RASSEGNA STAMPA

Luglio 2005

24/07/05 - Il Gazzettino - Lorena Ulpiani
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UN'INTERA ALA DELLA PRIGIONE PER I DETENUTI TRANSESSUALI

Primi viados nell'ex sezione "collaboratori di giustizia" del carcere Baldenich: la struttura, dopo il cambio di destinazione d'uso, ospiterà detenuti transessuali provenienti da tutta Italia...

Primi viados nell'ex sezione "collaboratori di giustizia" del carcere Baldenich: la struttura, dopo il cambio di destinazione d'uso, ospiterà detenuti transessuali provenienti da tutta Italia. Ieri un primo gruppo è stato sistemato in celle singole, opportunamente adattate. Una soluzione che permette di assicurare l'isolamento sia tra gli stessi transessuali, sia tra questi e il resto della popolazione carceraria.
La sezione "collaboratori di giustizia" era stata aperta nel 1981 e aveva ospitato anche un boss del calibro di Raffaele Cutolo fino al 2002, anno della chiusura dopo il trasferimento dello stesso Cutolo in altra sede. La chiusura della struttura, per la quale erano già previsti lavori di adeguamento, aveva aperto il dibattito sul cambio di utilizzo, aperto a più possibilità di trasformazione. Sul tappeto anche le ipotesi di destinare l'ala alla carcerazione di detenuti sieropositivi o a quelli che devono espiazione pene di reati di pedofilia. Nel giugno scorso, al termine di necessari lavori, la scelta è stata di riservarla ai transessuali, tipologia di detenuti che ha necessità di una gestione specifica, rispetto al resto del carcere. Ora, diventata operativa, all'ex sezione "collaboratori di giustizia" di Belluno nei prossimi mesi arriveranno transessuali da tutto il territorio nazionale, così come previsto per queste strutture speciali. Ma il riavvio dell'ala speciale riapre anche l'annoso problema della carenza di 50 posti in organico: l'operatività della sezione transessuali significherà, per il personale di polizia penitenziaria, il ritorno ai turni di otto ore, contro quelli di sei, resi possibili proprio dalla temporanea chiusura dell'ex sezione collaboratori.

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15/07/2005 - Panorama
In fila al Niguarda per cambiare sesso
Ogni mese circa 40 persone si rivolgono all'ospedale milanese per le terapie ormonali e l'intervento chirurgico. Rimborsati dal Servizio sanitario nazionale. Un percorso lungo e complesso, come racconta a Panorama Carla. Nata uomo e pronta a diventare donna

All'inizio lo dicevano solo i sogni. «Quando ero piccola, o forse dovrei dire piccolo, sognavo di indossare un vestito da bambina e andare a una festa. Anche dopo 50 anni ricordo come fosse ieri quel turbamento al risveglio». Quando inizia a raccontare la sua storia a Panorama, la voce tradisce la sua femminilità: gesti aggraziati, grandi occhi azzurri, capelli legati da un nastro, tailleur e collana di perle.

Carla, 55 anni, è una delle molte persone che ogni martedì siedono nello studio di Maurizio Bini, sessuologo e direttore del centro di sterilità all'ospedale Niguarda di Milano, per ricevere le cure necessarie in vista di un cambiamento di sesso.

Come lei circa 40 pazienti al mese ottengono al Niguarda un referto psichiatrico per la trasformazione chirurgica (conversione in termini scientifici) da uomo a donna o da donna a uomo.

«Le spese per le cure ormonali e l'operazione, che si può effettuare in città come Roma, Napoli, Trieste e Bologna, sono coperte dal Servizio sanitario nazionale» dice Bini.

Una terapia, pesante e costosa.

All'estero, in Germania, Gran Bretagna e Paesi Bassi, dove è a carico del cittadino, la sola operazione costa 10-15 mila euro. «Chi ha un disagio legato all'identità sessuale e cerca assistenza medica basta che si rivolga all'Onig (Osservatorio nazionale sull'identità di genere), che si trova in alcuni ospedali, o all'Arcitrans, per i diritti di queste persone».

Quello da intraprendere è un iter, terapeutico e legale, lungo e difficile, stabilito in Italia dalla legge 164/82. Il referto psichiatrico dato dall'ospedale servirà per dimostrare a un giudice che il paziente soffre davvero di transessualismo. Ricevuto l'ok dal tribunale, occorre mettersi in lista d'attesa per l'operazione.

E solo dopo l'intervento sarà possibile ottenere la correzione anche nei documenti. «In questo periodo di tempo non ci viene riconosciuto il sesso che noi percepiamo» fa notare Mirella Izzo, presidente di Crisalide Azione trans, una delle associazioni che offre sostegno a queste persone. «In altri paesi la legge consente di ottenere con più facilità il cambio di genere, una volta stabilito il disturbo.

Da noi la giurisprudenza interpreta la 164/82 in senso restrittivo: la legge infatti ammetterebbe che un giudice possa accogliere la domanda di cambio di genere per "intervenute modificazioni dei suoi caratteri sessuali". Che non sono necessariamente i genitali».

Nel frattempo il disagio fisico si somma a quello psicologico. «È stato un crescendo. Certo, anche nel pieno della giovinezza avevo sempre l'ansia di essere un'altra persona, ma riuscivo a vivere. E le donne non mi dispiacevano. Tanto che alla fine mi sono sposata e ho avuto figli. Ma nascondevo la verità, tenevo in casa vestiti femminili in attesa di essere sola».

Nel mondo, dicono gli studi, una persona su 12 mila sente un rifiuto per il sesso maschile in cui è imprigionata.

E in Italia? Sono 11 mila circa i transessuali che si sono già sottoposti all'intervento e sono diventati donne. È alta anche la percentuale di donne che vogliono diventare uomini: «Prima una su ogni otto transessuali, ora una su cinque. E il motivo dell'aumento non è chiaro» per Bini.

La sensazione di essere nati nel sesso sbagliato viene avvertita in genere prima della pubertà e si manifesta con un disagio nei confronti dei propri genitali, e per lo sviluppo di interessi tipici dell'altro sesso.

«Le mie sofferenze aumentavano, come una bolla che si gonfiava. Ci sarà pure una causa» dice Carla. Quale sia l'origine del transessualismo è ancora un mistero. Si sa che esistono ormoni che a livello prenatale indirizzano determinate strutture del sistema nervoso centrale in senso maschile o femminile.

«Un processo che, se alterato, potrebbe portare a un orientamento psicologico che non coincide con quello della biologia. Tuttavia, non abbiamo risposte certe: a fattori come questo, di natura neurobiologica, potrebbero sommarsene altri di natura comportamentale» aggiunge Bini.

«Il mio lavoro? Sono andata sempre avanti e ora sono un manager. Cercavo di vivere una vita normale. Ma ai problemi quotidiani si aggiungeva la mia battaglia. Ho detto a me stessa: o mi butto da un ponte o cambio la mia vita».

Il suicidio è negli Usa la prima causa di morte tra i transessuali. «Ho deciso di vivere. In ufficio si erano abituati agli abiti femminili.

Ma mia moglie mi ha accusato di disonestà, per averle detto la verità dopo tanti anni. E c'era persino chi pensava che potessi trasmettere malattie» rivela Carla.

«Ora il problema è diventato il fatto che la mia carta di identità dice che io sono Carlo».

Bini commenta: «Nei Paesi Bassi e in Gran Bretagna è più semplice: una volta fatto l'inquadramento psicosessuologico, si passa in pochi giorni alla fase chirurgica. E il nome originale di battesimo resta solo nell'atto di nascita».

In Italia trascorrono almeno quattro anni prima di essere sottoposti all'intervento, occorre completare gli esami, raccogliere i documenti legali a spese proprie e aspettare il verdetto del giudice, il quale si basa anche sul parere medico e psicologico.

A quel punto è possibile cambiare il nome nella carta d'identità, secondo quanto prescrive la legge 164/82.

Che le norme italiane siano severe ha un vantaggio: «A volte la perizia psichiatrica così scrupolosa scopre che qualcuno non è un vero trans ma un matto». Questi ritardi comunque acuiscono il disagio.

Carla lo sa bene: «Ti costringono a vergognarti: all'università hai un altro sesso perché così dicono i documenti, sull'autobus il controllore ti dice che la tua carta d'identità non è valida e alcuni medici si rifiutano di prescrivere gli estrogeni perché l'indicazione è per il sesso femminile».

E così i transessuali chiedono quella che chiamano «la piccola soluzione». «Significa concedere il cambio nei documenti ufficiali prima della lunga attesa dell'intervento» spiega Bini. «Proposte di legge in tal senso giacciono da tempo al Senato». Ma per ora nulla si muove e chi ne ha le possibilità economiche si reca all'estero. «Voglio operarmi. Gli ormoni che prendo non mi bastano» sostiene Carla. Poi abbassando il tono della voce: «Il dottore ha la mano leggera, vorrei dosi più alte».

Le operazioni chirurgiche sono complesse: la vagina viene creata usando come parete il cilindro cutaneo che riveste il corpo del pene e la lubrificazione è data dal segmento uretrale. «È poco sensibile ed elastica, ma consente ai trans il piacere mentale di contenere l'uomo che amano» dice Bini.

Per le donne l'intervento è assai più complicato, al punto che molte si fermano all'asportazione di ovaie e utero. Occorre infatti costruire di sana pianta il fallo modellando un lembo fascio-cutaneo dell'avambraccio.

Nessuno di loro, neouomini o neodonne, potrà avere figli, ma molti chiederanno di adottarne. La maggior parte si accontenta di un compagno o di una compagna. Come Carla: «Il futuro? Sì, forse vorrei un uomo, ma sono ormai vecchia per poterne avere uno giovane e carino. Però almeno sarò me stessa».

CHE COSA PREVEDE LA LEGGE

Anni di attesa prima del cambio sui documenti

È il 14 aprile 1982 la data fatidica: in Italia viene approvata una legge che tuttora regola il fenomeno del transessualismo. Prima di allora, in Europa, solo ex Germania occidentale e Svezia avevano leggi in materia.

Questa legge, la 164/82, stabilisce che la domanda di cambio di genere sui documenti deve essere proposta con ricorso al tribunale. Lo specialista certifica che il paziente soffre di transessualismo, sarà poi il tribunale ad autorizzare l'intervento chirurgico.

Per il cambio di genere nei documenti occorre però attendere un'altra sentenza del tribunale, con cui il giudice prende atto delle modificazioni sessuali in seguito all'operazione.

Il paziente è preso in cura dal Sistema sanitario nazionale che offre tutte le risorse necessarie all'intervento di cambiamento di sesso.

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06/07/2005 - Il Tirreno
NON VA ESPULSO IL VIADO CHE HA SPOSATO UN'ANZIANA
La Corte di Cassazione ha depositato la motivazione della sentenza con cui ha stabilito che il viado, sposato con una donna molto più anziana di lui, non può essere espulso.

La Corte di Cassazione ha depositato la motivazione della sentenza con cui ha stabilito che il viado, sposato con una donna molto più anziana di lui, non può essere espulso. La notizia era stata anticipata nelle scorse settimane. Il matrimonio risale al giugno 2000; la Questura non aveva mai visto chiaro in quella unione, «un matrimonio di convenienza», dissero all'ufficio stranieri, «solo per ottenere un permesso di soggiorno, visto che lui è un transessuale dedito alla prostituzione: l'inesistenza del legame è palese».

La questura si era opposta anche mettendo in evidenza la differenza di età tra lui, di origine brasiliana, e la donna. E soprattutto il fatto che il trans, maschio all'anagrafe, era in realtà una donna.

Questione che in realtà è stata smentita dalla Cassazione che ha dato ragione al brasiliano: «La convivenza saltuaria non è motivo - hanno scritto i giudici - per il quale può essere ritenuto invalido un matrimonio. Inoltre non è stata dimostrata in realtà la circostanza che l'uomo sia di sesso femminile». Per lui non ci sarà nessun provvedimento di espulsione. Così ha deciso la Suprema Corte, nonostante il questore di Massa, Giuseppe Mastrogiovanni, nel luglio 2002, avesse respinto la richiesta dello straniero di ottenere il permesso di soggiorno «per motivi familiari», invocati dall'uomo in ragione del matrimonio.

I supremi giudici hanno, infatti, confermato che il brasiliano non può essere espulso e hanno condannato il ministero a rimborsargli 2.100 euro per le spese legali.

La sentenza fa giurisprudenza, affermando il principio che non possono essere espulsi dal territorio nazionale gli extracomunitari transessuali - anche se dediti alla prostituzione - che sposano una donna italiana.

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05/07/2005 - La Provincia di Como
CAMBIO DEL NOME IN ARRIVO LA LEGGE PRO TRANSESSUALI
Dopo il matrimonio gay si apre la campagna per far approvare un'altra legge rivoluzionaria: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale. La legge su cui si discuterà consentirà il cambiamento automatico del nome dopo o senza un'operazione.


La nuova Spagna delle riforme sociali radicali non si ferma. Dopo il matrimonio gay si apre la campagna per far approvare un'altra legge rivoluzionaria: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale. La legge su cui si discuterà consentirà il cambiamento automatico del nome dopo o senza un'operazione. Il Partito socialista (Psoe) ha già detto che il nuovo disegno di legge arriverà in parlamento già in autunno. Un altro duro colpo alla Spagna rappresentata dalla Chiesa e dai conservatori, che cercano di arginare l'onda.

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02/07/2005 - La Provincia di Sondrio
ZAPATERO NON SI FERMA "E ORA LA LEGGE A FAVORE DI CHI CAMBIA SESSO"
MADRID - Dopo il matrimonio gay, si apre in Spagna la campagna per far approvare un'altra legge choc: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale....


MADRID - Dopo il matrimonio gay, si apre in Spagna la campagna per far approvare un'altra legge choc: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale. Una legge che consentirà il cambiamento automatico del nome dopo o senza un'operazione e che comporterà anche la copertura sanitaria per i cambiamenti di sesso, già in atto in alcune regioni come ad esempio l'Andalusia. Rivendicazione che oggi sarà al centro della Giornata dell'Orgoglio Gay che riunirà a Madrid, secondo gli organizzatori 1,5 milioni di persone. Un'altra «rivoluzione» che il Psoe, ha assicurato Zerolo, omosessuale dichiarato, è pronto a portare avanti: «Il 2006 sarà l'anno dei transessuali, il nuovo disegno di legge sui loro diritti sarà presentato al congresso dopo l'estate».

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02/07/2005 - La Repubblica - MARINA AMADUZZI
 
UOMO O DONNA NON IMPORTA SOPRATTUTTO BALLERINA
A Teatri di Vita, l´ex colonnello che diventò una stella

JIN XING, ovvero Stella d´Oro. La danzatrice e coreografa più acclamata della Cina contemporanea, ex colonnello dell´esercito popolare e prima transessuale riconosciuta dal regime, presenta oggi in prima nazionale «Shangai Tango». Lo spettacolo, che si fa oggi e domani alle 21 nella Sala Pasolini di Teatri di Vita, fa parte di «Cuore di China», festival italiano sulla cultura contemporanea cinese, ideato e curato da Andrea Adriatico e Stefano Casi per «bè bolognaestate05».

«A nove anni mi sentivo già una donna, prigioniera in un corpo di uomo». Così Jin Xing ha dichiarato in una recente intervista, raccontando la sua vita presto intrecciata con la sua passione per la danza. Nata nel ´67 a Shenyang in Manciuria, da una famiglia di origine coreana, fin da piccola voleva diventare famosa, «così la gente si sarebbe concentrata sul mio lavoro e non su di me». «Da piccolo - ricorda - sognavo di uscire di notte sotto un temporale e di essere colpito da un fulmine, perché il fulmine, secondo la nostra tradizione, può cambiarti profondamente». A nove anni entra all´accademia militare: è l´unico modo per studiare danza e diventare un artista. «L´esercito, ancora oggi, consente di affrontare gratuitamente gli studi artistici, e ogni anno più di tremila ragazzi sugli 11-12 anni chiedono di esservi ammessi».

All´accademia militare il giovane danzatore vince i primi concorsi e, dopo essersi diplomato col grado di colonnello, viene consacrato, a 18 anni, «stella della Cina come miglior danzatore». Il concorso è per Jin Xing fondamentale, perché offre una borsa di studio per l´America, e perché poi in Occidente può attraversare molte espressioni della danza, dal balletto russo alla danza cinese classica e acrobatica, passando dalle scuole di New York (e cioè Martha Graham, Merce Cunningham e Murray Louis), fino a quelle di Bruxelles e Roma. E qui matura anche la decisione di cambiare sesso, sottoponendosi nel ´95, nel proprio paese, a ben tre operazioni in otto settimane. Fondato il primo ensemble di danza contemporanea a Pechino, la Beijing Modern Dance Company, dà vita a Shangai, dove risiede e lavora dal 2000, alla sua compagnia, la Jin Xing Dance Company. Oggi vive col suo compagno e ha adottato due bambini. «Tutto quello che sono oggi è stato un sogno della mia fanciullezza, non bisogna mai arrendersi».

Lo spettacolo che presenta a Teatri di Vita è «Shangai Tango», che racconta l´odierna metropoli asiatica in un melange di passioni e culture a cavallo tra passato e futuro, musica argentina e mito cinese. Si narra il rapporto di una donna col marito, con il figlio del marito, che è il suo amante, e con il proprio figlio. «I tre uomini rappresentano il passato, il presente e il futuro, mentre Shangai incarna il lato femminile della Cina. Se Pechino è pesante, potente, maschile, Shangai è morbida, mutevole e sexy».

Vedremo dunque danzare quest´esile ballerina dai lunghi capelli neri, che balla né da uomo né da donna, né da cinese né da occidentale, né da vecchia né da giovane. «Non ho problemi di genere o di tecnica: interpreto i sentimenti e questo tocca il pubblico, in termini universali».

La seconda giornata di «Cuore di China» inizia alle 17 col laboratorio teatrale condotto da Francesca Ballico, prosegue alle 20 con il Mah-jong, tradizionale gioco da tavola, mentre alle 23, nello spazio piscina, si replica «Il frigo» di Copi con Eva Robin´s e la regia di Andrea Adriatico. Info: 051566330.

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02/07/2005 - L'Unità
 
La nuova Spagna delle riforme sociali
LA NUOVA SPAGNA delle riforme sociali radicali non si ferma.
Dopo il matrimonio gay, si apre la campagna per far approvare un'altra legge rivoluzionaria: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale....

LA NUOVA SPAGNA delle riforme sociali radicali non si ferma.

Dopo il matrimonio gay, si apre la campagna per far approvare un'altra legge rivoluzionaria: quella sull'identità sessuale, la rivendicazione cruciale del movimento transessuale.

La legge, se approvata dal governo Zapatero, consentirà il cambiamento automatico del nome dopo o senza un'operazione.

Questa rivendicazione sarà oggi al centro della «Giornata dell'Orgoglio Gay» che riunirà a Madrid, secondo gli organizzatori, 1,5 milioni di persone.

Il Partito socialista (Psoe) non ha perso tempo e ieri, per bocca del suo segretario per i movimenti sociali, Pedro Zerolo, ha promesso che il nuovo disegno di legge arriverà in parlamento già in autunno.

Un altro duro colpo alla Spagna rappresentata dalla Chiesa e dai conservatori, che cercano disperatamente di arginare l'onda travolgente.

Oggi ci riproveranno a Madrid con una dichiarazione del «Foro della Famiglia» davanti al monumento alla costituzione per chiedere un impossibile referendum

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