TRANSFEMMINISMO: LASCIATELE SCATENARSI
Articolo di Hanne Blank
tratto da: In These Times del 21/4/04
traduzione in Italiano: Miriam Mareso e Mirella Izzo

Lo hanno detto al New York Times quindi dev'essere  ufficiale: Le persone Trans sono tante e sono qui per restare.  L'articolo del Times "On campus, Ripensando la Biologia" datato 7 marzo ci illumina sul fatto che le persone transessuali (che mutano l'aspetto ormonale e/o anatomico del loro sesso biologico) e quelle transgender (che si ridefiniscono in termini di genere ma non si sottomettono ad interventi medici) sono sempre piu' visibili e si fanno sempre più sentire e sono la fuori a fare cose che shoccano, cose sovversive quali andare all'Università e lavorare per condizioni di vita appropriate in ogni campo della loro vita.  Questi sforzi riportano a galla questioni di uguaglianza, ma ci fanno anche riflettere sulla natura del significato di attributi come il sesso e il genere, che di solito consideriamo fissi ed immutabili.

Le persone trans hanno avuto accesso alle pagine del Times solo di recente, ma il dibattito sulle questioni legate alla loro realta' non e' nuova agli ambienti femministi.  A partire dalla controversia riguardo l'ammissione al 30esimo festival musicale del Michigan, riservato solo a  "donne per nascita", alla questione della potenziale perdita delle lesbiche butch da parte della comunita' lesbica, accettando quella transessuale, le persone trans obbligano le femministe a porsi domande difficili, addirittura scomode.

E non si tratta esclusivamente di domande sulle persone trans, anche se ne hanno l'apparenza. Sono domande sulla natura del femminismo, sul fondamentalismo e sul binarismo e su come reagire opponendosi a quelle ideologie di genere che opprimono.  In alcuni ambienti ci si chiede addirittura se sia giusto che le questioni Trans vengano trattate all'interno del dibattito femminista. Non viene gia' chiesto abbastanza alle femminste senza che si debbano anche prendere cura di questioni riguardanti persone che non sono biologicamente donne?

Proponiamo qui un tentativo di risposta: il femminismo ha combattuto da generazioni contro nozioni di parallelismo fra biologia e destino. Ci crediamo davvero? O ci stiamo ancora attaccando alla sacralita' di un mito che prevede l'esistenza ontologica di una "uominità" in opposizione ad una "donnità"? Le persone trans, sempre piu' numerose, eloquenti ed orgogliose hanno scoperto il nostro bluff.

Alcune femministe temono che mettendo la questione transessuale troppo al centro del dibattito potrebbe ridurrsi la capacita' di cambiamento della condizione delle donne.  Da una parte capisco il timore delle vecchie guardie: queste persone-che-non-sono-donne potrebbero accaparrarsi spazio che le donne si sono guadagnate a gran fatica. Allo stesso tempo, pero', permettetemi di ricordare a quelle mie amiche che resistono alla scelta di includere le cause trans, che le persone trans non sono certo uomini nonostante possano non essere considerate donne per definizione classica.

Non esistono monopoli sull'oppressione. In una cultura che continua a mettere al proprio apice la figura dell'uomo biologico al maschile, e tutto il resto sotto, le donne e le persone transgender si ritrovano a condividere la stessa causa. Il cambiamento di sesso, qualsiasi ne sia la direzione, non esclude nessuno da quella lotta specifica. Ecco perche' cosi tante persone trans diventano cosi politiche. Proprio come le donne, le persone trans hanno poco da perdere, ed una grande opportunità di guadagnarci, nella lotta per la sovversione dello status quo.

Aderire a tali sfide e' una prerogativa femminista.  Crescendo, per me il piu' gran regalo del femminismo e' stato il messaggio che la gente potesse scegliere di essere qualsiasi cosa volesse essere e agire di conseguenza perche' era il potenziale umano che contava e non il sesso. Non c'erano definizioni o attributi che ne limitassero il significato: qualsiasi cosa.  Senza dubbio molte delle femministe della"seconda generazione" che hanno lottato perche' si potesse ottenere tale liberta,' in quel momento non consideravano la possibilita' di includere anche la liberta' di essere di un altro (o nessun) sesso o genere ,o di fare qualcosa di radicale come rimodellare il proprio corpo. Ma va bene cosi. Le femministe della "prima generazione" non lottarono mica per la liberta' di essere lesbiche, e nonostante cio' la lotta delle femministe lesbiche divenne uno dei momenti critici del femminismo della "seconda generazione".

Alla fin fine si tratta comunque della stessa semplice questione: smascherare le bugie del fondamentalismo.
Abbattere le pareti fondamentaliste dell'eterosessualita' obbligatoria non e' poi cosi' diverso dal distruggere il fondamentalismo che si nasconde dietro l'idea delle dicotomie sessuali, che non e' neanche cosi distante dal fondamentalismo che nego'alle donne di accedere ad educazione, lavoro e voto.
Se vogliamo che arrivi il giorno in cui "qualsiasi cosa" acquisisca un valore vero, per incominciare a giudicare le persone nella loro complessita' e non per le loro parti, e' necessario che ci impegniamo a creare un femminismo che sia Trans-inclusivo.

Aggiungere Trans a femminismo e' come usare una sega elettrica per la prima volta. E' potente, strana, pesante, rumorosa, sì, fa una paura infernale, finche' non si impara a guidarla, a permetterle di fare cio' che sa far bene. Il transfemminismo trovera' la sua posizione nella "scatola degli attrezzi" e impareremo ad usarlo e ad usarlo bene. Fino a quel momento bisognera' che ignoriamo il fischio nelle orecchie e la vibrazione nei denti e continuiamo a tirar su quella sega elettrica, per permettere al suo ruggire di annunciare il nostro progresso.

Hanne Blank e' scrittrice e storica. Ha pubblicato"Unruly Appetites" e presto apparira' il suo testo storico "Vergin". Vive a baltimora con la sua compagna intersessuata, transgender  e femminista. La si puo' trovare online a: www.hanneblank.com

Commenti: chix with dix rock. Le femministe che non riescono a vedere che il futuro della sessualita' delle definizioni di genere e' mutabile si devono togliere il paraocchi. O sono forse proprio come tutti le altre avanguardie che temono il giorno in cui perderanno il loro poter e la loro influenza? [di hslothrop 21.4.04 alle 12:07 - New England]

Questo puo' non essere un commento colto ma mi pere che il femminismo e', o per lo meno dovrebbe essere, un movimento che cerca l'uguaglianza degli esseri umani di (prima avrei detto "entrambi" ma ora direi) "tutti" i generi. Il femminismo non dovrebbe essere sessismo al contrario, un movimento esclusivamente a favore delle donne, e per cui le trans non dovrebbero essere un problema. Anche anche altri gruppi dovrebbero avere gli stessi diritti: le donne "di colore", le trans, ecc. ecc. questo e movimento per l'uguaglianza.
[pixelfool 21.4.04 alle 2:06 - Rochester, NY.
Copyright: In These Times 2004

L'articolo originale è stato pubblicato alla pagina web:
http://www.inthesetimes.com/comments.php?id=705_0_1_0_C

TRANSFEMINISM: LET HER RIP
By Hanne Blank
Source: In These Times 4/21/2004


It's been in the New York Times , so it must be official: Transpeople are here in number and they're here to stay. Transsexuals (those who medically change the hormonal and/or anatomical aspects of their biological sex) and transgendered people (those who change or redefine their gender that may not include any medical change) are, as illuminated in the March 7 Times article “On Campus, Rethinking Biology 101,” increasingly visible and vocal, and they're out there doing shocking, subversive things—like going to college and working for appropriate living conditions on their campuses. These efforts bring up any number of issues about equal access, but also about the nature and meaning of personal attributes we're taught to think of as fixed and immutable, like sex and gender.

Trans may only now be gracing the pages of the Times , but it's been an issue among feminists for years. From the long-running controversy over admitting only “womyn-born-womyn” to the nearly 30-year-old Michigan Womyn's Music Festival, to whether the lesbian community is losing its butch women to transsexuality, transfolk are forcing feminism to face difficult, sometimes uncomfortable, questions.

Such questions are not only about trans people, although they're often framed that way. They're questions about the nature of feminism, about essentialism and binarism and how we should challenge oppressive ideologies of gender. The question is raised, in some quarters, of whether trans issues belong in feminism at all. Isn't it hard enough for feminists to create change without being asked to take on the cause of people who are something other than biological women?

Here's an attempt at an answer: Feminism has been fighting for generations against the notion that biology equals destiny. Do we really believe it? Or are we still clinging to a mythos that insists there's some numinous ontological essence called “man-ness” or “woman-ness”? Transfolk, increasingly numerous, loud and proud, are calling our bluff.

Some feminists worry that too much focus on transsexual issues will undermine feminism's ability to create change for women. Part of me understands the old guard fear these people-who-are-not-women will take over some of women's hard-won space at the table. At the same time, I gently remind my trans-resisting friends that while transfolk may not be “women” by conventional definitions, neither are they “men.”

There is no monopoly on oppression. In a culture that continues to put the pole of the masculine biological male on top and everything else below it, this means that biological women and transpeople share a common cause. A sex change, no matter its direction, never reprieves anyone from that particular struggle. This is the very reason so many transfolk become so political. Like women, transfolk have little to lose and a great deal to gain by challenging the status quo.

Positing such challenges is our feminist birthright. Growing up, feminism's biggest gift to me was the message that people could be and do anything they wanted because it was human potential, not sex, that mattered. There were no qualifiers attached: anything. Undoubtedly most of the second-wavers who fought to offer that freedom were not thinking at the time that it might include the freedom to be another sex or gender (or none at all) or do something as radical as remodeling one's body. That's OK. First-wave feminism did not campaign for women's freedom to be lesbians, either, yet “lesbian-feminism” became one of the critical modes of the second wave.

It's all about the same basic thing: Exposing the lies of essentialism. Breaking down the essentialist wall of compulsory heterosexuality is not so different from shattering the essentialisms behind compulsory binary sex and gender, nor so different from loosing the grip of the essentialism that denied women education, jobs and the vote. If we want to see the day where that “anything” holds water, where we really judge the person and not the parts, creating a trans-inclusive feminism must be part of our mandate.

Adding trans to feminism is a lot like using a chainsaw for the first time. It's powerful and different and heavy and loud and, yes, scary as hell until you learn how to guide it, how to let it do what it does well. Transfeminism will take its place in the toolbox, and we will use it and use it well. Until then, we must ignore our ringing ears and buzzing teeth and continue to pick up that chainsaw, letting its roar announce our progress.


Hanne Blank is a writer and historian whose books Unruly Appetites and the forthcoming history Virgin . She lives in Baltimore with her intersexed transgendered feminist spouse, and online at www.hanneblank.com