DOCUMENTO
PRECONGRESSUALE N. 1
26 ottobre 2007 h. 9.00
Il presente
documento costituisce il contenuto programmatico relativo alle candidature
per il nuovo direttivo nazionale di Crisalide azione composto da: Monica
Romano, Daniele Brattoli, Antonia Monopoli, Rebecca Trespi, Jonathan Barbieri,
Gabriele Belli, Milena Argento, con la collaborazione di Mirella Izzo
BREVE
ANALISI PRELIMINARE
L’ultimo
anno e mezzo è stato davvero duro per l’associazione e riteniamo
ne abbiate un’idea.
Fino a due anni fa, Crisalide aveva una sede nazionale nel genovese, una
sede distaccata a Milano, gruppi di auto mutuo-aiuto in Lombardia, Liguria
e Toscana, referenti in Emilia Romagna, Lazio, Marche, Abruzzo e Sicilia.
Vantava il sito internet più completo ed aggiornato sulle tematiche
T* in Italia ed il primato nella produzione di contributi in ambito politico
e culturale.
Di
tutto questo, oggi, è rimasta solo la sede milanese.
Il direttivo nazionale dell’associazione è imploso, il sito
- pur mantenendo ancora la sua posizione di primato non è più
aggiornato dal luglio ultimo scorso - le sedi ed i referenti inattivi
(causa la mancanza di un coordinamento centrale).
Queste gravissime carenze, in particolare negli ultimi mesi, ci hanno
portato a temere seriamente, ed in più occasioni, che un patrimonio
associativo come è stata Crisalide negli ultimi otto anni, potesse
finire, o, più esattamente, implodere.
Non vogliamo soffermarci sulle responsabilità di una disfatta che
ha portato Crisalide ad essere il fantasma di se stessa. Riteniamo che
ciascun socio abbia a disposizione gli strumenti per avere un’idea
chiara rispetto alle responsabilità. Riteniamo inoltre che più
che le parole, le ipotesi, le congetture, le illazioni e le accuse (velate
o palesi, poco importa), siano i fatti a contare davvero.
E, attenendoci esclusivamente ai fatti, dobbiamo rilevare che, in questo
difficile periodo, quella milanese è stata l’unica realtà
che ha saputo sopravvivere e crescere, forte dei cinque anni della sua
storia e di un nutrito gruppo di volontari. Un gruppo sufficientemente
forte ed autonomo da continuare il suo lavoro malgrado i continui mutamenti
di un riferimento nazionale dell’Associazione, fino ad un ultimo
semestre - di fatto - senza un vero e proprio Direttivo Nazionale.
Con ben nove volontari attivi, una linea nazionale di counseling telefonico,
due gruppi di auto mutuo aiuto, attività costanti di divulgazione
e sensibilizzazione della pubblica opinione sulla tematica T*, supporto
alle donne T* che si prostituiscono sul territorio grazie al lavoro delle
unità di strada ed un centro di documentazione, il gruppo milanese
ha, a nostro avviso, dimostrato di saper lavorare con il giusto spirito
e competenza degne di una Onlus e del nome dell’Associazione.
Poche chiacchere, nessun proclama fine a se stesso, solo lavoro.
E’ partendo da questo presupposto che, riteniamo la sede di Milano,
gruppo già attivo, affiatato e facilitato nel proprio lavoro dalla
vicinanza territoriale, sente il diritto/dovere di proporsi, in questo
difficile momento, come sede nazionale e come Direttivo per l’Associazione
tutta. Questa convinzione ci ha spinti a proporci, con i nomi riportati
in calce, a candidarci e ad elaborare e sottoscrivere un documento congressuale,
programmatico, nel quale abbiamo cercato di dare un’idea il più
possibile chiara di quelle che dovrebbero essere le linee d’analisi
e programmatiche per garantire il miglior futuro all’Associazione
tutta. I firmatari del documento sostengono la candidatura di Monica Romano
per la presidenza nazionale dell’Associazione e Daniele Brattoli
per la vicepresidenza.
Chiediamo la fiducia dei soci non a scatola chiusa quindi, ma sulla base
di un programma che, ovviamente - se votato dalla maggioranza dei soci
- diventerebbe linea guida per tutta Crisalide, linea alla quale ci impegniamo
a lavorare al fine ottemperare al dovere di attuazione del mandato assembleare.
I curricula che aggiungiamo in coda al documento, rappresentano il modo
che riteniamo più semplice e diretto, per dare un volto alle parole
ed i concetti che costituiscoo il programma.
Di
seguito una descrizione di quegli obiettivi sui quali vorremmo impegnarci,
classificati in relazione ai tre principali ambiti di lavoro nei quali
Crisalide ha operato fin dalla sua costituzione: politico, culturale -
divulgativo, di supporto diretto alle persone T*.
CRISALIDE
E LA SUA STORIA*
Crisalide AzioneTrans, associazione fondta da Mirella Izzo, insieme a
pochi altri nel 1999 di cui è stata presidente fino al 2006, si
è rivelata essere un laboratorio unico in Italia. La prima Associazione
Transgender che - fin dalla nascita - fu paritaria nelle sue componenti
direttive fra transgender da Maschio a Femmina e da Femmina a Maschio.
La prima (ed unica, sostanzialmente ed economicamente) a credere nell’idea
di Davide Tolu – che allora sembrava utopica - di dare vita al Coordinamento
Nazionale Trans FtM. Un’idea che ha avuto un successo strepitoso.
La linea di demarcazione è netta. Prima di Crisalide e del Coordinamento,
in Italia gli FtM “non esistevano”. Non avevano né
rappresentanza, né un senso identitario comune. Nascosti dalla
loro invisibilità fisica, cercavano solo di integrarsi al meglio
come “neo uomini” nella società, rinnegando la propria
storia, la propria biografia, il proprio passato, il proprio orgoglio.
Negli anni abbiamo imparato a lavorare insieme e scoperto di essere complementari
e non opposti, sebbene i percorsi lo siano. Abbiamo scoperto quanto fosse
facile, sgombrato il campo dai pregiudizi, integrarci, collaborare e persino
volerci bene ed amarci.
Crisalide non è stata solo questo: per prima diede spazio espressivo
e accoglienza alle transgender lesbiche ed ai transgender gay. Prima di
noi, essere lesbica o gay, per una persona transgender, era motivo di
imbarazzo, di vergogna, di sentirsi sbagliate/i. Non una parola era mai
stata spesa prima, per accogliere translesbiche e transgay, se non da
una prima Arcitrans, che durò pochissimo tempo e di cui, proprio
Crisalide, era stata una costola fondamentale, prima dello sfascio generale.
Dare voce al translesbismo ha significato il consentire alle nuove generazioni
trans e omosessuali, di anticipare la propria transizione di 10 o 20 anni,
rispetto a quanto non accadeva prima, in un clima culturale negativo persino
in altro associazionismo trans. Se ti sentivi donna e ti piacevano le
donne, non potevi che dirti di essere sbagliata. Anche la medicina rifiutava
una diagnosi per accedere alle terapie ormonali se ci si dichiarava lesbiche
o gay in uno di quei colloqui, per noi obbligati, dove altri (psichiatri
o psicologi) decidevano e decidono ancora, il nostro destino. Crisalide,
con una presidente lesbica ed un vicepresidente gay, aveva nel proprio
DNA l’esigenza di rompere gli stereotipi fino ad allora imperanti.
Fu ragione stessa della nostra fondazione spezzare il legame con la parola
transessuale e conseguentemente diventammo la prima associazione italiana
ad essere per statuto, ufficialmente transgender, translesbica e transgay.
Infine, Crisalide è stato il primo – e purtroppo ad oggi
ancora l’unico - laboratorio di elaborazione, anche teorica, transfemminista
e di uomo nuovo, inteso come uomo che rifiuta e rigetta volontariamente
il maschilismo e i suoi condizionamenti. Transfemminista, attraverso le
elaborazioni continue, sul sito dell’Associazione di “editoriali”
che collegavano costantemente ogni evento transgender MtF ad una lettura
dei fatti in chiave femminista. Dell’”Uomo Nuovo”, attraverso
l’elaborazione teorica dei trans FtM, riguardo un progetto di un
nuovo modo di vivere il proprio maschile. Per questo lavoro, in Italia,
prima o poi si dovrà rendere il giusto merito a Crisalide per il
ruolo che ha svolto ed a persone come Davide Tolu e Matteo Manetti, senza
i quali forse non esisterebbe neppure un inizio di comunità FtM
in Italia e tantomeno elaborazioni antimaschiliste in seno ad una comunità
di neo-uomini.
*
il presente capitolo è tratto quasi integralmente dalla prefazione
del libro "Transfemminismo & Translesbismo" di
Mirella Izzo, di prossima pubblicazione, di cui i firmatari condividono
il contenuto. L'uso di questa parte di testo è protetta da copyright
ed è stato autorizzato dall'autrice. Diversi usi che non facciano
parte della mozione presente non sono autorizzati.
AREA
POLITICA
Associazione
apartitica ma non apolitica. Obiettivi e modalità
Riteniamo
che Crisalide non possa occuparsi soltanto degli aspetti culturali legati
alla variabilità di genere.
I contenuti, le elaborazioni culturali, il lavoro di autocoscienza hanno
consentito l’elaborazione di una nuova visione dello stesso concetto
di Transgender”.
Senza Crisalide, tutto questo non sarebbe accaduto e continua a non accadere
altrove.
Nonostante l’importanza di questo lavoro, continuiamo ad avvertire
l’esigenza di tradurre le nostre consapevolezze in azioni. E compiere
azioni significa, in buona sostanza, fare politica.
Siamo quindi convinti che il presupposto di partenza della nostra azione
politica debba essere sempre e comunque la nostra cultura, quella che
autonomamente abbiamo prodotto e legittimato in questi anni.
A nostro avviso quindi, un reale miglioramento della qualità di
vita delle persone T* italiane, passa da un’azione politica del
tutto autonoma dalle logiche di partito e/o di schieramento. La collaborazione
con altre forze politiche/associative/istituzionali è ottenibile
soltanto partendo da una collocazione il più possibile trasversale,
che trovi fondamento nella sulla condivisione di obiettivi che trovino
la propria ragione d’esistere in una comune base culturale. Questa
linea guida dovrebbe pertanto mantenere una continuità rispetto
alle origini dell’Associazione, anche per il futuro, rispetto al
nostro lavoro politico.
Sintetizzando:
-
la modificazione della legge 164 nella direzione della legge spagnola
(o Britannica) che non considera obbligatorio l'intervento chirurgico
sui genitali per la modifica del nome e dell'indicativo di genere di
una persona transgender;
- una
legge antidiscriminazione includente le persone transgender e transessuali,
con particolare attenzione alla tutela del diritto al lavoro;
- la
protezione della privacy negata durante il percorso di transizione;
- la
gratuità del percorso di transizione;
- la
depsichiatrizzazione della condizione transgender come prima tappa di
un’azione finalizzata all’ottenimento del pieno diritto
di autodeterminazione (fatto che questo implica la prosecuzione dell’azione,
già avviata, volta all’aggiornamento degli standard diagnostici
e di cura italiani che, nella loro attuazione, oggi, configurano spesso
gli estremi di psicoterapie e/o indagini psicologiche coatte);
- la
promozione del diritto al lavoro*;
- la
necessaria diffusione dell'Associazione sul territorio al fine di potere
garantire servizi e informazioni al più ampio numero di persone
in Italia.
AREA CULTURALE-DIVULGATIVA
Produzione
culturale e politica
Crisalide
è stata una associazione estremamente attiva nella produzione culturale
e/o politica. Soprattutto a livello individuale, i vari soci hanno contribuito
alla creazione artistica attraverso varie opere, come ad esempio Davide
Tolu con lo spettacolo “One New Man Show” interpretato da
Matteo Manetti. Attraverso anche la traduzione di articoli giornalistici,
rintracciabili finora sul sito internet dell’associazione, ci si
è mossi in una prospettiva di tipo integrativa/confronto con le
altre realtà nel mondo. Questo ultimo aspetto è estremamente
importante da approfondire, non solo per quanto riguarda la produzione
giornalistica di tipo politico, ma anche, e soprattutto, sulla vita sociale
delle varie comunità trans mondiali, per proporre un confronto
più approfondito.
Un lavoro che può essere svolto attraverso la traduzione di reportage
da vari quotidiani e da mailing list internazionali informative (transgendernews,
ad esempio). Sempre rimanendo in ambito importazione culturale, è
opportuno rammentare la traduzione del libro “Stone Butch Blues”
di Leslie Feinberg. A livello concettuale, Crisalide ha agito mettendo
sotto i riflettori terminologie mai usate in Italia, come translesbismo,
transfobia, genderismo… Parole che sempre più entrano nella
comunicazione sociale in maniera più fluida, tanto da arrivare
in televisione che - pur ponendo il problema di una equilibrata gestione,
resa problematica dalla continua ricerca del “colore” da parte
del giornalismo italiano è uno dei mezzi di comunicazione più
impattanti. Crisalide sarà impegnata nel dare maggior risalto alla
tematica T*, tramite tutti i mezzi di informazione, cercando di creare
un’interazione fra i diversi “mondi”, per dare la possibilità
a tutti di trovare informazioni troppo spesso disperse e difficili da
gestire.
Rimanendo sulla scia, la produzione video ha partorito il videodocumentario
“Crisalidi” nel 2005. Il video è stato usato molto
spesso per accompagnare dibattiti, tuttavia, per un maggior approfondimento,
si veda il punto dedicato ad hoc. Dal punto di vista integrativo tra cultura
e politica, due grandi esempi di questa collaborazione sono l’opuscolo
“Transessualismo e lavoro”, prodotto assieme al contributo
della CGIL Settore Nuovi Diritti, e il Manifesto AzioneTrans. L’opuscolo
è estremamente importante, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto
pratico: è un chiaro esempio di come teoria e azione possano influenzarsi
reciprocamente in modo sinergico contributo di maggiore efficacia ed incisività
Identità
transgenere come opzione legittimata
Crisalide
si propone come associazione transgender, questo termine comprende le
persone transessuali ma anche tutte quelle persone che, compiendo il percorso
di transizione tutto o in parte, non si riconoscono nella binarietà
del genere. Questo genere non definito oggi è oggetto di discriminazioni
da buona parte della comunità T* e addirittura usata come scelta
(un termine che non uso a caso) di comodo. Lo stesso iter è concepito
in modo binario e, ormai è assodato, non risponde per intero alle
nostre esigenze. Una persona transgender, però cosa deve fare?
Come si deve comportare all’interno di una società e, ancora
più grave, in una comunità GLBTQ che in molti casi spinge
alla binarietà? Nascondersi? Omologarsi? No. Deve essere libera,
avere il diritto di vivere al meglio la propria vita sapendo che può
fare affidamento su un polo politico e culturale come solo Crisalide,
oggi, in Italia può essere. L’associazione, attraverso la
promozione culturale e le idee di persone “grandi”, ha aiutato
molte persone nel proprio percorso di crescita e comprensione di se. Un
percorso però che non sempre coincide con l’ITER. La base
della transizione, non dovrebbe essere “diventare donna” o
“diventare uomo” da come molt* è vista (biologici e
transgender), ma dovrebbe essere, un modo più coerente ed onesto
“adeguare l’aspetto estetico alla propria identità”.
Questo oggi non è possibile. Non è possibile giuridicamente
(non senza la perdita dei diritti fondamentali) e ancora peggio, non è
possibile socialmente. Come Associazione Transgender, abbiamo il diritto/dovere
di promuovere questa emancipazione. Triste a dirsi, il primo step necessario
è il formare la stessa comunità T*, in fondo come può
essere definita comunità se ci si discrimina all’interno?
Definire e scindere la comunità T*, in termini di “divenire”
in sole MtF o soli FtM è riduttivo e in non pochi casi sbagliato.
Perché non “divenire” M o F to V.I.S.? Vera identità
di se? O visto che si parla in inglese T.S.I. (true self identity)? Formare
questa coscienza dovrebbe essere un obbiettivo primario della nostra associazione.
Non solo attraverso le proposte di testi, mozioni e tipi ma attraverso
la destrutturazione della binarietà, concepire la transizione come
evoluzione e crescita dell’individuo e far capire che tutte queste
capacità non le si trova che dentro se stessi le esperienze personali
non devono essere esempio ma confronto. Un confronto possibile attraverso
i gruppi AMA, ma anche attraverso gruppi di autocoscienza. Una persona
che arriva in crisalide non deve finire il percorso (se il percorso ha
una fine…) semplicemente come NEO UOMO o NEO DONNA, ma dovrebbe
uscire come individuo sereno e consapevole capace di di vivere bene con
gli altri e soprattutto con se stesso.
Maschilismo:
Il nemico comune
Il
perimetro e limite di un incasellamento di genere è dato in gran
parte da una visione maschilista della società, composta da regole
e dogmi ai quali bisogna attenersi per conquistarsi un posto nel mondo.
La consapevolezza di sé comporta la liberazione dalle catene di
un ruolo, un sesso e un genere imposto.
Ma l’obbligo del dover essere sempre e comunque uomo o donna entro
uno spazio limitato, definito da canoni estetici e comportamentali ancora
una volta limitano l’espressione del proprio essere in quanto persona
unica e irripetibile.
Canoni talmente radicati all’interno delle persone, che troppo spesso,
anche chi inizia un percorso di transizione, inconsapevolmente riproduce
e stigmatizza tanto da portare avanti un percorso di mera riattribuzione
e non di rielaborazione di genere.
Noi
che in un primo momento usciamo dallo schema in cui siamo inseriti dalla
nascita, vediamo come subito dopo ci incastrino in qualche modo in un
altro spazio circoscritto: le trans nella casella prostitute, oggetti
sessuali e senza alcuna volontà; i trans: surrogati di uomini destinati
ad accontentarsi di ciò che gli viene offerto perché di
più non possono chiedere a una società fallocentrica.
E
da questa consapevolezza e dal desiderio di mantenere un continum tra
le esperienze costruite nel ruolo sociale imposto all’origine e
quelle acquisite durante la propria transizione che nasce l’idea
di un discostamento dallo stereotipo di uomo in quanto maschio.
La volontà di costruire un maschile plasmato sull’esperienza
dei singoli individui e non viceversa come accade nella realtà
contemporanea (mi sembra manchi un pezzo di frase che scriverei cosi)
in base a condizionamenti sociali e di ruolo imposti fin prima della nascita.
Dare vita ad un uomo costruito sulle singole persone e sulle loro esperienze
invece di veder costruire uomini formati su uno stereotipo preimposto
che limita in partenza la possibilità di esprimere ogni parte di
sé perché probabilmente riconducibile ad un altro grande
stereotipo: il femminile che invece di essere portato dietro come condanna
potremmo crescere e legare all’uomo che deve nascere. E tutto questo
fa parte di un progetto che chiamiamo “Uomo Nuovo”, un uomo
che ricostruisce una identità di genere propria liberata dai condizionamenti
del maschilismo.
Uscire dell’invisbilità portata dai fattori estetici.
Invisibilità come limite dei percorsi individuali e politici.
Transfemminismo
“Dietro
ogni donna coraggiosa c’è un intera comunità che le
ricorda di essere sbagliata”. Slogan delle donne indiane al World
Social Forum di Mumbay 2004.
Il
femminile come disvalore, un concetto creato dalla società fallocentrica
che crede solo nella virilità e nella centralità del ruolo
del maschio. Un fenomeno, quello del maschilismo ma anche machismo dilagante,
che ha trovato la sua più ampia diffusione con l’avvento
delle religioni monoteiste. Perché basta guardare il passato per
scoprire come altre popolazioni fossero più aperte mentalmente,
di quello che noi oggi crediamo. Presso gli Indiani dell’America
Settentrionale, per fare un esempio, esistevano persone (Two Spirit) che,
attraverso un percorso di transizione fatto di sogni, rielaborazione del
proprio essere, ecc… entrava a far parte della società con
il genere a cui sentiva di appartenere, senza scandalo o discriminazioni.
Non solo presso i nativi americani è conosciuta questa “esperienza
di transizione”, ma anche fra le popolazioni mediterranee antiche,
indiane, oceaniche ed africane, gli uomini che adottavano le maniere e
l’abbigliamento delle donne godevano di grande considerazione come
sciamani, sacerdoti. Non solo “mitologia” ma vere e proprie
testimonianze che ancora oggi esistono, basti pensare al ruolo, anche
se nell’ultimo secolo si è vista una netta trasformazione
e discriminazione, delle Hijra in India; anche se, come detto prima, oggi
si assiste ad una sistematica oppressione anche in India, attraverso forme
di discriminazione molto comuni anche da noi: mancanza di tutela dei diritti
fondamentali per chi vive “fuori dagli schemi” maschili, prostituzione
come unica soluzione “lavorativa”, omicidi e aggressioni,
ecc... Partendo da queste considerazioni possiamo certamente notare come
siano cambiate molte cose, con l’avvento del nuovo valore del maschile:
un valore che va sminuendo continuamente chi, nelle sue catene non si
riconosce, uomini o donne biologici o transgender che portano invece il
femminile come valore ed esperienza di arricchimento personale. Il machismo
che discrimina chi viene riconosciut* come divers* e troppo vicin* al
femminile. Un femminile demonizzato, anche dalle religioni: Eva la peccatrice
che tenta Adamo, Maddalena la prostituta che viene redenta da Gesù,
la donna nell’islam estremista mortificata sotto burqa che impediscono
al suo corpo di essere libero, l’inaccessibilità alle donne
di accedere a ruoli importanti all’interno delle comunità
religiose (salvo rare eccezioni).
In questo clima si pone davvero come importante la sfida al maschilismo,
una sfida che vede noi donne transgender impegnate in prima linea, perché
doppiamente discriminate: in quanto donne, e “traditrici”
del nostro genere di nascita, percepite come rinunciatarie del privilegio
di essere nate uomini e di aver lasciato tutto per “diventare”
donne. Su di noi pesa doppiamente lo stigma sociale dell’essere
donne, perché noi, molto spesso, veniamo “riconosciute”
come persone T*. Questa visibilità ci fa scontrare contro il muro
del pregiudizio e della discriminazione, ci impedisce molto spesso di
accedere a lavori per i quali siamo qualificate, ci fa diventare “fenomeni
da baraccone” da compatire o da deridere, oppure ci relega solo
a “domatrici di incontri febbrili” nella notte sulle strade.
Questa è la visione che troppo spesso la società ha di noi
donne T*: sesso, mancanza di cervello: solo corpi vuoti. Ma noi siamo
molto di più, siamo straordinarie solo per la forza e la volontà
di affermare la nostra dignità come donne T*, una dignità
che ci fa battere per i nostri ideali e per i nostri sogni che ancora
oggi troppo spesso, e in molti ambiti coincidono, con quelli che dovrebbero
essere i nostri diritti. Oggi a noi donne transgender viene chiesto di
affrontare con coraggio un nuovo cammino, che non sia solo quello della
transizione fisica, ma che vada a smontare i pregiudizi che circondano
il nostro “mondo”, in questo nuovo cammino dobbiamo essere
pronte ad accettare e cercare l’aiuto di chi prima di noi ha compiuto
un percorso simile, per liberarsi dalle catene del maschilismo. Trovare
e proporre un punto di incontro con la realtà femminista, che spesso
ci considera “intruse”, quasi delle “spie” del
nemico comune (il maschilismo) pronte a tradire la causa in favore di
una sorta di accettazione o rivincita. Invece, noi al pari delle donne
biologiche, siamo impegnate ogni giorno per “smantellare”
il nemico, e cercando di creare un nostro movimento transfemminista, che
si ponga come obbiettivo la creazione di gruppi di coscienza che sappiano
produrre e rielaborare teorie del femminismo, includendo anche la realtà
T*, unit* nella lotta comune. Cercare di costruire i ponti per una realtà
più inclusiva delle differenze, fornire anche alle femministe una
nuova chiave di lettura del percorso di transizione, rompere i tabù
che, anche all’interno della comunità femminile, circondano
il mondo T*, unirci sul fronte comune. Dare la possibilità di far
conoscere la discriminazione continua a cui siamo costrette, mettere in
luce gli aspetti che ci accomunano, la voglia di libertà dal dominio
dell’uomo, lasciar spazio nella società al femminile in ogni
sua forma ed espressione, senza limitazioni. Far fronte comune per dare
visibilità e riconoscimento sociale alle donne T* o biologiche,
su questa strada crediamo sia fondamentale non solo l’appoggio da
parte delle femministe, ma anche all’interno del nostro movimento
dei ragazzi transgender, aver anche il loro supporto nella nostra battaglia
contro un dominio maschilista. Non solo quindi, transfemminismo in contrapposizione
al dominio maschile, ma transfemminismo come unione ancora più
forte della realtà T*, un unione che passa attraverso l’aiuto
reciproco in battaglie anche non comuni. Un aiuto indispensabile, oltre
che auspicabile, perché unit* potremmo davvero portare una nuova
visione del dominio maschile nella società: noi donne T* come “vittime”
della rinuncia alla fortuna di essere nate maschi, cresciute nel maschilismo
con tutti i suoi codici e le sue regole non scritte; gli uomini T* come
ex donne sociali vittime del maschilismo che prima vedeva in loro solo
il femminile, mentre ora come “uomini nuovi” accettati, molto
più facilmente, dalla società ma che si trovano a scontrarsi
con i codici e le regole del machismo.
Due percorsi diversi ma che uniti potranno dare vita a una nuova e critica
visione della società, che premia il maschile e mortifica la donna.
Transfeminismo non solo come movimento che si pone in contrapposizione
al ruolo sociale che viene “riservato” alla donna T*, ma come
motore per una nuova immagine di donna.
Una donna T* che conscia del suo percorso non si senta penalizzata nella
sua fisicità. Una fisicità che non deve far riferimento
al “modello biologico”, che non cerchi l’omologazione
e la voglia di appiattimento. Una nuova proposta, anzi una nuova donna,
che sappia fare della sua differenza fisica, estetica ed esperienziale,
una ricchezza e non uno svantaggio. Perché accettare passivamente
anche l’imposizione da parte di persone, che del nostro percorso
non sanno nulla, di modelli standard di donna è davvero limitante.
Una volta di più un intrusione nella nostra vita da parte da chi
ci vuole e ci “accetta” SOLO SE “passabili”, “stealth”,
omogeneizzate con la società. Il nostro obbiettivo deve essere
anche, e non per mera vanità femminile, il proporre un nuovo ideale
di bellezza. Una bellezza unica che viene dall’armonia interiore,
che non risponde a canoni troppo spesso ad uso e consumo del maschio.
Un canone che non abbia limiti, o stereotipi ma che esalti l’unicità
del nostro essere.
Transfemminismo quindi, non solo come movimento culturale che si pone
come obbiettivo quello di abbattere la cultura maschilista dominante,
ma che dovrà riuscire nella sfida di trovare punti di contatto,
tramite la creazione di incontri con il movimento femminista, e fornire
i mezzi per rielaborare il concetto di bellezza, invisibilità e
omologazione.
L’
Uomo Nuovo
Crisalide
negli anni ha visto aumentare sempre più la presenza di uomini
T*, sia come utenti che come soggetti attivi partecipi alle principali
attività di visibilità e rivendicazione accanto alle compagne
T,.
Sempre di più le due realtà hanno lavorato per il riconoscimento
dei propri diritti e della propria identità.
È importante notare come l’ unione tra donne e uomini T*
sia proseguita nonostante l’assenza di quella mediazione, in un
primo momento indispensabile, del coordinamento nazionale FTM, nato anche
per promuovere la presenza di uomini T* all’interno del movimento.
Ma, ancora troppo spesso, la realtà transgender viene legata solo
alle donne T* ,ovvero, per transgender si intende solo la persona che
compie un percorso verso il femminile.
Ancora oggi chi inizia un percorso verso il maschile non è un “ragazzo
transgender”, ma “una donna che diventa uomo”.
Questo comporta spesso molti disagi: l’identità di un uomo
T* viene negata, così come il suo percorso.
Tu donna diventi uomo e solo secondo le regole imposte.
La prima tra tutte è rinnegare e cancellare ogni traccia di ciò
che è percepito come femminile, non solo fisicamente ma anche negli
atteggiamenti, comportamenti e sentimenti.
Spesso i ragazzi subiscono questo gioco per la paura di essere considerati
ragazzi effeminati o “meno uomini“.
L’invisibilità è l’arma a doppio taglio con
cui oggi ci troviamo a fare i conti.
Dietro ai risultati tranquillizzanti della terapia ormonale l’inserimento
nella società è spesso molto semplice, ma, al suo interno,
ad un ragazzo T* viene chiesto di sostenere un ruolo e uno stereotipo
fallocentrico che lo penalizza.
Per quanto i risultati della terapia possano essere esteticamente ottimi,
sotto un punto di vista sociale, l’idea canonica di uomo penalizza
sempre un uomo transgender.
E’ con la scusa dell’invisibilità e dell’apparente
normalizzazione, si interiorizzano inconsapevolmente e in un modo fortemente
radicato, degli stereotipi che nuocciono alla serenità infondendo
un senso di inadeguatezza, frustrazione e di ideale irraggiungibile.
Riconquistare la propria identità, i propri vissuti.
Impedire che uno schema preimposto sia la base su cui le personalità
vengano costruite. Poter essere uomini secondo il proprio sentire, poter
mantenere un legame con la nostra evoluzione, con il passato, con la nostra
storia di vita.
Poter essere uomini perché tali ci si sente e non per come ci si
atteggia.
L’”Uomo Nuovo” è colui che nasce e cresce dalle
sue esperienze di vita, che rifiuta lo stereotipo, limitante ed offensivo
poiché fondato solo su una conformità genitale.
E’ colui che non ha paura di esprimere anche quel lato che è
comunemente definito femminile senza doversi sentire in difetto.
Un uomo in grado di fare sua un visione poliedrica che rifiuta un maschilismo,
da lui subito in prima persona.
Crisalide è, ad oggi, composta da un alto numero di uomini transgender
che sempre di più sentono la necessità di riconquistare
e riaffermare il loro diritto ad una identità autonoma ed alternativa.
Impegno primario dell’associazione è di combattere le conseguenze
derivanti dall’interiorizzazione di stereotipi favorita dall’invisibilità,
dando la possibilità ad un ragazzo T di esprimere a 360 gradi l’uomo
che è.
Movimento FtM e scelta non separatista
Risulta
fondamentale la crescita della collaborazione tra MtF e Ftm. Sempre più
dimensioni non contrapposte ma interdipendenti, da quando superati i limiti
di antiche diffidenze, si è instaurato un rapporto di riconoscimento
e rispetto reciproco con le donne T, allargando il campo visivo in un
nuovo ruolo della cooperazione tra le parti.
Valido come processo di ricerca di una vera evoluzione, la scelta non
separatista ha sottolineato il bisogno di collaborare allo sviluppo dei
rapporti umani con conseguenti obiettivi in termini di risultato, abbandonando
stereotipi dove essere transessuali da femmina a maschio doveva significare
ammettere una qualche superiorità maschile.
La rilettura di fattori emotivi, tenendo conto della nuova variabile e
il recupero della centralità del ruolo delle motivazione personali,
rappresentano un punto di partenza concettuale dell’intera riforma
dell’agire collettivo che intorno ad un sistema di riferimento rinnovato
appare incline ad inserire nuove e mature individualità più
consapevoli e cooperative.
Punto di partenza per una nuova e più incisiva spinta propulsiva
nell’assetto organizzativo che, ridisegnando se stesso in questo
schema, ha assunto connotazioni di maggiore sinergia e cooperazione, mosse
ad attuare un modello coerente che incontri sia le esigenze individuali
che gli ideali comuni,
tanto da legittimare una necessaria via per la definizione e lo sviluppo
di una maggiore comprensione per esigenze di crescita, sicurezza sociale,
integrazione dinamica fino ad arrivare ad una valorizzazione del potenziale
umano, per il raggiungimento di nuove priorità.
E’ tempo di un ulteriore passo avanti, natura stessa dell’intero
assetto organizzativo, come soggetti, ideale collettivo e gruppo di lavoro,
di un sempre migliore confronto di scelte e percorsi nel nostro processo
di inserimento nella società, nuova prospettiva oltre i modelli
preesistenti, della classica rappresentazione del femminile e del maschile.
I
rapporti con la comunità gay
Attraverso
un excursus storico, si può notare come Crisalide abbia lavorato
con le varie associazioni gay, soprattutto Arcigay, in maniera politica.
Primo esempio è, senza dubbio, la manifestazione organizzata a
San Remo l’8 marzo 2003. Da allora, la collaborazione si è
tenuta sotto stretto contatto quasi esclusivamente attraverso la programmazione
di manifestazioni, in primis il Pride. È con l’adesione stretta
alla politica di Arcigay che Crisalide si è mossa, tuttavia lasciando
in disparte altre realtà, soprattutto locali. La sede milanese,
ospite presso il locale gestito dal CIG, è forse il più
lampante esempio di questa collaborazione. Ciò nonostante, la continua
pressione verso Arcigay ha contribuito a tralasciare quella che poteva
essere una politica differenziata e più indipendente. Per questo
motivo, si porrebbero le basi per una alleanza trasversale, capace di
stringere legami con tutte le varie realtà, restando di fatto autonomi.
Con Arcigay - CIG in particolare - si è all’inizio di una
collaborazione, questa volta di tipo culturale e meno politica, incentrata
più sulla conoscenza reciproca e dinamica delle comunità,
amiche sulla carta ma estranee alla realtà dei fatti. Sebbene già
molto lavoro si sia svolto al fine di ledere i pregiudizi che animano
le due comunità, ancora molti passi rimangono da compiere e questo
è possibile farlo solo attraverso una ricca e completa compartecipazione
delle due forze. Vari ponti di legame sono già stati posti, come
la teorizzazione queer in stretto contatto con la realtà puramente
transgender, ma ancora varie possibilità rimangono aperte, come
una maggiore comprensione dell’omoaffettività trans.
I
rapporti con la comunità lesbica
La
comunità lesbica rimane, ad oggi, la realtà con la quale
le persone trans hanno forse maggiori contrasti. Dipendendo forse dal
fatto che molte lesbiche poggiano la loro base concettuale su di un’errata
interpretazione del movimento femminista e/o separatista, il rapporto
è sempre stato tormentato. Una visione genitale dell’umanità
pervade ancora in maniera molto forte il pensiero, tanto che in molte
occasioni non è raro trovarsi di fronte a giudizi basati unicamente
sull’origine genetica della persona, piuttosto che alla presenza
sociale attuale. Perché, se a livello di associazioni politiche,
lo status è quello di un assoluto interscambio, alla base di tutto,
ossia a livello di comunità vera e propria dove la vita vera si
svolge, molti pregiudizi ancora resistono, spesso in maniera estremamente
razzista. Se l’obiettivo rimane quello di una partecipazione globale
alla richiesta di dignità da parte di un mondo che opprime la comunità
lgbt, risulta inaccettabile che una parte di suddetto movimento sia pervaso
da una serie di incomprensioni che, forse, rendono impossibile per davvero
un dialogo con il “mondo esterno”. La traduzione del romanzo
di Leslie Feinberg “Stone Butch Blues”, edito da Il Dito E
La Luna, ha permesso un avvicinamento delle due parti, tanto che ci si
è trovati di fronte ad un “nuovo versante problematico e
produttivo di saperi inediti”. Un dialogo non solo politico, dunque,
ma anche, e soprattutto, culturale. Una relazione che possa portare dall’accettazione
esistenziale e ontologica all’accettazione di soggetti attivi, in
una realtà che possa sempre più portare dietro di sé
comprensioni e aiuti reciproci. In questo senso, si lega il lavoro da
compiere con la comunità gay: quello che resta, l’obiettivo
da compiere a piccoli passi, è la creazione di un triangolo dinamico
attraverso quelli che sono i vertici, ossia i gruppi sociali trans, lesbici,
gay.
Omoaffettività Trans
Un
tema che comprende varie sfumature. Esso non solo implica qualcosa che
agisce a livello strutturale, come può essere un rapporto tra gruppi
sociali, ma arriva a toccare sfere personali, o se vogliamo intime. In
esso agiscono forze quali il piacere e il desiderio, il sesso e l’amore,
dove compaiono anche pregiudizi e, spesso, desiderio di accettabilità
da parte del proprio gruppo di appartenenza. Non solo cultura e politica,
ma anche sentimenti dunque. Ossia, è bene considerare l'omoaffettività
non come qualcosa che possa legarsi solamente ad una visione puramente
estetica, ma una forza fondente con aspetti estremamente più soggettivi.
La vecchia domanda se l’amore trionfa su tutto qui diventa padrona
della situazione. Perché aldilà di visioni utopistiche dell’amore,
qui si parla di barriere che possono spingere affinché persone
non si conoscono solo a causa dei pregiudizi interni, esistenti non solo
a livello individuale, ma anche di gruppo. Ed è a questo livello
che è possibile lavorare, essendo il lavoro su singoli formalmente
non etico. Storie di relazioni affettive esistono, certamente, ma è
il percorso prima del traguardo il vero ostacolo. I fattori estetici diventano
fattori esistenziali: non esistono giudizi basati unicamente sulla persona
in quanto tale, ma formazione di concetti assunti direttamente dalla categoria
di appartenenza. È ovvio che ciò diventa un ostacolo nella
conoscenza reciproca, specie se entrano in gioco i sentimenti. Collegandosi
al lavoro con la comunità lesbica e gay, questo tema rientra perfettamente
in quel progetto di partecipazione reciproca. Soprattutto per un tema
di assoluta conoscenza: perchè questa possibilità d'amore
non è conosciuta e, non essendo conosciuta, viene negata o non
legittimata. Lo stereotipo dell'eterosessualità a tutti i costi
per le persone trans divnta un cappio soffocante per chi, invece, etero
non è. Da una parte ci si rende conto che la base concettuale del
fenomeno è basata su esperienze personali, ed è questo a
modificare la visione d'insieme di questo nuovo, almeno sul piano teorico,
modo d'essere. Non si diventa obiettivi, il che è un crimine se
si vuole concettualizzare qualcosa. Dall'altra parte, è questo
pregiudizio a far fronte inizialmente allo stupore di chi non sa cosa
dire, o peggio, fare, dimenticandosi che si è solo di fronte ad
una persona e non a qualcosa di intelleggibile. Questo stupore si trasforma,
costantemente. L'evento più drammatico è arrivare a dimenticarsi
della persona. Riassumendo, è bene cercare di trasformare questo
fenomeno in qualcosa di teorico, attraverso un lavoro di partecipazione.
In questo senso apprezziamo e intendiamo stimolare la diffusione del lavoro
di Mirella Izzo, fondatrice di Crisalide e presidente onoraria, attraverso
i suoi libri che per primi trattano del rapporto translesbico e lesbico,
transfemminista e femminista (“Translesbismo: istruzioni per l’uso”
ed il prossimo venturo “Transfemminismo, Translesbismo & Transgender”),
auspichiamo in un futuro che la tematica sull’omoaffettività
transgender possa comprendere anche scritti sui ragazzi FtM gay.
Centro
di documentazione
Crisalide
ha attivato il Centro Di Documentazione con lo scopo di diffondere la
cultura transgender in primis tra le persone trans, in modo da far aumentare
quel senso di autocoscienza di cui si è già parlato. In
generale, l’archivio consta di materiale video, libri e articoli
di giornale, tuttavia non è da escludere l’aggiunta di varie
altre forme, come musica e libri d’arte visiva e fotografici, così
come tomi medici, con particolare riguardo all’endocrinologia. Ad
ora, l’archivio di Milano, per mancanza di fondi, risulta essere
piuttosto povero, soprattutto a livello quantitativo di libri. Si auspica
(non esiste la forma riflessiva del verbo auspicare) Auspichiamo che,
se nuove donazioni dovessero essere incassate, una parte di tale profitto
venga speso al fine di arricchire il Centro di Documentazione. Uno degli
obiettivi che si vorrebbe raggiungere è la fondazione di una sorta
di biblioteca multiservizi dove, attraverso la sottoscrizione di una tessera
e un versamento , anche persone esterne possono accedervi; questo in previsione
di richieste di collaborazione per ricerche o altri lavori in cui il committente
abbia difficoltà a reperire il materiale.
Tdor (Transgeder Day
Of Remembrance)
Crisalide
ha importato dagli USA il TDOR, evento che, sfortunatamente, continua
a dover essere riproposto. Sfortunatamente perché ricorda a tutte
le persone la violenza continuamente perpetuata ai danni delle persone
trans. Sembra una utopia il giorno in cui questa violenza possa cessare
di esistere, l’odio e il rancore ne generano sempre altra, facendo
cadere in un buco nero le persone, buco nero che purtroppo ha il nome
di morte e sofferenza. Il TDOR serve proprio a far ricordare a tutte le
persone queste atrocità, affinchè i nomi troppo spesso dimenticati
delle vittime non cadano in un dimenticatoio. Per l’anno 2007 si
auspica che Milano diventi la sede nazionale del TDOR, facendolo diventare
un esempio della collaborazione fra tutte le realtà, e quindi associazioni
trans, d’Italia. Superando quelle sciocche barriere che spesso dividono,
almeno per il rispetto e il ricordo di persone morte.
ATTIVITA’
DI SUPPORTO ALLE PERSONE T*
Prostituzione
La
sede Milanese Crisalide Azione Trans in passato ha cooperato con altre
associazioni Onlus che si occupano di prostituzione per donne T*.
In futuro Crisalide vuole continuare ad impegnarsi nell’attività
di mediazione culturale sul territorio lombardo, al fine di costruire
un ponte per le donne T* che si prostituiscono. Non solo sul territorio
Milanese si è vista l’importanza di una “rete”
che aiuti le donne T* che si prostituiscono, anche in Liguria ed in Toscana
sono stati fatti interventi o sul carcere (legato comunque alla prostituzione)
o direttamente sulla prostituzione, un esempio su tutti: a Genova vi è
una rete con il Comune di Genova e la Comunità di San Benedetto
che ha portato almeno a tre interventi di cui due di successo e di cui
uno con Crisalide corresponsabile con San Benedetto, di fronte ai giudici
del tribunale di Bergamo, sul recupero di una trans. Proponendo Crisalide
come punto di riferimento, dando loro supporto e informazioni.
Altro strumento da utilizzare con questa finalità è senza
dubbio la “Linea Amica Trans”.
E' fondamentale rimarcare il fatto che Crisalide possa fornire gli strumenti
per combattere solitudine e dall'emarginazione.
Produzioni
Culturali
E’
dal 2005 che Crisalide Azione Trans, in collaborazione con Ala Milano
Onlus e la Casa di Produzione Bemoviement, si sta impegnando alla divulgazione
e sensibilizzazione del documentario Crisalidi c/o associazioni GLBT,
centri sociali, università, punti di aggregazione (discoteche,
pubs, gallerie d’arte, Festivals ecc.) sparse sul territorio nazionale.
In futuro Crisalide continuerà ad impegnarsi nell’attività
di diffusione ed informazione col fine di portare sempre più coscienza.
Lo scopo sarà portare il documentario presso il maggior numero
di organizzazioni e ambiti possibile. In particolare, Crisalide ha a cuore
l'impegno di proiettare il video all'interno delle carceri, in primis
San Vittore.
In conclusione, Crisalide si impegna ad instaurare rapporti di intercomunicazione
e reciproco supporto al fine di ampliare la conoscenza della nostra realtà
nelle altre comunità sociali per favorire una maggiore crescita
culturale. Non solo Crisalidi, documentario per la prima volta creato
secondo le “esigenze” delle persone T* e non solo per voyeurismo,
per creare un mezzo di incontro “impattante” e comprensibile
per tutti, ma anche di “One New Man Show” sponsorizzato da
Crisalide, del format radio prodotto da Radio Sapienza “La donna
che visse due volte” - basato su una intervista a Mirella Izzo.
Tutti mezzi indispensabili per dare voce e spiegare il nostro universo.
Gruppi
AMA (auto mutuo aiuto)
Negli
anni, Crisalide ha impegnato molte energie volte ad incentivare la presenza
e la partecipazione nei gruppi di auto mutuo aiuto. Momento in prima istanza
di sostegno e supporto per le persone che cercano, all’inizio del
loro percorso una casa in cui cancellare quell’esperienza di solitudine,
dove trovare sostegno e confronto tra pari.
È certamente uno dei pilastri che aiutano e sostengono l’avvicinamento
alla realtà t e una graduale rielaborazione e costruzione del percorso;
luogo all’interno del quale il confronto è dato anche dall’incontro
della realtà dei ragazzi e delle ragazze T portando avanti quell’idea
non separatista tra ragazzi e ragazze che contraddistingue Crisalide e
il suo lavoro.
I gruppi ama costituiscono il momento all’interno del quale, la
persona porta avanti il suo percorso su diversi versanti: la transizione
oggettiva, la discussione su ambiti di vita quotidiana, la rielaborazione
di concetti e stereotipi che fortemente influenzano le nostre vite tanto
da riscontrare spesso il desiderio da parte di molti utenti di costituire
accanto ai gruppi ama dei gruppi di autocoscienza.
Bello quindi notare che accanto alla funzione di sostegno di questo strumento
vediamo come possa essere utile per costruire quel passaggio fondamentale
che parte dall’accettazione di sé per poi arrivare all’autostima
e dignità e alla costruzione di un identità T. Orgoglio
che spinge le persone a partecipare attivamente per i diritti delle persone
T diventando spesso volontari.
Il
sito internet:
il sito internet: con oltre 500 pagine, il sito www.crisalide-azionetrans.it
rappresenta oggi la più ampia e aggiornata "biblioteca on
line" sul tema transgender in lingua italiana. Il nostro sito è
costantemente utilizzato come fonte di materiale sul tema per tesi universitarie,
libri, pubblicazioni, siti internet ed è regolarmente consultato
da studi legali e studiosi universitari anche per tematiche mediche che
vengono da noi tradotte e che contengono le più recenti novità
sullo studio dell'origine della transessualità.
Il sito, viaggiando ormai verso i 2000 hit giornalieri, presenta delle
necessità di aggiornamento per venire maggiormente incontro alla
propria attività informativa, presentazione dell'associazione che
lo gestisce , e sportello per tutt* coloro che intendono interagire con
la realtà transgender anche in maniera attiva tramite la segnalazione
di articoli di interesse generale, scambio con altre realtà locali
e straniere e auto-produzioni culturali. Per far ciò, si è
pensato di intervenire modificando la struttura del sito attuale, sostituendo
le pagine html con un CMS a struttura verticale le cui pagine e le varie
aree, in linguaggio php, richiamerebbero i dati in un archivio conservato
per mezzo di un database.
Questo
offrirebbe alcuni vantaggi:
-
Miglior rintracciabilità dei dati che vengono cercati da parte
dell'utente attraverso strumenti di ricerca avanzata tramite argomenti,
autori, sezioni, parole chiave, o un insieme di più criteri facilmente
sceglibili.
- aggiornamenti in tempo reale sia da parte di chi consulta il sito che
da chi lo gestisce, tramite istruzioni informatiche di invio , visione,
e eventuale approvazione del vario materiale da parte di uno o più
amministrazioni, senza giri di mail o interventi di impaginazione.
- possibilità di istituire aree di servizio la cui interazione
offrirebbe una maggior vicinanza all'associazione, e dei suoi punti di
vista,con la realtà transgender nei suoi vari aspetti.
- possibilità di creare un gruppo di lavoro (para redazione) -
anche con specifici compiti (cercare e tradurre le notizie internazionali
di interesse generale, approfondimenti, interattività, ecc) che
possa dedicarsi agli aggiornamenti senza pesare su una sola persona con
i limiti di ogni genere che comporta
Per
ottenere ciò , si è pensato all'implementazione di quelli
che vengono definiti 'permessi' delle varie aree, a vari redattori responsabili
e scelti nell'ambito dell'associazione. Così sarebbe possibile,
ad esempio, avere un'area dedicata ai -libri- di cultura transgender,
dove un redattore, attraverso l'uso di codici informatici a lui riservati,
potrebbe dedicare la propria attenzione non solo alla presentazione e
alla critica dell'opera in oggetto,ma allargare il proprio operato anche
alla recensione,propria e del pubblico, offrendo anche la possibilità
di integrare il proprio lavoro segnalando appuntamenti in sede, o l'iniziativa
dal vivo di dibattiti collegati. Questo può essere fatto anche
in sezioni riservate alle opere audio e video con le stesse modalità.
Non più quindi un sito affidato alla cura di un'unica persona,
ma varie parti del sito dedicate e gestite in sinergia da quelle persone
i cui interessi caratterizzano la propria opera di volontariato in settori
congeniali.
A questo potrebbe essere utile affiancare dei codici informatici che richiamerebbero
in home page, dei link collegati a news sul mondo trangender che vengono
pubblicate nelle varie testate on-line nelle varie parti del globo, in
maniera automatica e senza intervento fisico del Webmaster o dei redattori.
A questo proposito , riteniamo utile intervenire sulla struttura del sito
in modo che possa ospitare modalità streaming di files audio e
video, soprattutto in concomitanza di appuntamenti con emittenti radio
e tv, e laddove previsto, l'intervento e contributo attivo da parte dei
membri dell'associazione.
Sarebbe produttivo e fattibile, dotare gli articoli di interesse generale
della possibilità di commento da parte dei lettori. Ciò
favorirebbe l'associazione nel raccogliere impressioni e pensieri degli
utenti in maniera attinente alle problematiche trattate, evitando dispersioni
come invece sovente accade con l'utilizzo di un forum o chat, strumenti
che necessariamente richiedono continua osservazione e gestione, e portano
gli utenti a interagire fra loro in via amicale, piuttosto che a confrontarsi
su temi e notizie.
Tutto questo renderebbe la gestione di questo strumento informatico
più snella, e più vicina agli scopi dell'associazione."
Dislocazione sul territorio
Riteniamo che Crisalide debba impegnarsi a favorire la
crescita e lo sviluppo di altre realtà locali in ambito nazionale.
Partendo da un polo forte come quello milanese, dando spazio a chi volesse
aprire una sede e diventare referente. Crediamo fortemente nella preparazione,
attraverso, ad esempio, attività formative presso la sede milanese
di nuovi referenti ( i cui spostamenti sarebbero a carico di Crisalide),
per garantire loro un vero e reale supporto, e non, come già successo
in passato, con l’apertura di sedi che risultano “inesistenti”
sia a livello fisico che di aiuto. Vogliamo che chi decide di entrare
a far parte della realtà di
volontariato sia davvero pronto a garantire alcuni standard indispensabili
per la riuscita di un progetto così importante, quali serietà,
buona volontà e costanza. Per questo motivo, riteniamo indispensabile
che chi deciderà di diventare referente sia davvero pronto a farsi
affiancare da chi questa strada è da tempo che la percorre. Dando
per scontato che chi decidesse di aprire una sede locale dovrà
sottoscrivere il “Manifesto Azione Trans” attraverso la tessera
di Crisalide, e quindi portare avanti le linee guida della nostra associazione.
Firmatari
Candidati
- Monica Romano (candidata
alla presidenza)
- Daniele Brattoli
(candidato alla vicepresidenza)
- Antonia Monopoli
(candidata per il Direttivo Nazionale)
- Rebecca Trespi (candidata
per il Direttivo Nazionale)
- Jonathan Barbieri
(candidat* per il Direttivo Nazionale)
- Gabriele Belli (candidato
per il Direttivo Nazionale)
- Milena Argento (candidata
per il Direttivo Nazionale)
Curricula dei
candidati lista 1
Adesioni al documento
n. 1
(per
far pervenire le adesioni scrivere a: monica.romano@crisalide-azionetrans.it)
- Katia Sopranzetti
- Mirella Izzo
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