Questa pagina è un mirroring in italiano di http://tgeu.net/ dedicato al caso Gisberta
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APPELLO PER UNA GIORNATA
DI LOTTA INTERNAZIONALE! l'orribile assassinio di Gisberta in Portogallo (leggi la storia) sta per essere cancellato dalla giustizia portoghese. TGEU Network lancia un appello a tutte le associazioni LGBT Internazionali affinché il giorno Giovedì 8 Giugno 2006 Si manifesti contro questa "cancellazione" di un delitto d'odio sotto tutte le Ambasciate e Consolati Portoghesi leggi
l'appello |
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OSSERVATORIO TRANSFOBIA EUROPA
Gisberta, immigrata brasiliana, transessuale, HIV positiva, con problemi di abuso di droghe, sex-worker and senzatetto, è stata trovata morta il 22 Febbraio dentro una fossa profonda 10 metri, in un edificio in costruzione ad Oporto, la seconda più importante città in Portogallo. Un gruppo di 14 ragazzi fra i 10 ed i 16 anni ha confessato il crimine. Hanno rapito e torturato la vittima per giorni. La maggior parte di questi ragazzi proviene da un istituto di protezione dell'Infanzia vicino alla Chiesa Cattolica anche se finanziato dallo Stato.
Attraverso queste confessioni, sono emersi ulteriori dettagli sul barbaro atto. La vittima aveva una condizione di salute generale molto fragile ed era frequentemente disturbata da questi ragazzi, con insulti e persecuzioni. Il 19 febbraio, un gruppo di questi ragazzi è entrato nell'area di una costruzione mai terminata e abbandonata dove Gisberta viveva, l'hanno legata, picchiata ed assaltata fisicamente con estrema violenza, con calci e colpi inferti con bastoni e pietre. Il gruppo ha anche confessato di avere introdotto dei bastoni nell'ano di Gisberta, il cui corpo presenta gravi ferite e l'anno abbandonata sulla scena. Il suo corpo presenta anche segni di sigarette bruciate.
I giorni 20 e 21, i ragazzi sono tornati sulla scena ripetendo le aggressioni. Dall'alba del 21 fino al 22, alla fine la trascinarono dentro la buca nel tentativo di nascondere il crimine. L'autopsia rivelerà in seguito che era ancora viva in quel momento. Fino a che non è stata raggiunta e poi sommersa dall'acqua stagnante nel fondo della buca. L'autopia rivela che la morte è giunta per annegamento.
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Questo caso è stato
ampiamente diffuso dai media nei giorni 23 e 24 e trattato in modo errato.
Mentre alcuni media portoghesi menzionavano l'assassinio di un "travestito",
la maggioranza di essi citava solo le condizione di "senzatetto",
o "senza tetto, prostituta e drogata".
Gisberta è stata anche chiamata, in quale media Gisberto, il suo
nome (maschile) legale. In seguito a questa omissione, ed anche prima
che i dettagli sull'assassinio o sull'identità e caratteristiche
personali della vittima fossero conosciuti, molti giornali, nelle colonne
degli opinionisti, hanno pubblicato articoli di "opinion maker"
(già conosciuti in Portogallo per la loro opposizione ai diritti
delle persone LGBT), sostenendo che questo non poteva essere considerato
un "crimine d'odio" e che non era legittimo prendere in considerazione
la transessualità di Gisberta, come motivazione del crimine. In
genere, l'argomentazione per sostenere tale tesi si focalizzava sull'età
molto giovane degli aggressori.
Contemporaneamente a ciò accadeva, e ancora accade, che tutti i
comunicati stampa delle Associazioni lgbt portoghesi fossero ignorati,
incluse le "Pantere Rosa" e l'Associazione Transgender @t,
che chiarivano la transessualità e l'identità della vittima,
chiedendo misure legali e sociali contro le discriminazioni e di protezione
contro i crimini d'odio motivati da identità di genere, orientamento
sessuale, condizione sociale, stato di salute od origini razziali. Sebbene
sia stata vagamente menzionata una veglia di solidarietà (un'iniziativa
dei cittadini supportata dalle associazioni lgbt) avvenuta il 24 sera,
ma - anche in questa circostanza - con i media che hanno ignorato le argomentazioni
delle associazioni che chiedevano fosse citata la transessualità
della vittima, così come il fatto che la discriminazione transfobica
fosse una delle probabili motivazioni del crimine.
Evitando di prendere in considerazione "il crimine per odio",
con l'argomentazione della giovane età degli aggressori, con l'eccezione
di pochi politici che hanno espresso la loro persona opinione, nessun
partito politico porgoghese ha emesso comunicati sul tema né ha
condannato questo crimine. Dal Governo, l'unica reazione è venuta
dal ministro responsabile alle istituzioni per i minori, che semplicemente
ha dichiarato "la sensazione di shock", senza nessun'altra parola
o commento e senza richiedere un'indagine alle istituzione su dove vivessero
gli aggressori. Questi, con l'eccezione di un ragazzo sedicenne, gia penalmente
perseguibile e che è ancora agli arresti preventivi, sono stati
restituiti all'istituzione da cui provenivano e sono in un regime di "semi
libertà". Non si conosce nessun'altra misura presa verso gli
aggressori. Un supporto psicologico per i ragazzi che avevano 10 anni,
ad esempio?
Nessuna foto della vittima è stata pubblicata nella maggior parte
dei giornali. I media e gli "opinion maker" hanno focalizzato
l'attenzione sulla giovane età degli aggressori, e non sulla morte
di una cittadina. Hanno dato voce alle insinuazioni del prete responsabile
dell'istituzione per minori, che ha dichiarato che uno dei ragazzi dell'istituto
subì abusi da un pedofilo, e che questo fatto doveva essere considerato
una "circostanza attenuante". Queste dichiarazioni non hanno
portato alla pubblicazione di nessuna delle reazioni che ci sono state.
Contrariamente alla prassi corrente, i dati rivelati il 24 relativi alla
tortura della vittima così come quelli relativi al fatto che Gisberta
fosse ancora viva quando fu gettata nella buca, sono stati pubblicati
soltanto da un quotidiano di Oporto. A soli quattro giorni dalla denuncia
del crimine, il silenzio dei media è pressocché assoluto,
e tutti i segni fanno pensare che continuerà così.
Jó Bernardo
Sérgio Vitorino
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COMUNICATO STAMPA
Fonte: AT
Traduzione dal portoghese: Alessia Bellucci
La "AT." Ripudia il modo con cui la transessuale Gisberta è stata barbaramente assassinata a Porto da un gruppo di adolescenti che, in base alle notizie che possediamo, hanno commesso un crimine non solo crudele, ma anche premeditato e continuato.
D'altra parte la At lamenta il modo con cui in maniera generalizzata i mezzi di comunicazione hanno trattato questo caso, compresi alcuni commentatori di primo piano, che hanno dimostrato un'ignoranza totale e flagrante sulle differenze nella terminologia che distingue travestiti da transessuali, per non parlare di alcune testate che le attribuiscono sfacciatamente il genere maschile senza tener conto della specificità della persona in causa.
La "ªt." è preoccupata di come i discorsi pronunciati a posteriori da alcuni funzionari delle istituzioni sociali possano apparire in qualche senso di discolpa del crimine perpetrato dagli adolescenti, la cui forma continuata ne dimostra in modo chiaro l'intenzionalità.
La transessuale Gisberta, dato il suo stato estremamente critico in cui si trovava negli ultimi tempi, era in accompagnamento da parte dell'Associazione Abraço e “At” e ci sorprende che, tenuto conto del suo stato di salute molto debole, potesse essere in condizioni fisiche e psicologiche di affrontare, confrontare e provocare un gruppo allargato di giovani apparentemente sani.
"ªt" lamenta profondamente lo sviluppo di questa situazione, che crediamo debba sollevare altre questioni di maggiore profondità in materie come l'assistenza degli adolescenti al processo, le istituzioni nei quali si trovano inseriti, la responsabilità e l'indifferenza della società in toto e l'ignoranza generalizzata nell'informazione fornita dai media, particolarmente in questo caso di per sé estremamente sensibile di persona assassinata, contribuendo ad alimentare l'ignoranza della popolazione sulla realtà vissuta dalle persone transessuali.
E' della massima importanza dare subito il giusto risalto al fatto che niente possa giustificare questo atto criminoso perpetrato contro un essere umano, indipendentemente dalla sua condizione sociale, attività, orientamento sessuale e anche di identità di genere.
Lisbona, 24 febbraio 2006.
Jo Bernardo, per la direzione
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DAL CRIMINE, DALL'ODIO, DALLA MINIMIZZAZIONE DEI MEDIA, DALLA NOSTRA RABBIA
fonte: Panteras Rosa Movement – Fronte combattente contro l'omofobia
AT– Associazione Studio e difesa dei diritti all'identità di genere
Traduzione dall'inglese: Stefano Maselli
Probabilmente gettata in un fosso mentre era ancora viva. Vittima non solo di aggressione ma anche di stupro. Giorno dopo giorno la nostra indignazione cresce assieme al modo in cui l'omicidio di Gisberta è stato reso noto, commentato e minimizzato. Crediamo sia bizzaro che i notiziari di oggi ignorino la scioccante informazione diffusa dal giornale Portoghese "Jornal de Notícias": c'è una ovvia componente sessuale in questo crimine. Bisogna ignorare il fatto che la vittima sia stata sottoposta ad una particolare forma di tortura, quale quella dell'inserimento di oggetti nell'ano?
Il prete Lino Maia, presidente di IPSS's Union, ieri ha dichiarato che i ragazzi avrebbero avuto "circostanze attenuanti", a causa di una presunta molestia da parte di un pedofio a un collega. In presenza di un omicidio, la chiesa cerca di colpevolizzare la popolazione GLBT, associandola alle molestie dei bambini. Questa dichiarazione non fa che rinforzare la convinzione di motivazioni discriminatorie. Il prete cerca di discolpare l'istituzione che egli dirige e i ragazzi di cui è responsabile dicendo che i ragazzi hanno "fatto giustizia con le loro mani nude" su un episodio presumibilmente non correlato alla vittima, e questo va precisamente a definire un crimine di odio.
"Com'è stato possibile?" chiede il giornale 'Público' nell'edizione di ieri. "Come è stato possibile che non sia accaduto prima?" rispondiamo noi –Non sappiamo che il sistema di protezione del bambino è solo una continuazione dell'abbandono e del maltrattamento? Non conosciamo la violenza e l'esclusione sociale e come essa è promossa? Non conosciamo la discriminazione contro le persone senza fissa dimora, le persone sieropositive, le prostitute, gli omosessuali, gli zingari, gli immigrati e in particolar modo i transessuali, che persino all'interno della comunità gay sono altamente esclusi?
Sul 'Público' possiamo leggere "più simile ad un atto inconscio che non premeditato". Cosa c'è di inconscio e non premeditato nell'insulto transfobico e nei quattro giorni consecutivi di aggressione, nella violenza estrema, nella tortura e nell'abuso sessuale? Nel gettare un corpo in un fosso senza neanche controllare se in effetti fosse ancora vivo?
E' vergognoso che persino oggi i media non riconoscano la differenza tra una transessuale ed un crossdresser, tra omofobia e transfobia, tra orientamento sessuale ed identità di genere. I giornalisti dovrebbero mettere seriamente in esame la loro coscienza professionale, i loro stessi preconcetti, gli approcci dei media ai diritti delle persole GLBT, con particolare attenzione alla popolazione transessuale, la più derisa, e svantaggiata e non compresa dall'universo dei media e della società.
Parte della informazione sociale ha solo riportato "homeless" (senza fissa dimora NDT). Non è dei giornalisti -nè di nessun altro- il dovere di decidere se fosse la condizione di senza fissa dimora -o un'altra- che sfortunatamente, è stata il pregiudizio che ha trovato sfogo in questo crimine. Gisberta accumulava molteplici motivi di esclusione; nessuno di essi può essere omesso. Era una transessuale e una vittima di transfobia. Più che enumerare queste esclusioni, ometterle significa nascondere elementi probabilmente esplicativi e offrire al crimine, senza informazioni che la supporti, la manipolazione e il rafforzamento della discriminazione.
E' oltraggioso il silenzio delle parti politiche ed è responsabile, persino con la prevedibile argomentazione che non sarebbe saggio parlare di questo come di un "crimine d'odio" con bambini coinvolti. La questione non sta nel fatto di "criminalizzare" bambini minorenni. Lo stato dovrebbe prendersi la responsabilità che non si è mai assunto rispetto a coloro che sono "giovani". Lo stato dovrebbe punire coloro che sono in età tale da essere responsabili. Ma non mischiare i "bambini" con "le persone giovani" e, senza dimenticare la drammatica età della maggior parte del gruppo, non attenuare il crimine ed il pregiudizio insito in esso. I sentimenti che generano odio sono di responsabilità degli adulti e di coloro che goverano il paese.
Non chiederemo a noi stessi se i bambini siano capaci di odiare. La società Portoghese odia ed è in essa che i bambini crescono. L'odio contro le persone GLBT e non solo, specialmente la transfobia, e un serio problema sociale e si riproduce passando da una generazione all'altra. La preoccupazione è solo, e può solo essere, in merito alle misure per combattere e prevenire la discriminazione e le disuguaglianze nel loro insieme -nello specifico caso delle persone GLBT, riconoscendo la parità e la legittimazione sociale. Sì, questa volta il crimine è stato compiuto da persone "giovani". Ma le aggressioni transfobiche, omofobiche, che in Portogallo sono cresciute nell'ultimo paio di anni, non sono state commesse da persone giovani e la regola principale è stata il silenzio e la dimenticanza.
E il prossimo crimine? Dobbiamo aspettare un nuovo crimine di odio compiuto da un adulto per prendere una posizione? E per inasprire la legge (non in funzione dell'età) su crimini e discriminazione che hanno base sulla condizione sociale, salute, transfobia, omofobia eccetera? Per accrescere l'educazione sessuale contro i pregiudizi a scuola? Per affrontare la vita infernale che è il sistema di (non)protezione dei minorenni? Per investire in politiche di uguaglianza?
Panteras Rosa Movement – Fronte combattente contro l'omofobia
ªt – Associaziione Studio e difesa dei diritti all'identità di genere
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Abbiamo appena saputo che Gisberta, immigrata brasiliana, transessuale, positiva all'HIV, consumatrice di droga, prostituta e "senza tetto", è stata trovata morta il 22 febbraio in un palazzo abbandonato nella città di Oporto e che il crimine è stato confessato da un gruppo di 14 ragazzi in età compresa fra i 10 e i 16 anni, la maggioranza dei quali proveniente da una istituzione per la protezione dell'infanzia.
Siamo inoltre informati che:
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la vittima viveva in condizioni di salute molto fragli e che era frequentemente maltrattata dagli stessi ragazzi che l'hanno poi uccisa, con insulti e violenze;
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il giorno 19 febbraio, un gruppo di questi ragazzi sono entrati all'interno della costruzione abbandonata dove viveva Gisberta, che l'hanno legata, picchiata e assalita con estrema violenza, con calci e colpi inferti con bastoni e pietre. Questo gruppo ha anche confessato di avere oltraggiato il corpo di Gisberta inserendo dei bastoni nel suo ano, il cui corpo presentava gravi ferite e che fu abbandonata sulla scena.
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Ssul suo corpo vi erano anche i segni di sigarette spente sulla sua pelle.
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I giorni 20 e 21 febbraio, sono tornati sulla scena del delitto e hanno ripetuto le aggressioni.
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All'alba fra il 21 e il 22, l'hanno alla fine gettata in una buca cercando di nascondere il crimine.
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Ll'autopsia ha chiarito che era ancora viva fino a quando non è stata sommersa dall'acqua in fondo alla buca e ne ha provocato la morte per affogamento.
Questo caso è stato ampiamente diffuso dai media nei giorni 23 e 24 e trattato in modo errato. Mentre alcuni media portoghesi menzionavano l'assassinio di un "travestito", la maggioranza di essi citava solo le condizione di "senzatetto", o "senza tetto, prostituta e drogata".
Gisberta è stata anche chiamata, in quale media Gisberto, il suo nome (maschile) legale. In seguito a questa omissione, ed anche prima che i dettagli sull'assassinio o sull'identità e caratteristiche personali della vittima fossero conosciuti, molti giornali, nelle colonne degli opinionisti, hanno pubblicato articoli di "opinion maker" (già conosciuti in Portogallo per la loro opposizione ai diritti delle persone LGBT), sostenendo che questo non poteva essere considerato un "crimine d'odio" e che non era legittimo prendere in considerazione la transessualità di Gisberta, come motivazione del crimine. In genere, l'argomentazione per sostenere tale tesi si focalizzava sull'età molto giovane degli aggressori.
Sappiamo inoltre che Contemporaneamente a ciò accadeva, e ancora accade, che tutti i comunicati stampa delle Associazioni lgbt portoghesi fossero ignorati, incluse le "Pantere Rosa" e l'Associazione Transgender @t, che chiarivano la transessualità e l'identità della vittima, chiedendo misure legali e sociali contro le discriminazioni e di protezione contro i crimini d'odio motivati da identità di genere, orientamento sessuale, condizione sociale, stato di salute od origini razziali. Sebbene sia stata vagamente menzionata una veglia di solidarietà (un'iniziativa dei cittadini supportata dalle associazioni lgbt) avvenuta il 24 sera, ma - anche in questa circostanza - con i media che hanno ignorato le argomentazioni delle associazioni che chiedevano fosse citata la transessualità della vittima, così come il fatto che la discriminazione transfobica fosse una delle probabili motivazioni del crimine.
Ci è chiaro che evitando di prendere in considerazione "il crimine per odio", con l'argomentazione della giovane età degli aggressori, con l'eccezione di pochi politici che hanno espresso la loro persona opinione, nessun partito politico porgoghese ha emesso comunicati sul tema né ha condannato questo crimine. Dal Governo, l'unica reazione è venuta dal ministro responsabile alle istituzioni per i minori, che semplicemente ha dichiarato "la sensazione di shock", senza nessun'altra parola o commento e senza richiedere un'indagine alle istituzione su dove vivessero gli aggressori. Questi, con l'eccezione di un ragazzo sedicenne, gia penalmente perseguibile e che è ancora agli arresti preventivi, sono stati restituiti all'istituzione da cui provenivano e sono in un regime di "semi libertà". Non si conosce nessun'altra misura presa verso gli aggressori. Un supporto psicologico per i ragazzi che avevano 10 anni, ad esempio?
- Abbiamo notato che nessuna foto della vittima è stata pubblicata nella maggior parte dei giornali. I media e gli "opinion maker" hanno focalizzato l'attenzione sulla giovane età degli aggressori, e non sulla morte di una cittadina. Hanno dato voce alle insinuazioni del prete responsabile dell'istituzione per minori, che ha dichiarato che uno dei ragazzi dell'istituto subì abusi da un pedofilo, e che questo fatto doveva essere considerato una "circostanza attenuante". Queste dichiarazioni non hanno portato alla pubblicazione di nessuna delle reazioni che ci sono state. Contrariamente alla prassi corrente, i dati rivelati il 24 relativi alla tortura della vittima così come quelli relativi al fatto che Gisberta fosse ancora viva quando fu gettata nella buca, sono stati pubblicati soltanto da un quotidiano di Oporto. A soli quattro giorni dalla denuncia del crimine, il silenzio dei media è pressocché assoluto.
Verificato che è stato compiuto un terribile assassinio che configura tutti gli elementi per essere considerato un "crimine d'odio", verificato che la tendenziosa omissione della componente sessuale e transfobica del crimine, verificato un visibile tentativo di sminuire il crimine da parte dei "media" e della "politica", verificata l'omissione della componente di "odio" nella morte di una persona che accumulava in sé così tante ragioni di esclusione sociale, verificati i tentativi di far diventare colpevole la vittima ed il silenzio pubblico sul caso, vi scriviamo per esprimere:
- la nostra totale solidarietà alla vittima e agli attivisti portoghesi che stanno cercando di chiarire i fatti e onorare la memoria di Gisberta, e di richiedere misure di prevenzione e lotta contro le discriminazioni, senza l'esclusione una legislazione di protezione contro la discriminazione e la violenza transfobica, lesbofobica, omofobica e bifobica;
- la nostra richiesta di rispetto per le posizioni prese dagli attivisti e l'accoglimento effettivo delle misure che da costoro sono state considerate urgenti;
- la nostra totale incomprensione sul modo in cui i responsabili politici portoghesi e i media stiano affrontando il caso, ovvero con manipolazione dei fatti e l'assenza di adeguate risposte alla situazione descritta;
Una situazione che - se confermata - rappresenta un totale mancanza di rispetto per i più elementari diritti umani che non possono non essere che inaccettabili in un paese appartenente all'Unione Europea, del XXI secolo.
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Exm@s. Senhores/as:
Tomámos conhecimento que Gisberta, imigrante brasileira, transexual, seropositiva, toxicodependente, prostituta e sem-abrigo, foi encontrada morta a 22 de Fevereiro num edifício inacabado na cidade do Porto e que o crime foi confessado por um conjunto de 14 rapazes, entre os dez e os 16 anos, a maior parte deles provenientes de uma instituição de acolhimento de menores ligada à Igreja Católica.
Sabemos igualmente que a vítima mortal era frequentemente perseguida pelos rapazes, com insultos e agressões. Sabemos que segundo os relatos, a 19 de Fevereiro, um grupo destes rapazes entrou no edifício onde Gisberta pernoitava, amarrou-a, amordaçou-a e agrediu-a com extrema violência, a pontapé, com paus e pedras. Que o grupo igualmente terá introduzido paus no anús de Gisberta, que apresentava grandes escoriações nessa zona do corpo, a queimou com pontas de cigarro e abandonou-a no local. Que a 20 e 21 de Fevereiro, voltaram ao local e repetiram as agressões. Que na madrugada de 21 para 22 de Fevereiro, atiraram finalmente o corpo de Gisberta para o fosso, numa tentativa de ocultação do crime, e que a autópsia esclarecerá se então a vítima se encontrava ou não viva, embora o facto de o corpo não se encontrar a flutuar, mas sim submerso no fundo do poço, pareça indicar que esta faleceu por afogamento nesse momento.
Tudo indica que o caso foi amplamente divulgado pelos media portugueses nos dias 23 e 24 de Fevereiro, mas de forma errónea e tendenciosa. Enquanto parte da comunicação social nacional falava do assassinato de “um travesti”, boa parte destes referiu apenas a condição de “sem-abrigo” ou de “sem-abrigo, prostituta, toxicodependente” de Gisberta, referida também por parte da imprensa como Gisberto, o seu nome legal. Em consonância com esta omissão, desde logo, antes mesmo de serem conhecidos quaisquer pormenores sobre o crime ou sobre a própria identidade e características pessoais da vítima, inúmeros jornais deram eco a artigos de comentadores conhecidos pela sua oposição aos direitos LGBT em Portugal, sustentando que o caso não podia ser classificado como um “crime de ódio” e que não seria legítimo considerar qualquer possível relação com a transexualidade de Gisberta entre as motivações para o assassinato, tendo sido argumentação utilizada nesse sentido foi invariavelmente a idade menor da maioria dos confessos agressores.
Sabemos também que, simultaneamente, foram e continuam a ser ignorados pelos media os comunicados emitidos pelas associações lgbt, nomeadamente os comunicados do movimento Panteras Rosa e pela associação trans portuguesa (ªT.), esclarecendo a “transexualidade” e identidade da vítima e exigindo medidas legais e sociais de combate às discriminações e de protecção contra os crimes de ódio em função de identidade de género, orientação sexual, condição social, doença ou origem nacional, embora tenha sido superficialmente noticiada uma vigília de solidariedade com Gisberta apoiada pelas associações LGBT que teve lugar na noite de 24 de Fevereiro. Mas, mais uma vez, os media portugueses omitiram a argumentação das associações representadas no sentido de não se ocultar a transexualidade da vítima nem que a discriminação transfóbica pudesse estar entre as prováveis motivações para o crime.
É sabido também que, evitando falar em “crime de ódio” com o argumento da idade dos agressores, e com a excepção de poucos políticos que se expressaram individualmente, nenhum partido político português emitiu uma posição sobre o crime ou o condenou publicamente. Que, do governo português, a única reacção até ao momento veio do ministro responsável pelas instituições de menores que se limitou a declarar-se “chocado”, embora instaurando um inquérito à instituição que acolhia os menores. Que estes, à excepção de um rapaz de 16 anos já responsabilizável criminalmente e que se encontra em prisão preventiva, foram devolvidos à instituição e se encontram em regime de semi-liberdade sem que seja conhecida qualquer outra medida destinada aos confessos agressores.
Estranhamos, tal como as associações LGBT portuguesas, que a maioria dos jornais não tenha publicado nenhuma fotografia da Gisberta, de forma a atribuir publicamente, pelo menos, um rosto humano à vítima. Estranhamos que os media portugueses e os seus comentadores tenham concentrado o “choque” pelo crime apenas na idade dos agressores, e não tanto no resultado da morte de uma cidadã. Que tenham dado eco a insinuações do padre responsável pela instituição de menores, que chegou a afirmar publicamente que um rapaz da instituição estaria a ser “molestado” por um pedófilo, o que seria uma “circunstância atenuante”.
Estas declarações não levaram à publicação de qualquer declaração pública de indignação.
Estranhamos também que os dados revelados dia 24 sobre as sevícias sexuais sofridas pela vítima, bem como a possibilidade de esta se encontrar viva quando foi atirada ao fosso, apenas tenham sido publicados uma vez isolada por um jornal do Porto. Não compreendemos que, apenas quatro dias após ter sido denunciado o crime, haja um subito silêncio da quase generalidade dos media portugueses sobre este crime.
Perante um terrível assassinato que se configura como um muito provável crime de ódio, perante a omissão tendenciosa da componente sexual e transfóbica do mesmo, perante uma aparente tentativa mediática e política de desculpabilização do crime em si, de omissão da componente “ódio” na morte de uma pessoa que acumulava tantas exclusões sociais, perante tentativas de culpabilização da vítima e de “abafamento” público deste caso, vimos por esta via expressar
- a nossa total solidariedade com a vítima e com @s activistas portugueses que se encontram a tentar esclarecer os factos, a honrar a memória de Gisberta e a exigir medidas de prevenção e combate às discriminações, sem excluir legislação de protecção contra os crimes transfóbicos, lesbofóbicos, homo ou bi-fóbicos.
- A nossa exigência de respeito pelas posições defendidas por parte d@s mesm@s activistas, e de efectivação das medidas que estes têm vindo a defender como urgentes;
- A nossa total incompreensão para com o comportamento dos responsáveis políticos e dos media portugueses na gestão deste caso, para com a deturpação dos factos ocorridos e a ausência de respostas adequadas à gravidade da situação descrita. Uma situação de desrespeito pelos direitos humanos mais elementares, que não podemos qualificar apenas de inadmissível num país da União Europeia em pleno século XXI.
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We have just known that Gisberta, brasilian imigrant, transexual, HIV positive, drug user, sex worker and homeless, was found dead on the 22th of February in an unfinished building in the city of Oporto, and that the crime was confessed by a group of 14 boys, aged from 10 to 16 years old, most of them coming from a child protection institution.
We were also informed that the victim had a deeply fragile health condition, and she was frenquently chassed by these boys, with insults and harassment. That on the 19th, a group of this boys entered the unfinished and abandoned building where Gisberta was staying, tied her up, gagged and assaulted her with extreme violence, kicking her, and beating her up with sticks and stones. That the group also confessed to have introduced sticks in Gisberta's anus, whose body presented great injuries, and have abandoned her at the scene. That her body presents also cigarette burning marks. That on the 20th and 21st, they have returned to the scene and repeated the aggresions. That by dawn, from the 21st to 22nd, they finnally threw her to the pit, attempting to hide the crime. That the autopsy will clarify if she was still alive, since her body wasn't floating, yet submerged in the bottom of the pit, indicates that she died drowned.
This case was widely spread by the portuguese media on the 23rd and 24th in a biased and erroneous way. While some of the portuguese media mentioned the murder of a “tranvestite”, most of them mentioned only her “homeless”, or “homeless, sex worker, drug addict “ condition. Gisberta was, also in some media, called Gisberto, her (masculine)legal name. According with this omition, and even before any details about the murder or about the identity and personal caractheristics of the victim were knowed, many newspapers, in opinion columns, printed articles from opinion-makers (already knowed in Portugal for their personal oposition to LGBT rights), defendind that this couldn't be considered as a “hate crime”, and that it wouldn't be legitim to consider any connection with Gisberta's transexuality amoung the motivations to the crime. Usually, the arguments were around the under age of most agressors.
We have also known that at the same time were, and still are, being ignored by the media the press releases of the portuguese lgbt associations, including the Panteras Rosa and the trans association (@t), clarifying the “transexuality” and victims identity, demanding legal and social measures against discriminations and protection against hate crimes motivated by gender identity, sexual orientation, social condition, disease or national origin, though it was vaguelly mentioned a solidarity vigilance (a citizen's iniciative supported by the lbgt associations) in the 24th evening, but, once again, the media ignored the arguments of the associations, asking the transexuality of the victim to be mentioned, as well as the transphobic discrimination as one of probable crime motivations.
It becomes clear that, by avoiding mentioning “hate crime” with the argument of the under age of the agressors, with the exception of a few politicians that expressed their personal opinion, no portuguese political party as such took a stand nor condemned this crime. From the Government, the only reaction came from the minister responsable for this under age institutions, that simply stated “the feeling of shock”, without any more words or comments, and demanded an inquiry to the institution where the agressors were. These, with the exception of a 16 year boy, already criminaly responsable and who is alrealy in preventive inprisionment, were sent back to the institution and are in a semi-liberty regime. None other measure is known to be taken towards the agressors. Psicological support for the 10 year old boys, for example?
- We find odd that no photo of the victim was printed in most newspapers. The media and the opinion-makers focused the “shock” of the crime in the under age of the agressors, and not in the death of a citizen. They gave voice to insinuations of the responsable priest for the under age institution, that even said publicly that a boy from the institution was being “abused” by a pedophile, and this would be a “extenuating circumstance”. These declarations didn't lead to the publication of any reaction. Contrary to the current praxis, the data revealed on the 24th about the victim's sexual harassment, aswell the possibility of Gisberta being still alive when she was throwed at the pit, were only printed by an Oporto's newspaper. Only four days after the crime was denounced, a sudden media silence about it is almost absolut, and everything
Facing a terrible murder that configurates as a most likely hate crime, facing tendencious omitions of the sexual and transphobic component of the crime, facing an aparent mediatical and political attempt of devalorizing of the crime itself, facing the omition of the “hate” component in the death of a person that acumulated so many social exclusions, facing attempts to responsabilise the victim, and publicly silencing this case, we came this way to express:
- our complete solidarity with the victim and the portuguese activists that are trying to clear the facts and honour the memory of Gisberta, and demading prevention and combat measures against the discrimations, without excludind protective legistation against the transphobic, lesbophobic, homophobic and biphobic discrimination and violence;
- our demand of respect for the positions defended by the same activists and efectivation of the measures that they have been defending as urgent;
- our complete incomprehension of the way the portuguese political responsable and media are dealing with the crime, of the manipulation of the facts and the absence of adequate answers to the described situation.
- A situation that, being confirmed, represents a total desrespect for the most elementar humam rights, that cannot be qualified only as unnaceptable in a country of the European Union, XXI century.
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