «Sessualità ideologica» è la definizione di “One O Five Live”, il canale in FM e Internet della Radio Vaticana, alla manifestazione romana per il riconoscimento dei Patti civili di solidarietà e delle unioni omosessuali, Pacs, promossa da Arcigay e Arcilesbica. «Sono alla lunga convinto che dietro la richiesta del Pacs, c'è invece la richiesta di un riconoscimento dell'unioni omosessuali». È quanto ha detto oggi ai microfoni di Radio Vaticana il professor Francesco D'Agostino, giurista cattolico che ha firmato un articolo sull'Osservatore romano contro il riconoscimento dei Pacs alla vigilia della manifestazione di Roma. «L'obiettivo implicito in tutti coloro che chiedono il riconoscimento del Pacs - ha spiegato il professor D'Agostino - è arrivare al riconoscimento dell'irrilevanza della differenza sessuale nel matrimonio. L'uomo è maschio e femmina. La nostra realtà umana è bisessuale. Cercare di alterare la nostra realtà sessuale maschile e femminile, attraverso il riconoscimento del matrimonio tra omosessuali, non è più questione di tipo semplicemente sociale, diventa una questione antropologica fondamentale ed è su tale questione allora che dobbiamo misurarci perchè la posta in gioco è l'immagine dell'uomo che probabilmente, sotto questi colpi di maglio, potrebbe, non dico sgretolarsi, ma essere profondamente deformata». ******* Mentre a Roma e Milano si scendeva in piazza per i Pacs e la legge 194, alla Mostra d'Oltremare una manifestazione per il riconoscimento dei diritti della coppia omosessuale interrompeva la passerella inaugurale della diciassettesima edizione della kermesse «TuttoSposi», subito dopo il taglio del nastro con Alena Seredova. Un gruppo di gay ha rivendicato per il diritto all'unione matrimoniale degli omosessuali. Ma ha incontrato lo sfavore degli organizzatori. «Mi dissocio da questa iniziativa» ha dichiarato infatti il patron della rassegna TuttoSposi Lino Ferrara. «La manifestazione - ha sostenuto Ferrara - rappresenta il baluardo di un Sud che crede ancora fermamente nell'istituzione della famiglia (nella nostra regione si celebrano 35mila matrimoni all'anno di cui 27mila con rito religioso) e la considera come cellula primaria della nostra società». «L'omosessualità è un affare tutto privato, sono contrario a manifestazioni di protesta così eclatanti e al matrimonio religioso per le coppie omosessuali», ha spiegato da parte sua lo stilista Bruno Caruso, protagonista della sfilata inaugurale che ha visto protagonista Alena Seredova in un abito da sposa firmato da lui. «Piuttosto - ha aggiunto Caruso - sono favorevole al riconoscimento delle unioni di fatto». Non poteva mancare la rituale provocazione dello stilista Gianni Molaro che - durante la protesta del gruppo di gay - si è presentato in passerella invece che con uno dei suoi pittoreschi abiti da sposa, con una lettera per il Papa che ha mostrato ai fotografi. ***** «E' anche questa la testimonianza di un amore vero» La Sicilia
A.r.ra Roma. «Pax vobis, Pacs nobis». In un gioco di parole tutta l'irritazione di una piazza laica, ma che accoglie anche cattolici in disaccordo con la linea dettata dalle gerarchie vaticane. E' uno dei tanti cartelli che colorano piazza Farnese mentre cinque coppie di politici si dichiarano pubblicamente. Le più applaudite sono state Agata Ruscica, portavoce del presidente della Provincia di Siracusa, e la compagna Angela Barbagallo, giornalista, che sono unite da ventitré anni. Le nozze d'argento sono vicine... «Ventitré anni, potrebbe essere paragonato a un matrimonio. A me piace, invece, pensarlo come un amore che è molto più importante – risponde Agata Ruscica –. In questi anni non abbiamo avuto grandi difficoltà, però ci caliamo molto sui problemi dei giovani, di coloro che ancora nelle famiglie hanno difficoltà a poter uscire fuori. Non parliamo addirittura di viversi un rapporto di amore e di felicità, ma a poter dire al proprio genitore: "Io sono omosessuale". Ormai sono venti anni che portiamo avanti questa battaglia insieme con i collettivi femministi e poi con i gruppi omossessuali e lesbici organizzati. Abbiamo fatto una battaglia anche in Sicilia, nel '95-96, quando abbiamo voluto che nel nostro stato di famiglia, visto che non siamo parenti, venisse scritto: "conviventi per vincolo affettivo"». Auguri anche a Pasqualina Napoletano, parlamentare europea Ds, che convive da anni con Andrea Amato, presidente dell'Istituto per il Mediterraneo. «Ho vissuto questo momento con grande emozione perché si è trattato di mettere in ballo una testimonianza personale rispetto ad una battaglia politica. Noi abbiamo testimoniato la storia di una coppia che vive insieme da diciannove anni che, avendo figli grandi, e non avendo figli in comune, non sente il bisogno di istituzionalizzare l'unione con un matrimonio. Sarebbe fuoriluogo perché entrambi abbiamo avuto esperienze matrimoniali, poi oggi quello che a noi serve è che venga riconosciuto dal punto di vista civile il rapporto tra due persone che si sono volute e che si vogliono bene. E anche per sfatare quest'idea che quest'istituto serva solo alle coppie omossessuali». Cristina Morelli, capogruppo dei Verdi in Regione Liguria, compagna di Luca Dallorto, assessore all'Ambiente del Comune di Genova, affronta il tema delle adozioni nelle coppie gay. «Domanda molto difficile e molto delicata. Non sono contraria, dipende dalle situazioni. Pensi ai bambini che si trovano negli orfanotrofi, che rischiano di non avere una famiglia: credo che l'affetto di una famiglia di omosessuali sia assolutamente identico a quello di una coppia eterosessuale. L'unica cosa che mi preoccupa è che oggi la società non è pronta e i bambini potrebbero subire le conseguenze di questo rifiuto».
Anche in Italia i Pacs diventino legge» Roma in festa con coppie gay ed etero che vogliono «consacrare» il loro legame. Ma le polemiche infuriano
La Sicilia
Anna Rita Rapetta
Roma. Complice una bella giornata di sole, ieri a piazza Farnese a Roma erano proprio in tanti a manifestare per l'istituzione dei Pacs. Coppie gay, coppie eterosessuali, single, famiglie con bambini, anziani e disabili, arrivati a piedi o in bicicletta a ritmo della musica gay-style sparata dagli altoparlanti. L'aria è festosa, ma non chiassosa. La piazza si colora di bandiere della pace, dell'Arcigay, di Rifondazione. Fa il suo debutto anche quella della Rosa nel pugno. Sono cinquantamila persone, secondo le cifre degli organizzatori, riunite per chiedere il riconoscimento delle unioni civili gay ed eterosessuali. Sul palco, dopo il saluto del conduttore Alessandro Cecchi Paone e del responsabile Pacs Arcigay, Alessandro Zan, hanno sfilato cinque coppie di fatto «speciali», quelle dei politici che hanno voluto celebrare simbolicamente la propria unione per rendere pubblica la propria esperienza e per rivendicare una scelta di vita che continua a far discutere. Come dimostrano le polemiche sorte attorno all'iniziativa. A partire dalla presenza del giudice della Corte di Cassazione, Giovanni Palombarini, che ha presenziato la cerimonia. Contrario all'iniziativa che potrebbe ledere l'immagine della Suprema Corte, oltre agli esponenti della Cdl e del governo, Guardasigilli in testa, anche il vicepresidente del Csm, Virginio Rognoni. Ma in realtà, non c'è stata nessuna sottoscrizione formale dei Pacs da parte del giudice. Palombarini ha fatto il suo intervento e, a quanto dicono gli organizzatori, in programma non c'era nulla di diverso da quanto poi è accaduto: con la sua presenza ha voluto testimoniare la sua vicinanza alla causa delle coppie di fatto. Diversamente, qualcuno ha sostenuto che il cambio di programma è avvenuto all'ultimo momento per evitare provvedimenti disciplinari. «Non si può continuare a chiudere gli occhi di fronte a una realtà grande che tende ancora a crescere», ha detto il giudice nella sua semplice ma incisiva relazione sui diritti a rischio nel nostro Paese. «Negli ultimi tempi la laicità dello Stato è messa in discussione nel nostro Paese», ha aggiunto convinto sia necessaria una legge che assicuri alle coppie di poter stabilire un accordo riconosciuto a livello pubblico: «Un patto che non riguarda solo coppie omossessuali, che negli altri Paesi europei è già realtà, senza sminuire l'importanza del matrimonio». Parla tra gli applausi dei manifestanti poi si sposta su un lato del palco. Sullo sfondo campeggia la scritta «Libero amore in libero Stato. Tutti in Pacs». E' la volta dei Pacs dei politici. Visibilmente emozionati avanzano coppia a coppia (due coppie eterosessuali, due gay e due lesbiche) e raccontano di loro. Non è folklore. Lo ripetono in molti dal palco, irritati non solo dai prevedibili attacchi del centrodestra, ma soprattutto dai tentennamenti del centrosinistra. Il Prodi «amareggiato» non è andato giù a nessuno. «Caro Romano, ti dico che il riconoscimento delle coppie di fatto è un valore aggiunto nel programma dell'Unione. Questa battaglia ci farà vincere le elezioni», gli ha detto il diessino Franco Grillini che ha contribuito alla realizzazione dell'evento. Ma i cattolici della Margherita non condividono. «Manifestazioni simboliche e provocatorie come questa non sono utili alla risoluzione di questi problemi», taglia corto Beppe Fioroni e Clemente Mastella dell'Udeur minaccia che non firmerà intese che comprendano i Pacs. Durissimi i commenti del centrodestra. Tanto che il presidente della Camera, Pierferdinando Casini, ha preso le distanze dal ministro, Roberto Calderoli che, come fece il ministro Mirko Tremaglia, bolla i gay come «culattoni». «A me non piacciono queste espressioni», commenta Casini che prende le distanze anche dalla manifestazione. «La politica sui Pacs e sulla famiglia per il centrosinistra la fa l'Arcigay e non Prodi – dice –. Rivendico l'idea che la famiglia sia una cosa diversa da certi tentativi di avanspettacolarizzazione». Tranciante la replica di Grillini: «Consiglio a Casini un paio di scarpette rosse Prada e un bel camauro, così è più coerente con la sua totale mancanza di laicità». (torna all'indice notizie) |
16/01/2006 - La Stampa - Raffaello Masci | |
I radicali: no all'Inquisizione |
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«Sui Pacs e sull'aborto il Vaticano sta arrivando a posizioni razziste» |
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Roma - «Dopo le manifestazioni di ieri, di Roma e di Milano, giungono dal Vaticano dichiarazioni di inedita violenza e gravità. Siamo al razzismo, siamo all'Inquisizione, siamo ai peggiori incubi della storia umana». Il leader radicale Daniele Capezzone ha parole di fuoco contro la Chiesa, alleata della destra nella battaglia contro ogni regolamentazione delle famiglie di fatto. Per contro la destra insorge arroccandosi sempre di più: «Le posizioni sono ormai chiare - ha detto il responsabile per la Famiglia di An, Riccardo Pedrizzi - da una parte ci sarà la coalizione di sinistra: uno schieramento che esprime posizioni radical-progressiste, relativiste, materialiste, nichiliste, individualiste, libertarie, laiciste e anticlericali. Dall'altra ci sarà l'alleanza di centrodestra: lo schieramento conservatore che difende i principi del diritto naturale, i valori della tradizione, la dimensione etico-religiosa e il ruolo pubblico del cristianesimo». E così, dopo la prova di forza della piazza, la radicalizzazione delle posizioni su pacs e aborto è quantomai accentuata, per la verità più sul primo punto che sul secondo. Sono, infatti, soprattutto i pacs non solo a dividere i due schieramenti ma anche ad alimentare controversie all'interno del centrosinistra. «Romano Prodi è prigioniero di forze radicali ed estremiste - ha detto il ministro Udc Carlo Giovanardi - che guardano a Zapatero piuttosto che a De Gasperi». E il suo compagno di partito Luca Volonté ha chiosato dicendo che «ormai è chiaro a tutti gli italiani chi governerà il Paese se vincerà Prodi: saranno Bonino, Grillini e Bertinotti ad avere sempre l'ultima parola». La replica dal centrosinistra è stata per le rime: «I veri estremisti sono proprio Giovanardi e Volonté - ha detto il parlamentare diessino Franco Grillini - perché le nostre proposte di pacs sono le più moderate d'Europa». Ma se le due parti alzano il livello dello scontro, Romano Prodi sta in mezzo, col rischio di prendere botte da entrambi i contendenti: per Chiesa e destra è troppo progressista, per alcuni suoi alleati troppo moderato. Il centrodestra punta a metterlo allo scoperto: «Anziché trincerarsi dietro le orazioni - ha detto il capogruppo di Fi Renato Schifani - Prodi ci dica cosa pensa per esempio sui pacs, perché ho la netta sensazione che su questo tema potrebbe scivolare un eventuale sciagurato governo che porti il suo nome». Anche i vescovi, attraverso il loro quotidiano «Avvenire», vogliono da lui una parola più netta sui pacs, senza barricarsi dietro «funambolismi lessicali». Sull'altro fronte, invece, restano confermati i dissensi di vari esponenti della sinistra rispetto alla sua «amarezza» per le manifestazioni di sabato (Grillini, Pecoraro Scanio, Cento, Boselli). Secondo Rosy Bindi (dl) e Luciana Sbarbati (repubblicani europei), invece, la moderazione del Professore e la sua estrema prudenza possono ripagare sui tempi lunghi e vanno quindi apprezzate. Perfino Pannella ha avuto parole di plauso per Prodi, sia pur limitatamente alla sua «sincerità». Quanto alla legge sull'aborto, la pietra dello scandalo è stata la battuta del presidente del Senato, Marcello Pera, che ha parlato dell'interruzione di gravidanza come di un «piccolo omicidio». Emma Bonino è insorta: «Dopo il Papa farmacista (il riferimento è alla pillola del giorno dopo - ndr) non poteva mancare una nuova performance del Presidente Pera: quella di Procuratore della Repubblica teocratica italiana». Tuttavia una riforma dell'aborto per ora non è all'ordine del giorno nel governo né negli auspici della Chiesa: «La manifestazione a difesa della legge sull'aborto - ha detto la sottosegretaria Jole Santelli - è solo una strumentalizzazione preelettorale, dal momento che non c'è alcun rischio che si rimetta mano alla 194». «Nessuno vuol toccare la 194 - ha detto il vescovo di Como, Maggiolini - non tanto perché sia una legge giusta, piuttosto perché non ci sono le condizioni per cambiarla». (torna all'indice notizie) |
16/01/2006 - La Stampa - redazione | |
Il Candidato Sindaco di Milano " Si alle coppie di fatto" |
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Ferrante: sì al registro delle coppie di fatto «Lo realizzerei a Milano, è questione di diritti della persona» |
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Milano - Gli ultimi sondaggi di dicembre lo davano in vantaggio su Letizia Moratti, anche se di poco. Ma non c'erano ancora state le manette ai furbetti, i sorrisi di Berlusconi, l'autocritica di Fassino e questo terremoto che molti giurano - o temono - potrebbe avere un'influenza decisiva sul voto. L'unico che sembra non preoccuparsi di Bancopoli e dei suoi effetti è Bruno Ferrante, l'ex prefetto di Milano, il candidato sindaco dei Ds e della Margherita, il primo a misurare la febbre tra gli elettori, visto che tra due settimane ci saranno le primarie nel centrosinistra per scegliere chi dovrà scontrarsi con l'ex ministro del governo Berlusconi. «Non penso che la vicenda Unipol abbia un peso nel voto per Milano. Le spiegazioni arrivate da D'Alema, da Fassino, dai vertici dei Ds sono state dettagliate, poi non credo che certe questioni possano influenzare le primarie o il voto di primavera», assicura Bruno Ferrante al rush finale della sua prima parte di campagna elettorale. Una campagna curata da Emanuele Pirella dove Bruno Ferrante appare con il completo scuro di sempre, la pochette bianca al taschino e Milano - «da amare», «farla cambiare», «farla respirare», «farla volare» - sullo sfondo. Bruno Ferrante, Bancopoli però fa rima con Tangentopoli... «E' un altro discorso, anche se Milano si allarma, è preoccupata, alza le antenne. Ma non ci troviamo di fronte a una corruzione diffusa e sistemica come nel ‘92 o nel ‘93. Non a caso questo tema non è mai entrato nella campagna elettorale». I sondaggisti sostengono che gli elettori di centro, i più indecisi, potrebbero spostarsi a seconda degli sviluppi delle inchieste... «Quando ho dato la mia disponibilità a candidarmi ho detto subito che avrei voluto una lista civica, una lista Ferrante, per dialogare con un mondo che a Milano conta molto anche se è fuori dagli schieramenti. Penso all'area liberale e riformista, al mondo cattolico». Condivide allora certe prese di posizione caute, dall'aborto ai Pacs, che arrivano dalla componente di centro dell'Unione? «La legge sull'aborto è stata una conquista sociale importante: ha tolto le donne dalla violenza di certe pratiche illegali. Il dibattito sull'aborto, così come quello sugli embrioni, si è poi sviluppato in relazione al progresso scientifico. Ci può essere una riflessione, ma alcuni dati devono rimanere fermi». E sulle coppie di fatto? «Io credo nel valore della famiglia, un'istituzione che deve essere salvaguardata. Quando si parla di coppie di fatto si guarda spesso solo ai gay, ma questa è solo una parte del problema. Un problema giuridico, politico, morale, che coinvolge anche i diritti della persona. In Comune si potrebbe istituire un registro delle coppie di fatto, potrebbe essere un segnale concreto». Sono temi che appaiono poco nel dibattito in vista delle primarie dove sembrano prevalere gli attacchi frontali: lei è stato accusato di essere il candidato dei «poteri forti», il «poliziotto». Replica? «Quando dal confronto si passa al conflitto si perde un'occasione di democrazia. Non sono mai stato un poliziotto, non ho mai usato un'arma, la mia è stata una carriera civile all'interno del ministero dell'Interno. Quanto all'altra accusa, mi sembra che ci sia una una sindrome da poteri forti. A Milano c'è una realtà imprenditoriale importante con cui è necessario dialogare. Senza sottomettersi e senza farsi sottomettere da nessuno. Sono altri che hanno avuto rapporti privilegiati solo con alcuni settori. Milano è diventata una città per pochi e non per tutti grazie al centrodestra. C'è un deficit di dialogo coi cittadini». Però ci sono alcune cose dell'attuale amministrazione che sembra condividere. Ad esempio il ticket d'ingresso in città. «Ho detto che si può discuterne. Ma non può essere un alibi per dire che in questo modo si affronta il problema del traffico. Io penso a uno sviluppo dei mezzi pubblici, a nuove linee della metropolitana, a corsie preferenziali, a parcheggi d'interscambio in zone non centrali. Penso che si debba investire più sul verde: non ci sono piste ciclabili. Però non si può ragionare solo sulla città, senza tenere conto dei comuni limitrofi come ha fatto Albertini. Milano non è una città chiusa». Qualcuno non vorrebbe gli immigrati. «Milano è multietnica e multireligiosa. Sto pensando all'istituzione di un assessorato apposito. Gli immigrati non possono essere utili solo quando servono e poi fatti sparire. Vanno invece coinvolti, anche concedendo loro il voto alle amministrative. Solo così si evitano i ghetti e si stemperano i conflitti. Che potrebbero sempre esplodere come si è visto a Parigi. Milano non è solo la città benestante e visibile che si conosce. E' anche una città di gente che soffre e vive con difficoltà. E' cambiata la povertà. Occorre intervenire sulla casa, mancano alloggi a canone sociale. Penso a nuove politiche edilizie e fiscali, al contenimento dell'Ici per le giovani coppie in cerca di prima casa. Penso che Milano debba assomigliare di più a Barcellona, Parigi, Berlino. Bisogna investire di più in cultura, non solo la mostra o la Prima della Scala. Ci sono ricchezze che non sono conosciute. Milano deve diventare una città moderna dove deve essere bello vivere». (torna all'indice notizie) |
16/01/2006 - Comunicato Stampa - Crisalide Azione trans | |
COMUNICATO STAMPA LETTO IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE DEL 14 GENNAIO 2006 |
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- Siamo quegli uomini di sesso maschile che non si riconoscono più in un'umanità divisa fra i sessi, divisa fra razze, divisa fra classi di “parìa” e notabili e che rifiutano il fardello del dominio “maschilista” preferendo il piacere della condivisione. |
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Roma - “Tutti in Pacs – per una primavera dei Diritti Civili Milano – “Usciamo da silenzio” QUESTO NON E' UN COMUNICATO STAMPA TRADIZIONALE E' SOLO DEDICATO A CHI VOGLIA CONOSCERE E NON RIFERIRE, CAPIRE E NON SCHEMATIZZARE. ADERIAMO PERCHE' CREDIAMO CHE A ROMA E A MILANO SI (RI)PRENDONO LA VOCE COLORO I QUALI SONO STATI NASCOSTI DAL NEOCONSERVATORISMO TEOCON. UN PICCOLO GRANDE POPOLO A CUI SENTIAMO DI APPARTENERE. OVVERO:
GLI ETICI NON MORALISTI quelli che fra l'interrogativo di un “progetto di vita” ancora da iniziare (l'embrione) e la “humana pietas” verso i viventi (uomini ed animali) sofferenti, malati, spesso condannati alla morte in età giovane, scelgono i secondi nel cercare di alleviare le sofferenze (accertate), le perdite affettive (accertate) attraverso la ricerca scientifica, anche attraverso il potenziale della scoperta delle cellule staminali (piuttosto pure embrionali). E sono quelli che ritengono che ogni essere umano abbia il diritto di disporre del proprio corpo quando esso diventa un semplice organismo con un cuore pulsante o comunque tale da non garantirne più la dignità e quelli che credono che ogni essere umano abbia il diritto di stabilire i limiti di “cura” e di “accanimento terapeutico” sul proprio corpo (diritto al testamento biologico)
GLI “UMANISTI” Che con la parola “diversamente abile” non vogliono ripulirsi solo la bocca per un parlare “politicamente corretto” ma mettono l'accento davvero sulla differente abilità piuttosto che sulla “carenza” (handicap) di ogni essere umano e sono gli stessi che di fronte alle difficoltà che a volte comporta l'essere o il diventare tali, ne vogliamo il riconoscimento, l'accoglimento, la cura.
QUELLI PER LO “STATO SOCIALE” E NON GLI “STATALISTI” Che non odiano pagare le tasse (proporzionalmente ai propri guadagni) per offrire sostegno ai più deboli o ai più discriminati, per gestire servizi essenziali per tutti (per non usare la bestemmia “pubblici”) come la casa, un reddito minimo sostanziale, la scuola, gli ospedali, ma odiano che in Europa l'Italia sia fra i paesi con tasse più alte ed i servizi peggiori (e le più alte percentuali di corruzione)
QUELLI CHE (IN)SEGUONO DINAMICAMENTE IL PROGRESSO SCIENTIFICO E NON SEGUONO STATICAMENTE DOGMI SPESSO INUMANI Quelli che se anche la Bibbia dice di lapidare le donne infedeli o di seguire la legge dell'”occhio per occhio, dente per dente”, credono alla parità di diritti e doveri fra uomini e donne e sono contro la pena di morte. Quelli che, al passo con le ricerche scientifiche più recenti che dimostrano che il sesso genitale si forma nei primi mesi di vita intrauterina e l'identità di genere sessuale si forma invece nel cervello sessuato negli ultimi mesi di gravidanza e termina nei primi anni di vita, ne traggono le ragionevoli considerazioni: i sessi non sono due, i “generi” sono infiniti. Il mix fra sesso genitale e genere cerebrale determina una naturale umanità ricca di varianti: gli uomini mascolini, gli uomini femminei, le donne femminili, le donne mascoline, i gay, le lesbiche, i/le transgender, i/le transessuali… Una ricchezza di differenze e non aberrazioni o malattie psichiatriche. E sono quelli che in nome dello stesso falso dogma (i sessi sono due) non vogliono sacrificare ogni giorno decine di bambini appena nati intersessuati (di sesso misto) ad una chirurgia che non tiene conto dello sviluppo psicosessuale dell'infante, e li ri-assegna brutalmente ad uno dei due sessi per necessità di una morale stupida e falsa, prima che in costoro si sviluppi la propria identità di genere individuale.
I “VERI UOMINI” non necessariamente maschi, di certo non “machi” ma gli homines, dotati di un surplus che alcuni chiamano anima, altri evoluzione, altri coscienza. Quelli che prendono sul serio la parola “humanitas” e quindi “umanitario”: nell'accoglienza di fratelli e sorelle che arrivano da noi disperati per la fame, per fazioni tribali, per odio omofobico-transfobico. E perché “dotati d'anima” non vorrebbero mai vedere i “centri di accoglienza temporanea” frutto di leggi prive di umanità. Sono quelli che vogliono la massima estensione del “diritto d'asilo” per chi proviene da quei posti del mondo dove la propria condizione umana, razziale, identitaria, sessuale, non sia rispettata o sia perseguitata. Sono quelli che si battono perché nasca un sistema economico che contempli e regoli entro limiti dignitosi per tutti gli la naturale “competitività” sia l'altrettanto naturale “senso di giustizia e di pari opportunità”.
INFINE, SIAMO I VERI EREDI MORALI DEGLI “ULTIMI”DELLA TERRA - Siamo le donne, storicamente private per millenni del proprio corpo, considerate impure per le mestruazioni di vita, derubate di ogni diritto e che oggi in Italia - dopo poche decine di anni di parziale liberazione - vengono nuovamente messe in discussione come soggetti proprietari del nostro corpo da chi le donne non conosce e spesso ne ha avuto tanta paura da evitarle a vita. - Siamo le “streghe”, ovvero quelle donne, spesso lesbiche, bruciate sui roghi, perché rifiutavano di stare con i maschi o per orientamento sentimentale naturale o per sfuggire al loro crudele dominio o alla macabra reclusione nei conventi. - Siamo i “finocchi”, le “checche” ovvero gli omosessuali e travestiti anch'essi condannati ai “roghi”. Siamo quelle lesbiche , quei gay e quei travestiti che la Chiesa bruciava nel Medio Evo e per cui neppure in questi ultimi anni il papa ha sentito il bisogno di chiedere perdono, nel suo lungo elenco di scuse tardive. - Siamo le/I transessuali di ogni epoca – considerati “dono degli dei” dalle civiltà pre-cattoliche per il loro “ruolo” di “ponte fra i sessi” – ed emarginate nel ruolo di puttane a cui non dar altra chances di vita o nascosti “uomini fra uomini” per il terrore di far scoprire di non possedere pienamente “il dominio” del pene (e non il pene). - Siamo quegli uomini di sesso maschile che non si riconoscono più in un'umanità divisa fra i sessi, divisa fra razze, divisa fra classi di “parìa” e notabili e che rifiutano il fardello del dominio “maschilista” preferendo il piacere della condivisione.
Siamo tutti costoro che oggi (ri)vogliono la propria dignità ed i propri diritti anche attraverso leggi che li sostanzino:
Il diritto all'accesso all'aborto, alla procreazione assistita fra persone che si amano, e prima ancora all'educazione all'uso degli anticoncezionali per una genitorialità consapevole. Il diritto all'orientamento sentimentale e al suo riconoscimento legale paritario. Il diritto all'adozione esteso, Il diritto all'identità di genere e alla sua libera espressione anche anagrafica. Il diritto alla ricerca scientifica per il bene dell'umanità (staminali, medicina genetica) e con attenzione all'impatto ambientale (vedi o.g.m.). Il diritto al libero movimento degli uomini, ancor prima che delle merci ed il diritto a non morire di fame ovunque nel mondo, per non obbligare a “muoversi” anche a chi non lo desidera. Il diritto al riconoscimento reale dell'handicap e delle invalidità. Il diritto alla libertà spirituale ed il diritto alla separazione netta fra Stato e Chiese. E Il diritto alla PACE che ne conseguirebbe se questi ed altri obbiettivi fossero raggiunti
Genova 13 gennaio 2006
Mirella Izzo Presidente Nazionale Crisalide AzioneTrans – onlus Via Pontevecchio 18/9 – 16133 Genova Web: http://www.crisalide-azionetrans.it Emal: presidenza@crisalide-azionetrans.it Mobile: 392-6845584 Iscrizione Albo del Volontariato n. SS-GE-51-2002 (Sicurezza Sociale) (torna all'indice notizie) |